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“La bestia nel cuore”: una storia di donne, per guardarsi dentro Cristina Comencini, regista e scrittrice a Molfetta su iniziativa della Fidapa
15 giugno 2004

Dalla lettura di un trafiletto di giornale alla stesura di un romanzo. Così è nata l'opera “La Bestia nel Cuore” di Cristina Comencini (nella foto). Non solo regista, come suo padre Luigi Comencini, ma anche scrittrice di noti romanzi come “Passione di famiglia”, “Il cappotto del turco” e “Matrioska”. L'autrice è stata invitata dalla Fidapa (Federazione Italiana Donne Arti Professioni e Affari) nell'Auditorium San Domenico per presentare la sua ultima produzione. Ha egregiamente introdotto la professoressa Nicoletta de Palma, che ha fatto conoscere ai presenti Cristina Comencini essenzialmente come donna: “serena, sensibile, che non si nasconde dietro le apparenze e non ha paura di esprimere i sentimenti e le emozioni”, proprie ma anche delle donne protagoniste dei suoi romanzi, con grande sensibilità e delicatezza. Una storia di donne è anche la trama di questo suo ultimo libro, romanzo duro e forte, con squarci di tenerezza e malinconia. Complesso e appassionante, offre spunti e sollecitazioni, costringe a guardarsi dentro e a riflettere. Sabina, la protagonista, è serena e positiva: ha nella sua vita due punti di riferimento, il marito Franco e la sua migliore amica Emilia. Pur se gratificata dal suo lavoro di doppiatrice, scappa incinta in America, dal fratello. Entrambi fanno un cammino nella memoria, nel passato della loro famiglia borghese, insomma un viaggio catartico. La donna ritorna a casa, dal marito, decide di continuare la gravidanza e pare che tutto si ricomponga. Si intrecciano storie di forte amicizia, di omosessualità, di fragilità e di violenza. Ma l'intera opera, come afferma la stessa scrittrice, è un appello alla solidarietà, a togliere quelle corazze e quei muri che intralciano la comunicazione tra gli uomini, “a non tacere mai, a costo della vita, della reputazione, dello scandalo, del dolore”. Questa parte introduttiva è stata seguita da un intermezzo musicale, durante il quale il giovane, ma abilissimo Emanuele Petruzzella ha eseguito a pianoforte quattro brani dell'opera numero 4 di Prockofief (Reminiscenze- Slancio- Disperazione- Suggestione diabolica). La scelta dei pezzi musicali non è stata casuale. Come ha rilevato la stessa autrice, nei brani sono emersi gli stessi sentimenti che caratterizzano il romanzo: un alternarsi di emozioni, orrore, angoscia, paura e voglia di amare. Nonché si sprigiona quell'energia vitale e quell'idea di procreazione che ha sempre contraddistinto l'uomo, ma anche quella violenza e quella “bestia”, che spesso viene fuori e di cui la Comencini racconta nella sua opera. Tanti gli spunti e gli stimoli per una profonda riflessione e per un successivo dibattito, in cui scrittrice e uditorio hanno interagito. Il pubblico, molto interessato e coinvolto, ha utilizzato questa opportunità di confronto per rivolgere alla Comencini anche domande e curiosità riguardanti altre sue opere o film da lei girati. Il dibattito, che non si è limitato ad una semplice presentazione, ha affrontato problematiche della società odierna, dando grande spessore culturale all'incontro, così come da sempre avviene nelle attività della Fidapa. Gabriella Valente Maria Paola d'Amato Un'acuta analisi della società contemporanea Quasi un evento, per Molfetta, la presenza presso l'Auditorium San Domenico, della scrittrice e regista di larga fama Cristina Comencini, per presentare a cura della Fidapa il suo ultimo romanzo "La bestia nel cuore" pubblicato da Feltrinelli. Regista e sceneggiatrice di molti bei film, con cast di attori assai famosi, Margherita Buy, Mariangela Melato, Virna Lisi, Michele Placido, Laura Morante, tra cui spiccano “Va' dove ti porta il cuore" (1996), "Liberate i pesci" (2000); "Il più bel giorno della mia vita" (2002), ma anche autrice da '91 di "Le pagine strappate"; "Passione di famiglia" (1994); "Il cappotto del turco" (1997) e “Matrioska" (2002), in cui spesso descrive e analizza personalità femminili contrastate e dimidiate nel profondo in contesti familiari difficili e tormentati. Ha approfonditamente presentato il volume la socia Fidapa prof.ssa Nicoletta De Palma, che ne ha evidenziato i pregi narrativi e l'indagine psicologica di un intreccio e di una scrittura complessa, per niente facile, in alcuni punti sofferta per la necessità di esplorare nel profondo, per portarlo a