Indagine porto di Molfetta, la Procura di Trani: i tecnici meritano l’interdizione
Impugnata al Riesame la decisione di riammettere in servizio il Rup Binetti
MOLFETTA - I tecnici che a vario titolo si sono occupati dei lavori al porto di Molfetta meritano l'interdizione: quella che il 16 ottobre era stata imposta dal gip Lidia Corvino, e che poi è stata revocata (almeno parzialmente) dal collega Domenico Zeno il 7 novembre. Ne è convinta la Procura di Trani, che ha impugnato davanti al Tribunale del Riesame di Bari la decisione con cui il secondo gip ha riammesso in servizio il Rup (Responsabile unico del procedimento), il dirigente comunale Alessandro Binetti, riducendo da 12 a 6 mesi la sospensione per il direttore operativo, Gianluca Loliva.
L'inchiesta condotta dalla Finanza riguarda le presunte irregolarità nelle forniture del materiale lapideo utilizzato per il completamento del porto di Molfetta: per questo è finito ai domiciliari il legale rappresentante della Trani Scavi, Giuseppe dell'Erba. I pm Francesco Tosto e Giuseppe Francesco Aiello, con il procuratore Renato Nitti, contestano, a vario titolo, i reati di truffa aggravata, frode in pubbliche forniture e gestione illecita dei rifiuti: erano state ordinate 106 tonnellate di materiali lapidei da cava, ma nei carichi sarebbe finito di tutto. Compresi rifiuti speciali.
L'accusa ritiene che esista una grave responsabilità dei tecnici nel non aver controllato adeguatamente le forniture consegnate in cantiere, pur in presenza di segnalazioni di irregolarità: dalle intercettazioni emergerebbe infatti la consapevolezza di quanto stava accadendo. È su questo che si è concentrato l'appello discusso davanti al Riesame, di cui si attendono gli esiti. «A differenza di quanto statuito dal Gip della revoca», scrive la Procura, le norme sui lavori pubblici «impongono al Rup i controlli in fase esecutiva degli appalti pubblici e forniture».
In questo senso l'accusa valorizza il fatto che Binetti ha recepito una modifica unilaterale della direzione lavori al Piano dei controlli che serve ad assicurare la rispondenza del materiale da cava a quanto previsto dal capitolato d'appalto. «Il confronto tra il Piano dei controlli originario e quello unilateralmente introdotto dalla Direzione lavori - scrive la Procura - rende evidente che la modifica era tesa unicamente ad eliminare qualsiasi vincolo oggettivo a carico della prima». Gli accertamenti hanno permesso di stabilire che le verifiche sul materiale sono aumentate solo dopo la perquisizione effettuata in cantiere dalla Finanza il 16 febbraio 2022. Ciò vuol dire - secondo l'accusa - che fino a quel momento la sorveglianza «non sembra essere stata condotta con la necessaria attenzione e diligenza».
Mentre per Binetti l'accusa ritiene che la revoca dell'interdizione non tenga conto del pericolo di reiterazione del reato (perché il Rup, tornando in servizio, «rimarrebbe necessariamente un interlocutore della commissione di collaudo»), per Loliva ritiene erronea la motivazione che ha portato alla riduzione dell'interdizione. Tuttavia il gip Zeno ha anche rilevato che l'ingegnere di Castellana «aveva rafforzato il quadro dei controlli operativi nominando due ispettori, con ciò modificandone l'assetto unilateralmente».