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Insieme per conoscere la mafia attraverso la mafia La testimonianza di Giovanni Impastato, fratello del giornalista ucciso in Sicilia
15 novembre 2004

C'è una coraggiosa verità che si aggira per l'Italia, quella di un passato che non passa, impersonificata anche da Giovanni Impastato, fratello di Peppino, il giovane giornalista ucciso dalla mafia il 9 maggio del 1978. Il suo iter pugliese si è concluso sabato 13 novembre, presso la Fabbrica di San Domenico a Molfetta, con una conferenza organizzata dalla Casa dei Popoli insieme alla Fondazione Cesar. Tema del dibattito, coordinato da Nicola Colaianni, presidente dell'Osserpuglia e docente all'Università di Bari, “Dalla lotta alla mafia alla cultura dello stare insieme”. Sono intervenuti: il magistrato Roberto Oliveri de Castillo, don Salvatore Leopizzi, di Pax Christi Italia e Michele Mea, direttore dell'Area Pedagogica della Casa Circondariale di Bari. Nella presentazione Colaianni ha denunciato il dilagare della “mixofobia”, la paura dello stare insieme agli altri, sostenendo che, se non si elabora un programma di convivenza e di tolleranza, si fa un favore alla mafia. Oliveri de Castillo ha potuto registrare in 13 anni di esperienza nella lotta contro la criminalità organizzata in magistratura, una costante: “La solitudine in cui la vittima viene costretta”. E' importante, ha affermato: “Non lasciare sole le vittime dei reati, se c'è coesione e reazione, se ci sottraiamo alla logica dell'omertà, senza negare il problema, senza marginalizzarlo, potremo sconfiggere la mafia, perché è proprio il silenzio che permette i traffici malavitosi”. Michele Mea ha analizzato la cultura dello stare insieme in carcere. La legge Gozzini prevedeva severi provvedimenti contro i criminali più pericolosi, salvaguardando invece la marea di ragazzi carcerati, infatti la disfatta dello Stato sta proprio nella convivenza degli uni con gli altri, perché è in carcere che la malavita diffonde i suoi disvalori. Don Leopizzi, citando don Tonino, ha sottolineato che ”stare insieme non è semplice convivenza tra uguali, ma tra “diversi”, intesa come tesoro di ricchezze non come lotta preventiva e infinita”. A conclusione, l'intervento di Impastato che ha espresso una sua personale riflessione sulla legalità, la lotta contro la mafia bisogna che la facciano tutti, a livello sia istituzionale che individuale. Non solo forze dell' ordine e giudici, ma anche la cultura, la scuola, i giornalisti, la chiesa hanno un ruolo fondamentale. La forza della mafia è anche nell'appoggio delle istituzioni, basti pensare che un ministro della repubblica ha affermato che per quanto riguarda le opere pubbliche bisogna convivere con la mafia. M. T. D. P.
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