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Iprite, preoccupati anche gli abitanti di Terlizzi che frequentano le piagge di Molfetta Venerdì 27 maggio conferenza sul tema: “Un mare di veleni. Residuati bellici nell'Adriatico”
23 maggio 2011

MOLFETTA - Abbiamo anticipato nel nuovo numero di “Quindici”, disponibile da qualche giorno in edicola, la preoccupazione che ha destato anche nei cittadini terlizzesi la scoperta della presenza di fusti di iprite nelle acque molfettesi, che stanno sprigionando in mare, in misura sempre maggiore visto il loro stato di consumazione, la sostanza tossica. Essa è all’origine dell’ “inquinamento e avvelenamento della flora e della fauna marittima, della distruzione della vita nei fondali interessati, di danni genetici, di malattie degenerative e della morte delle specie viventi”. Moltissimi sono stati gli incidenti che l’iprite ha causato negli ultimi tempi sulla salute di bagnanti e pescatori, l’ultimo ha coinvolto lo scorso anno un giovane pescatore molfettese, ustionato all’occhio durante una battuta di pesca.

Nel numero di maggio della rivista “Quindici” in edicola abbiamo intervistato Vincenza De Nicolo, terlizzese, Presidente dell’Associazione “La Torre del Tempo”, che ha potuto apprendere per la prima volta l’esistenza del problema lo scorso 9 aprile, durante il seminario di studi sull’iprite organizzato dall’Accademia Europea di Formazione per la Tutela dell’Ambiente, la Sicurezza e la Protezione Civile “Karol Wojtyla”.
Vincenza De Nicolo rifletteva, nell’intervista, sul fatto che il problema investe necessariamente anche la città di Terlizzi, in quanto la maggior parte dei suoi abitanti, in estate, affolla le spiagge molfettesi.
Sull’argomento, l’associazione culturale e scacchistica “La torre del tempo”, col patrocinio del Comune di Terlizzi, organizza la conferenza “Un mare di veleni. Residuati bellici nell’Adriatico”, venerdì 27 maggio alle ore 19, presso il Salone “de Paù”- Biblioteca comunale di Terlizzi.
A seguito della proiezione del filmato N.A.T.O. “Red Cod”, interverranno la stessa Vincenza De Nicolo (Presidente dell’Associazione “La Torre del Tempo”, già intervistata da “Quindici” nel nuovo numero in edicola), Gabriella de Leo (Assessore all’Ambiente), Vitantonio Tedesco (Presidente coop. “Piccola Pesca”-Molfetta), Giovanna de Leo (avvocato, Presidente del Circolo di Legambiente di Terlizzi); relazionerà Guglielmo Facchini, medico e ricercatore. A moderare Michele Marolla, caporedattore de “La Gazzetta del Mezzogiorno”.
La speranza è che le istituzioni possano questa volta confrontarsi con i problemi che affliggono il territorio, visto che già alla conferenza di Molfetta l’assenza più importante fu quella dell’Assessore regionale Guglielmo Minervini, di cui era stata annunciata la partecipazione.
I problemi del nostro territorio, infatti, sono i problemi di chi ci abita, tacere la loro importanza significa negare una parte di noi stessi, quella che si prolunga nell’ambiente circostante per vivere, per esserci. Distruggere l’ambiente è annullare la nostra stessa esistenza, di cui il territorio circostante è parte integrante, elemento costitutivo, spazio vitale.
 
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Autore: Giacomo Pisani
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A parere di esperti del settore, si continua a fare confusione. Una cosa è liberare delfini, tartarughe e altre specie marine per la salvaguardia delle stesse evitando così un repentino rischio di estinzione già in atto, altra cosa è la condizione del mare, del mare tutto non solo locale. L'inquinamento la distruzione degli ecosistemi marini non è un problema locale, ma globale. Certamente è da considerare quelli che sono i comportamenti incivili degli abitanti del luogo, nonché anche dalla mancanza o di errati emendamenti amministrativi. Localmente si possono solo creare piccoli spazi marini a salvaguardare piccoli tratti costieri, e proteggere le spiagge almeno nei mesi estivi, creando anche piccole oasi di conservazione faunistica. Non dimentichiamo poi, il business turistico, commerciale e di sussistenza vitale per migliaia e milioni di operatori economici, posti di lavoro, ecc.. - GAIA 1970 – Oggi i mari sono un vero e proprio “pozzo nero” in cui confluiscono con continuità enormi quantità di fanghi e minerali provenienti dalla terraferma. Noi stiamo chiedendo al mare di accettare anche quantità sempre crescenti di materiali generati dall'uomo, dagli scarichi delle fognature a quelli industriali e agricoli, tutti quanti ricchi di sostanze chimiche contaminanti. Per non parlare delle scorie radioattive: dilavamenti agricoli, industrie, reattori nucleari, raffinerie di petrolio, insomma un inquinamento globale. Le perdite di petrolio dalle navi trovano molta eco sulla stampa, ma rappresentano solo una frazione dell'inquinamento che ha invece origine in mare. Ancora più intenso è lo scarico di scorie in mare aperto. Il Mediterraneo è quasi ridotto a una fogna. Molte leggi, Accordi e Convenzioni sono stati fatti per la salvaguardia del mare, molte volte “spezzate“ per l'industrializzazione e lo sviluppo selvaggio solo per il profitto, facile e rapido guadagno e la riluttanza dei paesi industrializzati a dividere la propria tecnologia mineraria oceanica con le nazioni in via di sviluppo. Un'altra domanda sorge spontanea: QUALE FUTURO CI ATTENDE?



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