La campagna elettorale nei bar di Molfetta di certi strani personaggi poveri di idee e argomenti, ma ricchi di odio e pettegolume
MOLFETTA – La politica a Molfetta in certi partiti e con certi candidati non si fa sui programmi, ma sui pettegolezzi da bar. Da sempre. Sono coloro che non hanno argomenti e la buttano sul personale e soprattutto sull’odio. Ha cominciato il vergognoso manifesto di alcuni esponenti del Pd del gruppo “Cambia verso”, che abbiamo denunciato per il livore dell’attacco personale e continuano essi stessi insieme ad altri nei loro incontri al bar a chiedere voti non sui programmi, ma solo contro l’amministrazione di centrosinistra e il sindaco Natalicchio.
Perfino un voltagabbana come Saverio Tammacco, che non ha fatto un solo comizio, non ha un’idea o una proposta che sia una, ma desidera solo occupare poltrone, ha dichiarato di non chiedere consensi per sé, ma per far cadere l’amministrazione che definisce comunista (ma i comunisti non stanno con Emiliano, che lui sostiene?).
E così tutti coloro che non hanno avuto prebende dal sindaco Natalicchio, non hanno potuto continuare i giochi illeciti del passato e che hanno trovato ostacoli nei loro interessi non proprio specchiati, stanno lavorando per la caduta della sindaca, inventandosi perfino vicende familiari di presunte separazioni, pur si apparire credibili. O ridicoli? Anche noi, in giro per la città, ci sentiamo chiedere la stessa cosa, anzi c’è chi non chiede, afferma: il 1° giugno la Natalicchio torna a casa.
Siamo stati i primi a sostenere che esiste un accordo fra alcuni nuovi dirigenti del Pd e il gruppo di centrodestra di Tammacco. Non solo non siamo stati smentiti, ma i vari De Nicolo, Annalisa Altomare e compagni lo hanno indirettamente confermato, col loro silenzio e la loro mancata presa di distanza da questa partecipazione al sostegno di Emiliano. E questo è bene che la città lo sappia, perché l’informazione deve fare chiarezza, soprattutto di fronte ai pettegolezzi, sport preferito da sempre in città e su alcuni giornali: è nel Dna dei molfettesi.
La stampa ha anche il compito di rivelare questi giochi sotterranei, poi sveleremo i retroscena e gli obiettivi di questa strana alleanza, destinata a portare Molfetta indietro (un film già visto) e a far tornare alla ribalta le lobby che hanno favorito il degrado della città, i poteri forti come li chiama il sindaco, che in realtà più che forti sono poteri degenerati, che sanno solo distruggere, perché incapaci di costruire, privilegiando l’interesse particolare rispetto a quello generale. Lo abbiamo denunciato tante volte in questi 20 anni e lo faremo ancora. Siamo scomodi da sempre, per questo abbiamo tanti nemici fra quelli a cui la democrazia e la verità non piace. Anche perché facciamo sempre nomi e cognomi.
Mentre scrivevamo questo articolo è apparsa su Facebook (ormai il dibattito politico sembra essersi spostato nei social network, moderna piazza del pettegolume e dello sfogatoio pubblico, come abbiamo più volte sostenuto) una nota della stessa Paola Natalicchio, proprio sullo stesso argomento.
Ecco quello che scrive il sindaco sul suo profilo privato: «Affrontiamo con chiarezza il tormentone del momento. Mi chiedete, in molti, tantissimi: "Ma è vero che dopo le elezioni regionali cade l'amministrazione?". Oppure "è vero che dopo le elezioni regionali devi cambiare mezza giunta?".
Prendo atto, da queste domande, che il 31 maggio per questa città sta diventando una data incredibile. Non si vota solo per le elezioni regionali, continua a ripetere qualcuno. Si danno i voti all'Amministrazione. Il candidato di Forza Italia convertito in Realtà Italia Saverio Tammacco dichiara al quotidiano "La Repubblica" che siamo un'amministrazione estremista e comunista e che ce ne dobbiamo andare a casa. Il futuro del centrosinistra è lui e chi, come lui, ha cambiato casacca dalla sera alla mattina per salire sul carro del futuro presidente della Regione.
Si è diffuso anche tra i sostenitori di alcuni altri candidati, in città, il gusto di fare una campagna elettorale che non parli delle elezioni regionali in corso, ma che sia una conta, una prova di forza muscolare, un referendum sulla nostra Amministrazione.
"Mandiamola a casa", dicono alcuni, nelle aziende, nei negozi, agli angoli delle strade quando danno un volantino.
"Noi sosteniamo l'amministrazione, ma il 2 giugno chiederemo il rimpasto o l'azzeramento della giunta e metteremo i 'nostri' assessori", dicono altri.
Questo sta creando un clima assurdo. Siamo anche arrivati alla fandonia, alla calunnia. "Si è separata dal marito e dopo il 2 giugno si dimetterà lei, arriverà il Commissario e poi torneremo a votare".
Bene, lasciatemelo dire, non pensavo. Non pensavo di dare così fastidio ai poteri forti di questa città. Non pensavo che una parte di Molfetta, quella che non sa stare lontana dalla gestione del potere per più di qualche mese, si stesse organizzando in modo così scientifico, forte e volgare per mandare a casa la nostra Amministrazione.
Non pensavo che con un colpo di mano politico si potesse decidere di anticipare di tre anni il destino di questa Amministrazione, che secondo i risultati del voto libero e democratico di due anni fa è in carica fino al 2018. Non pensavo che mentre lavoravamo duro e sodo, a testa bassa, per il bene di questa città, qualcuno - non avendo niente di meglio da fare - si fosse divertito a fare riunioni per organizzare scientificamente il ribaltamento della decisione del giugno 2013.
Lasciatemi dire che chi vuole buttare alle ortiche l'Amministrazione di Molfetta si sta prendendo una bella responsabilità. E sta dando uno spettacolo misero alla città che produce, che lavora, che fa fatica ogni giorno e ogni giorno riparte che non ne può più dei teatrini politici per occupare questa o quest'altra poltrona, che chiede stabilità, che pretende da noi amministratori e da noi politici la capacità di stare al servizio del pubblico e non lo scenario avvilente del poker perenne. In ogni caso mi preparo.
Mi preparo a un'ultima settimana di campagna elettorale piena di colpi sotto la cintura. Di bugie, falsità, cattiverie politiche e personali. E mi preparo anche al referendum. Chi vota Guglielmo Minervini vota Paola Natalicchio, si dice. E se Guglielmo non viene eletto "la mandiamo a casa". Bene.
Fatta salva la premessa che siete ridicoli, buon referendum a tutti. E ricordatevi che a differenza di molti di voi ho un mestiere, una vita privata, una schiena dritta e molta dignità.
Quindi nessun attaccamento alla poltrona.
Solo attaccamento alla maglia di Molfetta e alla città».
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