L'Azione cattolica diocesana sulle prossime elezioni politiche e amministrative
MOLFETTA - L'Azione Cattolica diocesana, nell'imminenza delle prossime tornate elettorali, amministrative e politiche, ribadisce la propria adesione ai principi ispiratori della Dottrina Sociale della Chiesa, che costituiscono da sempre le linee guida delle aggregazioni laicali nel pensare la politica come ambito di impegno e di partecipazione alla costruzione del Bene Comune.
«In quanto cristiani – dice un comunicato dell'Ac - , seguendo la propria e specifica vocazione alla laicità e all'indole secolare, in ragione della quale le cose del mondo sono interessanti (cfr. Y. Congar), gli aderenti all'AC sentono il dovere di ribadire che la politica è una forma di carità al servizio dell'uomo e del cittadino. Ne consegue l'acquisizione di specifiche competenze e puntuali conoscenze delle esigenze reali della gente, tese a favorire e promuovere il bene sociale e lo sviluppo del paese, rifuggendo da logiche qualunquiste e da giudizi massificati e sommari della non politica, dell'indifferenza, della non partecipazione, dell'interesse individuale e/o oligarchico.
Convinti che le istituzioni democratiche possano essere valorizzate dall'impegno morale, dalla responsabilità e dalla passione civile, riteniamo che il fine ultimo di ogni azione di gestione della cosa pubblica, sostenuta dalla molteplice e svariata azione politica, economica, sociale, legislativa, amministrativa e culturale, è il valore “alto” della persona e di tutto ciò che ad essa fa riferimento: il godimento dei diritti fondamentali, la promozione della giustizia, l'autentico sviluppo economicosociale, la pace, la sacralità della vita, la solidarietà, il rispetto dell'ambiente e l'uso sostenibile delle risorse naturali, la valorizzazione della famiglia, l'emergenza educativa.
È, infine, precisa convinzione considerare la politica come solidarietà all'uomo comune, alle classi meno abbienti ed emarginate e come lotta alle povertà vecchie e nuove, nel rispetto dei principi costituzionali di uguaglianza e libertà che spingono le istituzioni a rimuovere quei fattori ostativi che impediscano il “pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese” (art. 3 Costituzione)».