Recupero Password
La Diocesi di Molfetta celebra la giornata delle comunicazioni sociali
02 giugno 2011

MOLFETTA - Si celebra domenica 5 giugno 2011 la 45ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che quest'anno ha come tema: "Verità, annuncio e autenticità di vita nell'era digitale". Nel suo Messaggio il Papa pone alcune questioni di fondo che riguardano la profonda trasformazione culturale in atto, paragonabile come portata alla rivoluzione industriale, determinata dalla trasformazione non soltanto del modo di comunicare, ma della comunicazione stessa. "Sta nascendo un nuovo modo di apprendere e di pensare, con inedite opportunità di stabilire relazioni e di costruire comunione".
Proprio sul piano delle nuove relazioni si colloca la comunicazione digitale e "quell'arena digitale" creata dai social network, che conduce a nuove forme di relazione interpersonale e influisce sulla percezione di sè e degli altri. Le opportunità della comunicazione digitale sono straordinarie, anche per quanto riguarda l'impegno di evangelizzazione della Chiesa; ma non possiamo ignorarne i rischi. E il Papa nel messaggio pone allcune domande:  «Chi è "il mio prossimo" in questo nuovo mondo»? «Esiste il pericolo di essere meno presenti verso chi incontriamo nella nostra vita quotidiana ordinaria»?  «Esiste il rischio di essere più distratti, perchè la nostra attenzione è frammentata e assorta in un mondo "differente" rispetto a quello in vui viviamo»? Dunque la comunicazione digitale pone agli adulti, in primo luogo, una nuova sfida educativa nei confronti di noi stessi e delle nuove generazioni, soprattutto dei "nativi digitali" su cui riflettere.
Se ne parlerà durante l'incontro con il dott. Enzo Quarto, Giornalista RAI-Puglia, scrittore e poeta, direttore della Scuola di Comunicazioni Sociali "don Vito Marotta" di Bari e direttore regionale dell'Ufficio per le Comunicazioni Sociali, lunedì 6 giugno alle ore 19,30 presso il Seminario Vescovile di Molfetta. Sarà presente il Vescovo Mons. Luigi Martella.
L'incontro è particolarmente rivolto ai protagonisti della comunicazione, in primo luogo ai Giornalisti e agli Operatori della Comunicazione (cartacea e digitale) nonchè agli Educatori (Genitori, Docenti, Catechisti) chiamati ogni giorno alla responsabilità di comunicare nella verità e nell'autenticità. 

Nominativo
Email
Messaggio
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""
Nulla, in questi ultimi 30 anni, è cambiato come la comunicazione e han tanto cambiato la società nella quale si è diffusa. Nel 1975 i tempi di percorrenza in jet fra Roma e New York o fra Tokio e Los Angeles erano già quelli di adesso. La velocità media del traffico autostradale, è, in tutti i Paesi, diminuita. Nella sfera dei rapporti interpersonali, la “sexual revolution”, la secolarizzazione e la “liberazione femminile” avevano già prodotto i loro effetti. Persino in medicina i progressi sono stati importanti ma incrementali, non esponenziali o istantanei, come l'ottimismo ereditato dalla generazione precedente aveva fatto sperare. Se miliardi di persone comunicano fra loro istantaneamente, a costo minimo, scambiandosi notizie, opinioni, riferimenti come nel mondo dei “blog”, dei diari e dei giornali personali, se la banda larga comincia a sfondare il monopolio delle immagini video, non soltanto l'informazione, ma anche la mediazione culturale della politica barcolla. E dunque la ricerca del consenso politico, che attraverso i grandi media ufficiali riusciva a esprimersi e manifestarsi, si fa sempre più difficile e aleatoria. Una società iperinformata tende a essere una società confusa, e vulnerabile ai messaggi degli illusionisti che propongono false soluzioni facili a problemi difficili, suggeriscono il manicheismo il localismo, il tradizionalismo, la religione, come antidodi. Un gruppo di terroristi con i suoi blog nascosti nelle infinite grotte carsiche di Internet, può raggiungere più utenti della sussiegosa Cnn e indicare nel suicidio glorioso, l'uscita di ogni dilemma. Mentre gli strumenti e i canali di informazione si sono moltiplicati come i secchi e le scope dell'Apprendista Stregone, la nostra capacità di assorbirli ed elaborarli è rimasta la stessa. E questo il paradosso pericoloso dell'era delle “armi di informazione di massa”. E la tentazione è di aggrapparci al salvagente di chi propone interpretazioni semplicistiche e schematiche. Il massimo di democrazia informativa immediata mai raggiunto nella storia dell'umanità può dunque nascondere nel nocciolo il veleno della supersemplificazione razziale, religiosa o politica, dunque la premessa per nuove dittature e nuovi fondamentalismi.-
………..ma il mondo che la rete diffonde non è la REALTA' del mondo e tantomeno l'esperienza che se ne può fare, ma solo il FANTASMA del mondo, quando non la sua alterazione dovuta al fatto che il mondo reale si svolge ormai in funzione della sua “trasmissione”. Se infatti non c'è mondo al di là della sua descrizione, la telecomunicazione non è un MEZZO che rende pubblici dei fatti, ma la pubblicità che concede diventa il FINE per cui i fatti sono compiuti. L'informazione qui perde la sua innocenza, perché cessa di essere un RESOCONTO per tradursi in vera e propria COSTRUZIONE di fatti. E questo non solo nel senso che molti fatti non avrebbero rilevanza se la telecomunicazione non ne desse notizia, ma perché un enorme numero di azioni vengono compiute all'unico scopo di venire teletrasmesse. Oggi il mondo accade perché lo si comunica, e il mondo comunicato è l'unico che abitiamo. A questo punto la mia libertà consiste nella costrizione a partecipare a questo mondo, che non è un mondo di fatti poi comunicati, ma un mondo di fatti per essere comunicati. Tutto ciò che i sacerdoti del cyberspazio vendono sul registro innocente dell'informazione è in realtà il luogo eminente della costruzione del vero e del falso, non perché la telecomunicazione mente, ma perché niente viene fatto se non per essere telecomunicato. Se le nuove tecnologie, lungi dall'essere un indice di libertà come sostengono gli entusiasti fautori della rete, sono una “merce d'obbligo” o, come dicono gli americani, un “must”, la loro mancanza mette a repentaglio la partecipazione a quell'unico mondo a cui abbiamo accesso, che è poi il mondo della comunicazione. Se poi in questo mondo le azioni, le paroleche deve passare, i fatti accadono per nessun'altra finalità che non sia quella della loro diffusione per via digitale, allora non ci resta che tuffarci in questo spazio creato dalla tecnica riproduttiva che ci costringe a essere partecipi del mondo intero, o di ciò che deve passare per “mondo intero”, dove, come scrive Anders, “ci è dato tanto più da vedere quanto meno ci è consentito di “mettere in bocca”, in quella penosa condizione di voyeur dove, scandito dal ritmo della nostra bramosia di sapere, “brandelli di mondo si susseguono sul nostro schermo nella più assoluta ignoranza dei nessi”, che soli possono concedere una lettura comprensibile del mondo. Non dobbiamo dividerci tra fautori e denigratori delle nuo9ve tecnologie, ma tutti insieme divenire attenti osservatori, almeno per evitare che la storia, che noi abbiamo inventato, d'ora innanzi accada a nostra insaputa. ( -I miti del nostro tempo – Umberto Galimberti)


Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2024
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet