La fidanzata di Joe di Lucia Sallustio, storia di donne e di immigrati
Joe è un emigrato italiano, partito dalla sua patria per trovare un lavoro e sfuggire alla povertà, padrona dell’intera penisola italiana dopo la Prima Guerra Mondiale. Era emigrato negli Stati uniti, prima in Montana e poi a san Francisco, dove incontrerà Lillybet, sua amante. Questa la bellissima storia del libro «La fi danzata di Joe» di Lucia Sallustio, docente di Storia e Letteratura inglese, anche esperta traduttrice per molte case editrici, presentato alla libreria Corto Maltese di Molfetta dall’artista e pittrice, nonché professoressa di Storia dell’arte, Daniela Calfapietro. Il romanzo descrive la storia delle due donne di Joe, Lillybeth, sua amante, e Teresa, sua moglie, costantemente presente anche se non visibile nella vita all’estero di Joe. Sono proprio le donne l’elemento portante di questo romanzo, perché parallele al personaggio, hanno sempre voce in capitolo e dirigono le direttrici spazio-temporali. Ma allo stesso tempo, si sofferma anche sulla vita diffi coltosa degli emigrati italiani. La Sallustio racconta della diffi denza nei confronti degli italiani, spesso accusati di crimini non commessi (riferimento Sacco e Vanzetti), della diffi coltà di molti immigrati senza suffi cienti soldi da inviare in Italia alle famiglie (molti di loro spesso si suicidavano). «Il romanzo stesso non è ispirato a nessuna storia - ha spiegato spiega la Sallustio - ma è nato da un risarcimento di storie mai colloquiate, storie che non ci siamo mai raccontati, ma che tutti abbiamo vissuto, storie che affi orano nell’età in cui devono essere raccontate, storie che bisogna raccontare che percorrono percorsi che ignoriamo. È una scrittura anteriore quella de «La fi danzata di Joe», perché il libro inizia con la fi ne, con un presente che si sviluppa come un analessi e con dei presenti paralleli. Il titolo del romanzo è stato ispirato da una foto che la Sallustio aveva trovato da bambina, in cui compariva una donna, la fi danzata del nonno Joe, come le aveva poi spiegato la nonna. Quel ricordo particolare ha creato i suoi personaggi, tra cui la stessa, Lillybeth, uno dei suoi personaggi preferiti, dalla vita molto travagliata, abbandonata da piccola, poi accolta in una comunità di donne, un postribolo vissuto da Lilly come risarcimento del suo dolore profondo e come solidarietà nata dalla solitudine. L’autrice descrive Lilly come una donna che non ama ciò che fa, ma che va avanti solo per completare il suo progetto di vita cui non vuole assolutamente rinunciare, ossia dare alla sua bambina una vita migliore, ma soprattutto una famiglia, ciò che non aveva mai avuto. Insomma, un romanzo che descrive le vicissitudini umane di quel tempo, che può essere d’insegnamento anche per la vita futura di un domani.