L'omaggio al nostro mare di Isabella Cirilli
Mentre leggevo questo libro di Isabella Cirilli, maestra elementare in pensione, per una strana associazione, mi sono ricordato di quanto mi capita spesso in biblioteca. Ci sono, infatti, dei giorni nei quali, ad un tratto, sento il bisogno di leggere non “un” libro particolare, o “un” autore particolare. Piuttosto è l’argomento, la materia, il soggetto in generale che mi frulla nel pensiero e che mi chiede quasi di andarlo a trovare lì dove giace insieme a tanti altri compagni cartacei (per quanti anni ancora, non è dato saperlo). In questa ricerca non vi è, in genere, continuità, una preferenza consolidata, una propedeutica ad una ricerca scritta: sono stimoli erranti che vengono dall’inconscio, da un sogno, o semplicemente dal caso. Vanno e vengono senza alcun senso. E così capita che un giorno individuo quanto è disponibile sulla politica anticristiana dell’imperatore Giuliano, un altro raccolgo notizie sul ruolo di Togliatti sul massacro degli anarchici nella Barcellona del 1937, un altro ancora scopro (ma già lo sospettavo), che gli americani sapevano benissimo che i giapponesi stavano per assalire la flotta a Pearl Harbour. Mi auguro che si tratti soltanto di una banale ed innocua deformazione professionale. Il bibliotecario, infatti, ha il privilegio (o la condanna), di lavorare per anni ed anni in un luogo dove verità e menzogna, orrori e passioni, diavoli e santi sono inestricabilmente uniti in oscena contiguità, ed a volte, ciò può dargli qualche problema, diciamo così, di orientamento mentale. Ora, il volume di Isabella Cirilli, ha un protagonista prepotente, pervasivo, che si insinua in ogni pagina, rimandando alle precedenti e alle seguenti, con una sola inesauribile e multiforme logica: questo protagonista è il mare. Il mare dei nostri pesci e delle nostre succulente ricette, quello dell’epopea infinita dei nostri naviganti, quello della letteratura colta e della saggezza popolare del dialetto, quello infine che anche nei lutti e dolori che cagiona, trova la fede consolatrice dei credenti o la saggezza stoica dei laici. Perché il mare, questo mi sembra essere il messaggio che l’autrice vuol trasmetterci, non è buono e nemmeno crudele: è un elemento naturale che milioni di uomini hanno dovuto solcare per sopravvivere, misurando ad ogni tempesta il loro coraggio, e sapendo bene che con lui è impossibile barare. Ecco allora che forse si spiega il richiamo al mio lavoro. Come una biblioteca racchiude una sorta di Babele del pensiero, metafora dell’inanità di ogni qualsiasi approdo definitivo del sapere, così l’oceano dell’autrice la involve in mille vortici nei quali ella stessa un poco si spaura. Questo volume della signora Cirilli, che si avvale di una densa Presentazione del prof. Marco Ignazio de Santis, va letto e conservato come una sorta di piccola e preziosa enciclopedia della nostra marineria, ed è sicuramente il frutto di un lungo e faticoso lavoro di ricerca ed elaborazione. Di questo dobbiamo darle atto e ringraziarla. Veramente bella è, infine, la dedica ai figli, che esorta a vivere nel segno “dell’amore, del perdono, e della pace”. La copertina, degna di cornice, è opera di Pino Spadavecchia, figlio dell’autrice.