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Cresce l'inquinamento in località Torre Calderina a Molfetta. L'allarme di "Quindici" Ora arriva la denuncia della Lega per l'abolizione della caccia: "sversamenti sconcertanti", "cubi di schiuma", in un'area protetta
11 gennaio 2013

MOLFETTA - Potrebbe sembrare uno scherzo di pessimo gusto. Purtroppo, siamo di fronte ad una vergognosa realtà: negli ultimi giorni l’oasi di protezione in località Torre Calderina, una porzione di territorio protetto ricadente nei comuni di Molfetta e Bisceglie è stata oggetto di sversamenti a dir poco sconcertanti. Metri cubi di schiuma (probabilmente causata da tensioattivi) hanno invaso le nostre campagne ed infine il nostro mare.

Già Quindici in passato si era occupato della situazione con una serie di articoli: dall'impianto di depurazione (prima e dopo l'operazione Dirty Water) al canale a cielo aperto dei reflui provenienti da Corato e Ruvo, con un video sconcertante.

L'area di Torre Calderina, dalla sua istituzione nel lontano 1985, è sempre stata depredata e violentata, a partire dalla cementificazione, con la creazione della zona industriale e commerciale di Molfetta e di quella di Bisceglie, il nuovo porto commerciale di Molfetta oltre alla nuova zona di espansione di Bisceglie denominata San Francesco. In ultimo, la richiesta di stralcio, che Quindici ha spiegato nel numero di luglio-agosto 2012.

A la situazione è stato quasta volta il delegato regionale della LAC Puglia Pasquale Salvemini, il quale ha aggiunto «Nell'Oasi Torre Calderina ci sono ben 4 sbocchi fognari: quelli dei Comuni di Molfetta e Ruvo-Terrlizzi, (ricadenti nel territorio di Molfetta) e quelli di Corato e Bisceglie (ricadenti nel territorio di Bisceglie). In diverse occasioni è stato denunciato il notevole impatto degli scarichi a cielo aperto di Molfetta e Ruvo-Terlizzi che attraversano ettari di campagne. Alcuni cittadini, soprattutto nel periodo primaverile ed estivo, con poco buon senso, prelevano le acque di questi emissari e le utilizzano a scopo irriguo. Vogliamo ricordare che le oasi di protezione vengono istituite per dar la possibilità alla fauna migratrice di poter sostare e rifocillarsi, lontano dalle violenze dei cacciatori. Ma questo non accade nella nostra Oasi, come dimostra lo scenario degli ultimi giorni».

«Eppure fra poche settimane arriveranno i primi migratori  -  prosegue Salvemini - che puntualmente da anni assistono all’ennesimo scempio da parte dell’uomo. Nella medesima area troviamo anche molti pescatori hobbisti che noncuranti dello stato di degrado della zona posizionano le reti sotto costa; dove finirà il pescato?»

«Questa situazione di pieno degrado ci spinge a presentare un nuovo esposto alla Procura della Repubblica e a chiedere il sequestro preventivo dell'intero canale di scarico – conclude il delegato regionale della LAC Puglia - alcune testimonianze parlano di decine di uccelli morti trovati nel canale. Se dovessimo riscontrare tali situazioni allora credo che si possa parlare di disastro ambientale in area vincolata».

 

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