Io, medico. Storie di ordinaria sanità. Tanta gente a Molfetta alla presentazione del libro del dr. Felice Spaccavento
Il dr. Felice Spaccavento durante il suo intervento (foto concesse dallo stesso Spaccavento)
MOLFETTA - Non è semplice, non è un termine semplice appropriato per lui. Eppure è così semplice e grande quello che fa. Semplice ed ovvio, naturale. Non è semplice scrivere di Felice, del dr. Felice Spaccavento, si cadrebbe nell’ovvietà e lui non è una persona ovvia. Lui è una persona nel senso più bello e nobile del termine che ha trasportato il suo modo di essere nella sua attività, nel suo lavoro.
Ma neanche questi termini sono appropriati per lui, perché per Felice non è un lavoro, la medicina è la sua vita e i pazienti sono i suoi affetti, la sua famiglia. Ed è certamente per questo amore ricambiato, l’aver riempito l’Auditorium della Chiesta Sacro Cuore Immacolato di Maria, l’aver atteso per incontrare Felice, un amico, un uomo, un medico, per sentir raccontare dalla sua voce il suo profondo dialogo con il malato, con la sua famiglia, con il dolore. “Io, medico. Storie di Ordinaria Sanità” non è un libro qualunque, bello, si è vero, bello e intimo ma non è un libro, è la vita di Felice e il protagonista non è il dolore dei malati ma il loro attaccamento alla vita che si manifesta sotto mille sembianze, sempre nuove e stupefacenti.
La chiesa gremita e lui con i suoi amici, tra i suoi amici, tra genitori riconoscenti che hanno perso un figlio, eppure lì a fare quadrato attorno a lui per dirgli un grazie silenzioso. Felice è stranamente imbarazzato, quasi sorpreso di tanto meritato affetto e occorre la flemma e la preparazione di Mario Albrizio, amico ed editor del libro, per ricordare e riportare all’ufficialità della serata: la presentazione di un libro i cui proventi saranno interamente devoluti in beneficienza per l’acquisto di apparecchiature mediche, per il quale tutte le “maestranze” hanno prestato la propria opera in maniera gratuita, un libro etico, il cui costo è volutamente contenuto per poter essere acquistato da tutti.
Il dott. Spaccavento ha migliaia di followers sui social che seguono i suoi post, interagiscono con lui, traggono e donano forza. Il libro è la raccolta dei suoi post, quando con ancora il camice sporco di dolore, Felice “vomita” le sue emozioni, le sue frustrazioni, la sua impotenza ed i limiti di un uomo di fronte ad una volontà che non dà spiegazioni di fronte alla morte.
Alcuni pezzi sono stati recitati da due suoi lettori, Angelo Mazzone ed Ergeta Cuko, una recitazione/lettura che ha fatto conoscere, se mai ce ne fosse bisogno, l’essenza di un uomo che ha respirato l’empatia in medicina sin da piccolo, che porta, con orgoglio, l’eredità di un papà medico e di una mamma che hanno nutrito il loro unico figlio con i valori della solidarietà e dell’ascolto.
Lo sa benissimo anche Mariella Sciancalepore, scrittrice, docente, amica, la cui vita ha incontrato la malattia. Nella solitudine tra medici che non ascoltavano la donna Mariella ma prendevano in considerazione solo la paziente Sciancalepore, Mariella decide di telefonare al suo amico d’infanzia Felice. Mariella ora è una donna che ha guardato la malattia e l’ha affrontata con serenità. Non è un miracolo, è medicina, è cura. E’ ciò che serve prima ancora di un ormone, di un antibiotico. Mariella Sciancalepore ne ha avuto bisogno e l’ha ricevuta dal dott. Antonio Cusmai, un oncologo insignito del prestigioso riconoscimento Laudato medico 2018 categoria oncologi, promosso da Europa Donna Europa, un medico che pone attenzione e ascolto all’uomo perché è quello che chiedono i malati: l’essere ascoltati, il tempo che temono sfugga via, il dolore senza essere capiti, l’essere il numero di una cartella clinica o le lunghe attese dietro una porta chiusa o una segreteria telefonica.
Questo è un messaggio cristiano come ha insegnato il nostro indimenticato Vescovo scomodo, don Tonino Bello, che ha affrontato gli ultimi mesi della sua vita recandosi in marcia a Sarajevo per gridare con flebile voce il suo NO! alla guerra. E di fronte a questi nuovi messaggeri di un Vangelo antico ma mai attuato dai cosiddetti cristiani perbenisti e praticanti che non mancano ad una messa, ma che alzano le spalle indifferenti al dolore altrui, non possiamo che essere riconoscenti, di una gratitudine inutile non proporzionata a scelte che comportano sacrifici anche per figli, coniugi, genitori ed affetti. Ma per loro è fisiologico, è normale: telefono sempre acceso, notti insonni e vite salvate.
Storie di ordinaria sanità.
© Riproduzione riservata
Beatrice Trogu
Autore: Beatrice Trogu