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“La finanza etica e il pensiero sociale della Chiesa”, conferenza dell'Opera Pia a Molfetta sulla situazione economico-finanziaria
02 marzo 2012

MOLFETTA - L’attuale situazione economico-finanziaria pone molti interrogativi circa le scelte che la società, gli stati e le singole persone sono chiamate a fare in questo tempo di crisi e di passaggio epocale. Per dare risposte a questi interrogativi l’Opera Pia Monte di Pietà e ConfidenzeArciconfraternita del Santissimo Sacramento di Molfetta organizza sabato 10 marzo 2012, alle ore 19, presso l’Aula Magna del Seminario Vescovile una conferenza dal titolo «La finanza etica e il pensiero sociale della Chiesa».
All’incontro, che sarà presieduto dal Presidente del Sodalizio, Sergio de Ceglia, interverranno mons. Luigi Renna (nella foto), rettore del Pontificio Seminario Pugliese Pio XI e il prof. Michele Sarra, docente di Strategie Economico Finanziarie presso l’Università LUM Jean Monnet. Modererà il dott. Renato Martire.
 
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Da un articolo di “Venerdì” di Repubblica del 22 maggio 2009 di Andrea Tarquini. – Berlino. La Chiesa non può accettare il marxismo, eppure la realtà del mondo attuale mostra che, in alcuni punti chiave, analisi e deduzioni di Karl Marx restano o tornano attuali. Lo dice, e lo ha scritto in un libro un autorevole esponente della Conferenza episcopale tedesca monsignor Reinhard Marx, vescovo di Monaco e Freising, nell'ultraconservatrice Baviera. – Una leggera sintesi. - “Karl Marx è un avversario che merita molto rispetto. E' innegabile che molte delle cose che ha detto sulle disuguaglianze sociali nel XIX secolo erano giuste. Karl Marx pensava che il capitalismo sarebbe crollato a causa delle sue contraddizioni. Predisse che un capitalismo primitivo avrebbe potuto diventare un pericolo per il mondo. Oggi vediamo quanto aveva ragione. Non c'è alternativa all'esigenza di domare il capitalismo. Abbiamo bisogno anche di un ordine di principi mondiali, senza cui il capitalismo diverrà una forza distruttiva. L'idea della solidarietà è centrale nelle nostre società, se vogliamo mantenere il sistema che chiamiamo l'economia sociale del mercato. Al tempo stesso è doveroso dare a tutti la possibilità di andare avanti nella vita con certe sicurezze, di imparare a creare la propria vita con le proprie forze. Ciò nell'interesse comune della società. Marx ha analizzato il carattere di merce del lavoro e l'economicizzazione di ogni campo della vita. Ha intravisto nel nocciolo la globalizzazione del capitale, e ha anche capito che questo processo sarebbe potuto sfociare in una nuova qualità, che avrebbe potuto portare ingiustizie più grandi. E' molto importante avviare le necessarie riforme in modo rapido e al tempo stesso di lungo termine e sostenibile. E' necessario introdurre nuove regole nel mondo dell'economia e della finanza, in modo che speculazioni selvagge, rapacità e mancanza di scrupoli non siano più premiati. E dobbiamo tornare a riconoscerci nei valori e nelle virtù che da molto definiscono come deve comportarsi l'imprenditore o il commerciante per essere uomo degno di rispetto e di onore.”
Il significato dell'esistenza umana sta alle radici di ogni sistema filosofico: è una questione che ha sempre tormentato la mente dell'uomo, ha costituito un problema conturbante per molte generazioni passate, ed è divenuta una domanda vitale per la nostra generazione, per gli uomini dell'epoca attuale di radicali riforme sociali, della grande rivoluzione tecnologica, del lancio dell'uomo nello spazio e dell'incombente minaccia di una catastrofe nucleare. Ogni soluzione dell'enigma dell'esistenza umana richiede una determinata comprensione dell'uomo e delle sue caratteristiche umane. Massimo Gorki ebbe a dire: “La parola “uomo” suona orgogliosamente”; e la concezione marxista dell'umanesimo si fonda precisamente sulla realizzazione del più alto destino dell'uomo. Già nelle sue prime opere, come i “Manoscritti economici-filosofici” del 1884, Marx raccolse la teoria che la natura raggiunge la sua piena realizzazione soltanto nell'uomo e attraverso l'uomo. L'uomo non è soltanto una parte della natura; è la natura che raggiunge la sua massima perfezione; “la storia stessa è una parte reale della storia naturale, della umanizzazione della natura”. Pertanto, considerando il processo di sviluppo la scienza naturale comprenderà un giorno la scienza dell'uomo, il modo in cui l'uomo plasma la natura. Tuttavia, l'essenza della concezione marxista dei rapporti dell'uomo con la natura non può affatto venir ridotta all'autosviluppo della natura nell'uomo e attraverso l'uomo. L'uomo diventa uomo non per mezzo di forze esterne, ma attraverso l'auto-identità”, attraverso il modo di esistere. L'uomo non è generato dalla natura, ma da se stesso: “tutta la cosiddetta storia universale” ha scritto Marx “non è che la generazione dell'uomo dal lavoro umano, il divenire della natura per l'uomo……” Ma tracciò una netta distinzione tra il modo di vita umana e l'esistenza animale: anche gli animali creano qualcosa che non si trova già fatto in natura (i nidi, le tane ecc.) ma quanto essi producono differisce in maniera fondamentale dai prodotti umani. “L'animale – ha scritto Marx – forma cose soltanto secondo la misura e il bisogno della specie cui appartiene; mentre l'uomo sa produrre secondo la misura di ogni specie e dappertutto sa conferire all'oggetto la misura inerente, quindi l'uomo forma anche secondo le leggi della bellezza”.
Le esigenze etiche che non hanno certo provocato la Rivoluzione francese, ma le hanno conquistato l'adesione, non hanno avuto la possibilità di realizzarsi perché la repubblica democratica non ha portato alla trasformazione della natura umana giustamente preconizzata da Rousseau, o meglio alla sua ritrasformazione, al suo ritorno allo stato primitivo di coincidenza tra individui e uomo sociale. Non ha fatto altro che concedere all'individuo alcuni diritti: l'odioso egoismo umano, che è ciò che occorre superare, non viene eliminato per il fatto che l'eguaglianza sia stata conquistata al livello dello stato, teoricamente, sotto forma di “diritti” che sono stati concessi, ma non al livello della società civile, cioè praticamente. L'emancipazione politica non è un'emancipazione umana. I tre “stati” sono stati aboliti, ma ciò non ostante la rivoluzione non si è compiuta, come proclamano i borghesi e, con loro, Hegel. Altre differenzazioni, fondate sul criterio del denaro e dell'istruzione, si sviluppano “entro la società stessa, in cerchie mobili,, non fisse, il cui principio è l'arbitrio”. La borghesia “emancipa l'intera società, ma soltanto a condizione che tutta la società si trovi nella situazione di questa classe, cioè, per esempio, che possieda e possa acquisire a suo piacimento denaro e cultura”. La rivoluzione deve ancora avvenire. La lotta delle classi, che tutti gli autori borghesi ammettevano per quanto riguardava il passato, varrà ancora per l'avvenire? La lotta delle classi definite da un proprio statuto può avere termine. Ma la vittoria del terzo stato non è la vittoria dell'uomo. L'uomo egoista è rimasto là, i diritti dell'uomo sono diritti formali, lo stato opprime e la legge inganna, gli “statuti”, le “regole” cedono il posto alle classi fondate sul denaro. (tratto da.......)


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