livello di coscienza, il dramma inconscio, rimasto sotterraneo di figure forti e fragili insieme, quali i due protagonisti, i fratelli Sabina e Daniele. La relatrice è passata poi, per la necessità di rendere più chiari i riferimenti, a tratteggiare la vicenda che supera il dramma e si conclude con il ritrovamento di sè da parte di Sabina che si riconcilia con Franco e avventurosamente e drammaticamente riesce a dare alla luce il suo bambino. All'annuncio della prossima maternità Sabina infatti fugge in America per tentare di conciliare il suo presente con il passato, la memoria accecata dei suoi genitori e la significativa svolta della sua vita attraverso l'affetto e il rigore morale del fratello Daniele che non vede da anni. Ed è qui che, al contrario, scopre i fantasmi della violenza, dell'abuso e della connivenza che adombravano la sua famiglia, ne diventa consapevole e dolorante. Altri personaggi insoliti e significativi, carichi di dolorose esperienze e di umanità arricchiscono la narrazione: l'amica di giovinezza e di sempre poi divenuta cieca, Emilia, che sa e ricorda; la sua nuova lettrice Maria, reduce da un'esperienza familiare di tradimento e di solitudine. Come si comprende il racconto tiene insieme vari piani, narrando vari incontri, varie storie, come la lettura di pagine di un romanzo inserito, di cui è protagonista Clara, altra figura di donna tormentata, in fuga alla ricerca di sè, o l'avventura banale e momentanea della bionda e inconsistente Anita, ancora innamorata di Franco. Il romanzo ha pagine di acuta analisi della società contemporanea: molti aspetti ricordano i temi trattati nei film della Comencini: ambienti di famiglie allargate con i piccoli drammi quotidiani che qui assumono i caratteri della violenza fisica e psicologica, affrontando problematiche come la pederastia, l'handicap, l'omosessualità, ma con toni che non offendono, anche se avvincono il lettore. Del resto il suo cinema, che oscilla tra melodramma e commedia, è considerato "un cinema medio", che è una virtù in tempi così sguaiati, pur con salutari bordate contro i vizi nazionali, come il mammismo o il potere sempre maschile della cultura, nonché contro la televisione. Numerosi anche nel romanzo i riferimenti a film famosi e al la cinematografia: molti protagonisti sono doppiatori, come la stessa Sabina, attori, registi legati al mondo del cinema. Un personaggio singolare è il regista che compare nelle ultime pagine: egli se la spassa nella sua villa sul mare ma si vergogna dei film mediocri che ha prodotto e delle cosacce fatte per la televisione; è uno spirito critico, ricco di umanità e vorrebbe fare un altro film, un capolavoro. Conclude il suo sfogo con un'ultima esortazione rivolta a noi tutti: "C'è solo una cosa da fare, oggi come sempre, gli artisti sono gli unici ad averla capita: "Non tacere mai, a costo della vita, della reputazione, dello scandalo, del dolore". La regista ha avuto parole di compiacimento per l'atmosfera attenta e interessata che si poteva cogliere in sala, clima che ha notato in vari incontri che ha avuto al Sud, soprattutto in Puglia, regione che lei ama. Ha spiegato poi la genesi del romanzo che ha preso spunto da un fatto di cronaca da cui è partita per indagare fatti, personaggi e psicologie che ha arricchito con la fantasia e il supporto della propria esperienza esistenziale. Il pubblico le ha rivolto delle domande relative al suo interesse per i bambini, come del resto nei film del padre, il regista Luigi Comencini, particolarmente sensibile alle tematiche dell'infanzia: tale interesse trova risposta nella famiglia allargata in cui è sempre vissuta. Circa l'arretratezza culturale, purtroppo diffusa, a suo giudizio non va imputata al disinteresse della classe intellettuale o alla mancanza di occasioni, quanto ad una sorta di rassegnazione e mancanza di fiducia nelle proprie capacità che ancora allignano al Sud. Infine, rispondendo ad una richiesta di chiarificazione a proposito dell'insistenza sul tema della famiglia conflittuale, mentre non si riscontra, se non in trasparenza, un più aperto interesse per gli aspetti della politica internazionale dei nostri tempi che richiedono un cambio di dimensione storica e che purtroppo investono brutalmente la famiglia, la scrittrice ha inteso queste osservazioni come un garbato rimprovero ed un invito ad allargare oltre lo sguardo, vista anche la necessità di creare una simbiosi tra donna e politica. Vittoria Sallustio
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