L'opposizione di centrosinistra parte all'attacco
Archiviate le elezioni amministrative, nominati gli assessori e insediatosi il nuovo consiglio comunale, alla minoranza non è restato altro che calarsi nello scomodo ruolo dell'opposizione, ben conosciuto per alcuni, del tutto nuovo per chi, come Tommaso Minervini, solo fino a qualche mese fa era sul ponte di comando e guardava con un tantino di sufficienza a chi si provava a far le pulci ai suoi atti amministrativi.
Del resto la posizione dell'ex sindaco, la sua collocazione all'interno del centrosinistra uscito battuto dalle elezioni di maggio e la leadership di questo schieramento sono nodi tutti politici che, al di là dell'azione di controllo e di contrasto dell'amministrazione di Antonio Azzollini, la minoranza dovrà sciogliere se vuole riprogrammare il proprio futuro.
C'è da dire che i consiglieri di opposizione non si sono fatti spaventare dalla loro stessa esiguità e sono partiti lancia in resta, nell'aula Carnicella, ma anche convocando appositamente la stampa, denunciando, sanzionando, chiedendo correzioni di rotta.
L'incompatibilità
È in particolare il tema delle incompatibilità a scatenare le critiche maggiori.
La gamma delle presunte cause ostative all'espletamento del mandato amministrativo sarebbe vastissima. Innanzitutto quella tra la carica di sindaco e quella di senatore.
“L'incompatibilità è conclamata - ha sostenuto l'avv. Mino Salvemini, segretario locale dei Democratici di Sinistra, durante una conferenza stampa - c'è davvero poco da discutere. Ed è unanimemente riconosciuta dalla più autorevole dottrina giuridica oltre che da innumerevoli precedenti”.
Per Tommaso Minervini “esiste anche un'incompatibilità sostanziale tra due cariche di questo rilievo: è impossibile svolgere efficacemente entrambe visto quanto sia assorbente il ruolo di primo cittadino, come ho avuto modo di sperimentare in prima persona”.
Presto partirà un'informativa ufficiale indirizzata alla Giunta per le elezioni del Senato per richiedere un celere pronunciamento a riguardo.
Ma la lista delle incompatibilità non si esaurisce qui.
Ce ne sarebbe infatti un'altra per Lillino Di Gioia che impedirebbe ad Antonio Azzollini di rivestire la fascia tricolore: “Il Testo Unico degli Enti locali, all'art. 61, secondo comma, indica chiaramente come causa di incompatibilità il fatto che il sindaco sia parente o affine di chi sia appaltatore di servizi del Comune. Ebbene, come noto il fratello del senatore Azzollini siede nel consiglio di amministrazione della Banca Antonveneta che è appaltatrice del servizio di Tesoreria per il nostro Ente, fattispecie che rientra evidentemente nelle cause di incompatibilità previste dalla legge”.
L'opposizione indica anche alcune anomalie che interesserebbero due assessori. Carmela Minuto (Udc), il cui marito Luigi Panunzio (già consigliere e assessore comunale) è dirigente capo del settore Economico e Finanziario e questo crea inevitabilmente un conflitto di interessi, così come è risaputo che esiste un contenzioso tra un membro della famiglia Minuto e il Comune per la gestione dei campi di calcetto comunali. Ma anche il marito dell'assessore Anna Maria Brattoli (AN)determinerebbe qualche problema, in quanto partecipa ad una gara di appalto indetta proprio dal medesimo assessorato per il trasporto dei disabili.
Su tali questioni i consiglieri di opposizione minacciano di dare battaglia sia in consiglio comunale sia ricorrendo a tutti gli strumenti che la legge mette loro a disposizione, con esposti e segnalazioni agli organi di vigilanza.
L'inconsistenza delle dichiarazioni programmatiche
Ma l'attacco ai primi atti della nuova amministrazione va oltre queste questioni di forma.
L'opposizione stronca le dichiarazioni programmatiche fatte dal sindaco nel primo consiglio comunale, quelle con cui ha presentato il suo progetto alla città. “Tanto misere, vaghe e generiche che – ha dichiarato Nino Sallustio – il sindaco non le ha neppure lette, preferendo parlare di cultura cristiana, argomento che fa parte del patrimonio valoriale di ciascuno e che non andrebbe spiattellato in maniera strumentale in Consiglio Comunale”.
Deve essere chiaro di “che l'opposizione si pone come alternativa – ha affermato Lillino Di Gioia – a questa amministrazione, sotto tutti i punti di vista, candidandosi così ad essere il riferimento politico a chi non si riconosce in questo sindaco”.
Un'opposizione che vuole mettere assieme le sue risorse, coinvolgendo la città, vigilare, fare le sue proposte, come quella per l'adozione del Piano strategico o del Piano dei servizi per i nuovi quartieri che stanno sorgendo, chiedendo il rispetto delle regole, mettendosi complessivamente al servizio degli interessi di Molfetta.
Anche per essere pronta a quello che potrebbe accadere, qualora fosse dimostrata l'incompatibilità fra la carica di sindaco e quella di senatore e si dovesse rivotare a breve.
Le incomprensioni da superare
Ma per fra tutto questo bisogna superare le fratture che la campagna elettorale ha evidenziato, se non addirittura approfondito.
I consiglieri di minoranza hanno fatto sfoggio di buona volontà. “Le incomprensioni del passato devono essere messe alle spalle”. Dichiarazione perentoria del segretario diessino, Mino Salvemini, durante una conferenza stampa. “Occorre avviare un dibattito serrato all'interno della nostra coalizione – ha proseguito Salvemini – che porti a chiudere definitivamente una ferita dovuta sia a ragioni politiche ma anche, evidentemente, ad alcuni misunderstanding di carattere personale che hanno creato dei fossati. È evidente che occorre lavorare per rinsaldare tutto il centrosinistra nelle sue varie anime arrivando al più presto ad uno sbocco unitario”.
Un passaggio politico assai significativo, questo, subito raccolto e rilanciato da Tommaso Minervini: “Il dato elettorale ha dimostrato che esiste una maggioranza di cittadini che non si riconosce nel centrodestra così com'è e che quindi non si riconosce nella coalizione che, per un fatto tecnico, ha vinto le elezioni. Ma se questo accade è perché il centrosinistra non è riuscito a dare, per sue responsabilità, una rappresentanza a questa maggioranza di cittadini. È indispensabile avviare un dibattito che sia il più aperto e condiviso possibile, che vada oltre le segreterie di partito ed interessi tutte le anime del riformismo presenti in questa città. Questa necessità io ho voluto indicare con le mie scelte politiche e personali, a partire dalla crisi amministrativa apertasi nell'ottobre dello scorso anno”.
Su un altro fronte, sempre nell'ambito del centrosinistra, va avanti, anche se a piccoli passi, il processo di costituzione a Molfetta del Partito Democratico. Se ne è discusso anche all'interno di un dibattito della Festa dell'Unità, in cui è stata espressa fiducia sul fatto che ad esso si arriverà, soprattutto se si sarà capaci di avviare un processo dal basso e di aprire un confronto serio e davvero partecipato.
Insomma il centrosinistra, dopo la sconfitta elettorale dello scorso mese di giugno, è già pronto a rimboccarsi le maniche ed a guardare in avanti con fiducia. Nella speranza che tanto basti.