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L'informazione locale
15 marzo 2001

Egregio Direttore, le scrivo per chiedere un suo autorevole parere su un tema che presumo sia a lei molto caro e cioè la comunicazione. Mi riferisco in particolar modo alla comunicazione televisiva locale, ridotta davvero in condizioni che oserei definire pietose in quanto utilizzata ad "intermittenza" e cioè solo ogni due-tre anni in occasione delle sempre più frequenti campagne elettorali (di qualunque genere esse siano), per dare spazio ora a questo ora a quel politicante in cerca di gloria. Credo vi sia una grave mancanza di programmazione da parte dei proprietari di tali emittenti, e questo determina il fatto che a Molfetta manchi una rete televisiva seria e di qualità mentre quasi tutte le città limitrofe ce l'hanno. Nel ringraziarla per lo spazio che mi vorrà accordare, la saluto cordialmente Luigi Sancilio Gentile Sig. Sancilio, avevo nel cassetto dal numero scorso la sua lettera che non avrei voluto pubblicare per evitare polemiche inutili, soprattutto da parte di chi opera nel settore dell’informazione stampata e radiotelevisiva con molta superficialità e poca professionalità e cerca solo l’occasione dello scontro per dimostrare di esistere. Poi ho cambiato idea spinto da quello spirito di libertà che mi ha sempre contraddistinto, e che non può essere messo in discussione e per il quale ho pagato prezzi alti, temendo che la mia decisione potesse essere considerata da lei come intervento censorio. Dato che in oltre 30 anni di mestiere non ho mai censurato nessuno (tranne insulti e malafede), nemmeno chi mi criticava, ho deciso di pubblicarla. E poi la verità va sempre detta, a qualunque costo: è un principio a cui mi sono sempre attenuto. Lei dice, forse provocatoriamente, che il tema dell’informazione locale è a me caro. E’ così, perché da anni, inutilmente, spero che la comunicazione locale possa assumere i caratteri della professionalità e della correttezza: lo insegno nei vari corsi di giornalismo che tengo periodicamente e lo dico anche ai giovani redattori e collaboratori di “Quindici”. Lei mi chiede un parere. Su questo argomento il mio pensiero è noto da tempo ed espresso più volte su questo giornale: ritengo che ci sia poca professionalità e poca onestà. Non parlo di obiettività, perché quella esiste solo sulla Gazzetta Ufficiale, ma di onestà e di rispetto degli altri, senza indulgere nel pettegolezzo o nell’offesa degli avversari (si offendono perfino i colleghi) e alla partigianeria. Si può anche avere un’opinione politica, purché la si dichiari e si dia spazio anche all’informazione complessiva, anche quella degli avversati. Sotto la testata dell’autorevole giornale “Time” c’è scritto: “The fact are sacred, comment free”, (i fatti sono sacri, il commento è libero). Ma giornali e tv spesso confondono volutamente le due cose. Si è arrivati perfino a dare solo le notizie che convengono e che sono utili a demonizzare l’avversario e non quelle a lui favorevoli. Si fa così perfino con le sentenze della magistratura, pubblicando quelle contrarie ai concorrenti (considerati a torto come avversari: questa gente non conosce nemmeno il fair play) facendole passare per definitive e mettendo cornici e diffamando gratuitamente, mentre vengono ignorate quelle favorevoli. Questo non è giornalismo, purtroppo, è spazzatura. Manca l’informazione di qualità (con qualche eccezione, nella quale ci consenta di riconoscerci), perché si preferisce risparmiare, affidandosi a giovani volenterosi da pagare poco: non ci si può poi lamentare dei risultati. A Molfetta nel settore televisivo, purtroppo, non è mai stato fatto un investimento serio. Le tv servono solo per le campagne elettorali di una parte o dell’altra. Credo, comunque, caro amico, che di questi tempi di verità parziali ne sentiremo tante, soprattutto col berlusconismo imperante che dalla politica (notorio palcoscenico di bugie) si vanno, purtroppo, estendendo alla società. Sono pessimista? Forse. Ma lo scenario che si profila non è dei migliori.
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