La cultura a Molfetta. Riflessioni di fine estate
MOLFETTA - Bisogna ammetterlo, non è stata un’estate molto viva per Molfetta, anzi sembra che la cultura in città stia vivendo uno dei momenti più neri degli ultimi anni. Era prevedibile che la presenza del commissario avrebbe impedito una programmazione culturale estiva, ma certamente anche l’associazionismo molfettese non sta vivendo un periodo così florido.
Gli eventi culturali degli ultimi mesi sono stati quelli delle poche associazioni attive presenti sul territorio e poi quelli privatissimi al porto, con teli e fari puntati per impedire a tutti di assistere. Paradossalmente, molta più cultura “dal basso” è stata espressa durante gli anni dell’amministrazione Azzollini, la cui proposta ha stimolato reazioni “spontanee” e autonome di soggettivazione e contro-cultura. Negli anni dell’amministrazione Natalicchio molte di quelle soggettività sono diventate parte integrante dell’esperienza amministrativa.
E’ necessario che la riappropriazione degli spazi pubblici e della cultura a Molfetta torni ad essere una posta in gioco politicamente importante per il futuro della città. Non può la città aspettare che l’amministratore dall’alto detti le norme della soggettivazione, e della produzione culturale. Da sempre, Molfetta ha espresso forme inedite di cultura e di responsabilizzazione, costringendo gli amministratori ad inseguire i movimenti dal basso, più che a determinarli. La società ha ecceduto i limiti del potere, spingendo in avanti la posta in gioco nell’amministrazione della città.
Nel frattempo, anche la festa patronale della Madonna dei Martiri ha subito un ulteriore colpo con un’ordinanza che si scaglia, in particolare, sulla sagra a mare. Il numero massimo di persone consentito a bordo dei pescherecci è stato ridotto drasticamente, mentre disciplina e rigore si sono abbattuti su un evento che fa dell’eccedenza e della vitalità i momenti fondamentali per una comunità che ritrova se stessa e la propria apertura al mondo, attraverso il mare. Nessun peschereccio ha partecipato alla sagra, e anche il numero di barchette era estremamente ridotto.
Forse è necessario ripartire da quel mare, che ha messo Molfetta al centro di incroci e contaminazioni e che ha fatto dell’apertura la cifra costitutiva della crescita e dello sviluppo, per ripensare il futuro della comunità. Il mare come apertura e come spazio dell’indefinibile, tutto da decidere e progettare nell’incontro e nel confronto. Con la voglia di scoprire, di inventare, di perdersi e di ritrovarsi.
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Autore: Giacomo Pisani