Ipermercato: non tutti i mostri vengono per nuocere
DIBATTITO - Le ragioni del sì
di Cosimo de Gioia
La sensazione è che quando si evoca l’immagine di quel presunto “mostro” chiamato “ipermercato”, qualcuno - a mio avviso arroccato dietro convincimenti faziosi dal sapore lobbistico o ostaggio di pregiudizi ideologici - manchi di obiettività e soffra di miopia.
Mi spiego. Alzi la mano chi negli ultimi tempi non abbia ricevuto a casa almeno uno di quei volantini, simil rivista, che pubblicizza le offerte del supermercato sotto casa o di quello così tanto decantato di nuova apertura. Nessuna delle maggiori catene commerciali è mancata a questo dèfilè di carta. Si sta combattendo una guerra all’ultimo cliente.
Bene. La gente fa la caccia all’offerta, alla salute della concorrenza, e nessuno fiata. D’altra parte non ci sarebbe alcun motivo per remare contro.
Ma, togliete un “super” (da “supermercato”) e sostituitelo con un “iper” e quel qualcuno fa spuntare il famigerato mostro che ammazza i piccoli commercianti; che con prezzi falsi inganna la gente segregandola fra scaffali che vendono veleno; che sequestra centinaia di lavoratori e li schiavizza fino alla fame. Oh, che paura!
Che fantasia!
Comunque prendendo a prestito questo modo distorto di vedere la realtà, si dovrebbe dire che i supermercati stanno all’ipermercato come tanti piccoli mostri stanno a un grande mostro. Invece no: il mostro è solo uno. E voilà la struttura Auchan-Rinascente che sembrava dovesse finalmente approdare nella nostra città, è finita nella rete delle carte bollate partorite dalla Confesercenti (anche se già si parla del superamento di tali difficoltà e della possibile apertura prevista per dicembre del 2001). Ed ecco dimostrata la mancanza di obiettività.
La seconda sensazione è che con questa mentalità c’è il rischio di farsi scippare una grossa opportunità. E qui veniamo alla miopia. Tre motivi per spiegare il perché.
Primo motivo. E’ la gente che vuole questi grandi centri commerciali. In maniera più chic si potrebbe usare la parola “mercato”: esiste un’offerta laddove c’è una domanda. E se c’è domanda di ipermercati è perché i consumatori abbracciano l’idea di sistemi di vendita a libero servizio, con vastissimi assortimenti di prodotti (tranquilli, sono gli stessi che si trovano in altri negozi) e prezzi certamente più convenienti. Poi si può fare shopping nelle gallerie commerciali e magari passare la serata in un cinema multisala. Perché dire di no a tutto questo?
Secondo. Nella nostra città non sarà l’ipermercato ad uccidere il piccolo dettaglio. Questo, nel settore “food” (l’alimentare), già da tempo ha perso la sua battaglia contro quelle strutture commerciali più evolute quali proprio i normali supermercati. L’ortofrutta e l’ittico si difendono ancora bene ma per il resto dove sono le “botteghe”? Chi resiste fa leva sul servizio a domicilio, sul credito, su un rapporto personale di fiducia e su uno stile tradizionale di fare spesa.
Per il comparto “no food” l’eventuale arrivo di un ipermercato rappresenterebbe una sfida piuttosto che una minaccia. Con la concorrenza finiscono le posizioni di rendita e la competitività bisogna guadagnarsela sul campo. E allora via con l’ “ipermercato all’aperto” in centro e le neonate isole pedonali a fare da contenitore di manifestazioni d’intrattenimento per calamitare clienti; via alle campagne pubblicitarie in comune; via all’associazionismo e ai gruppi di acquisto per un maggiore potere contrattuale verso i fornitori (e quindi meno costi); via all’ampliamento degli assortimenti; via alle promozioni tese a fidelizzare i clienti; via alle vetrine su Internet in un sito dedicato al commercio locale; via alle aperture festive e allo stiramento degli orari; via alla vendita a libero servizio; via all’affiliazione in franchising. Creatività, dinamismo, efficienza, innovazione: queste le parole d’ordine per crescere e non essere estromessi dalla grande dstribuzione.
Il terzo e ultimo motivo non è meno rilevante. L’Auchan-Rinascente a Molfetta si tradurrebbe in 500-600 nuovi posti di lavoro. Una parte di questi sarà lavoro flessibile, è vero, ma sono tanti i giovani che farebbero i salti di gioia anche per un lavoro part-time. L’ipermercato, inoltre, farebbe concorrenza all’Ipercoop di Andria e ai negozi di Bari, già lidi commerciali di tanti molfettesi, oltre a portare consumatori anche in città Esso, infine, produrrebbe un non trascurabile gettito fiscale per le casse comunali.
Cos’altro dire. L’ipermercato: un mostro? Però, mica male per essere semplicemente un mostro.