La crisi economica globale si ripercuote anche a Molfetta
Nella società del mercato globalizzato, il mondo occidentale ha toccato con mano una crisi di natura socio-economica, paragonabile solo alla grande depressione del 1929, alla grande bolla petrolifera degli anni ‘70, ed alla crisi finanziaria dei primi anni ‘90. Dal punto di vista politico ed economico il dibattito tra le parti, si esplicita sulla maturità della crisi in atto, c’è infatti chi sostiene che il peggio deve ancora arrivare, c’è chi si entusiasma per i timidi segnali di fine recessione. Volendo fare un cenno sulle cause che hanno determinato ciò, dobbiamo rifarci ai venti che spirano da lontano, ossia a quella crisi creditizia che i mercati finanziari americani hanno determinato grazie ai ripetuti default dei principali istituti di credito nazionali, causando una scarsa qualità del credito a famiglie e imprese. L’abnorme crescita del Pil nei grandi paesi in via di sviluppo, Cina, India, Brasile, Messico, Nord Africa, favoriti da processi di delocalizzazione selvaggia, (della serie chi è causa del suo mal pianga se stesso, vero Confindustria?), ha fatto sconfinare la crisi nel campo sociale, causando la perdita di molti posti di lavoro, soprattutto in un economia industriale, fondata sulla presenza di piccoli imprenditori in Italia, il cosiddetto esercito di partite Iva, che deboli nella propria forza creditizia, si sono visti abbandonare dal mondo bancario (Basilea 2), estremamente prudente nella concessione dei crediti alle piccole imprese. Ciò è accaduto nell’Italia dei distretti, quindi anche in quello della meccanica in cui Molfetta fa parte a pieno titolo, là dove c’è stata una selezione che gli esperti definiscono naturale. Non migliore è la situazione nella grande industria, dove la presenza degli ammortizzatori sociali ha permesso di attutire una situazione che si fa sempre più calda (vedi Termini Imerese, e la più vicina Bosch a Bari), sia dal punto di vista sociale che sindacale. L’attività primaria, l’agricoltura, ha scontato proprio da noi la concorrenza di prodotti provenienti dai suddetti Paesi, dove gli operatori, impreparati rispetto alla tecnologia, non hanno dimostrato un’attitudine a costruire quella filiera produttiva che consente di superare i distretti, e permette di affrontare con serenità le norme le norme bancarie di emanazione europea che verranno chieste in futuro per superare Basilea 2. Il commercio Italia, e nella nostra città in particolare, ha dato segnali contrastanti secondo i dati in nostro possesso (Fonte Findomestic – Prometeia), laddove si è verificato un aumento delle vendite di prodotti confezionati nella GDO (grande distribuzione), ed un forte calo delle vendite nel piccolo commercio di beni durevoli. Ma in una società modernamente organizzata la scommessa da vincere è determinata dalla voglia di essere forti e capaci nel settore dei servizi, che sia al servizio della pubblica amministrazione, che del privato cittadino, che delle aziende deve trovare la forza necessaria a far progredire i fruitori di turno, creando quel valore aggiunto che una moderna società si aspetta al fine di poter essere al passo dei tempi dettati da quel mercato globale che prima abbiamo richiamato.