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Inaugurato lo spazio Area Pubblica di Bepi Maralfa a Molfetta: una foto che riporta al clima del 2013
29 aprile 2017

MOLFETTA - Quello che stiamo vivendo é un fine settimana decisivo per lo scenario politico che si confronterà per le amministrative di giugno.

 A confermarlo gli interventi di Bepi Maralfa, Gianni Porta e Paola Natalicchio durante l’inaugurazione della sede di “Area pubblica”, «uno spazio comune – come lo ha definito Vito Del Rosso (attivista del movimento Linea Diritta) – nel quale confrontarsi su che idea abbiamo della città, sulle cose che vogliamo migliorare».

«Il nostro principio cardine – ha sottolineato l’ex consigliere comunale Domenico Gagliardi – è il civismo. Non una semplice dichiarazione di principio, non una società civile a buon mercato o contrapposta ai partiti, ma una società civile propositiva che sappia prendere le energie migliori della città e farle proprie come istanza».

«Si stanno abbattendo le “barriere architettoniche” della politica – ha commentato Bepi Maralfa – e stiamo meglio quando ci ritroviamo nelle stesse idee per quello che riguarda i principali segmenti dell’attività politica e della vita politica ma siamo anche capaci di affrontare le differenze, di convincerci che, soprattutto che attraverso un’opera costante di riunione e di interlocuzione, si può e si deve assolutamente restare sul territorio perché la città ha bisogno di tutte le forze politiche presenti. Attraverso la valutazione delle differenze, attraverso le diversità che si colgono, i cittadini si fanno una loro idea e possono poi andare incontro a questa o a quella forza politica, nell’espressione massima dei principi democratici e della libertà del diritto di voto».

«Il problema diventa successivo ed è serio – ha proseguito l’ex vicesindaco -  Quando si sta in campo e quando si indossano i panni del pubblico amministratore la vita comincia a diventare difficile… si incontrano difficoltà mostruose nella gestione della macchina amministrativa.

La vita dell’amministratore è composta; è fatta del quotidiano ma bisogna anche lavorare sulla programmazione».

«Qual è l’attuale situazione politica a Molfetta?» è stato l’interrogativo posto da Bepi Maralfa, che ha aggiunto  È evidente che, a seguito delle dimissioni del Sindaco, si è creato un momento di sgomento amministrativo, sia nella comunità politica propriamente intesa, sia in quella civica, rappresentata dai cittadini che avevano espresso preferenze per quell’amministrazione».

“Area pubblica” diventa, dunque, uno spazio per riunire e cercare di dare fiducia a quei cittadini, a quei gruppi, che in questo momento hanno bisogno di una interlocuzione con persone disposte a darla ma che non necessariamente vedono nelle amministrative del 2017 un punto di approdo».

L’obiettivo è cercare di avere un punto di riferimento più vasto, riunendo le forze politiche, i cittadini, le associazioni,  per avere qualificati scambi di interlocuzione politica, in altre parole costituire un laboratorio di idee.

Per Gianni Porta  è importante «la ricerca e la costruzione di un’alternativa che possa parlare a chi oggi vuole sentirsi ancora con dignità di sinistra, a chi vuole sentirsi di centro, sentirsi moderato e non si riconosce in altre proposte, in altri percorsi che di sinistra, di moderato, di centro hanno ben poco».

«Molfetta – ha proseguito Gianni Porta - ha bisogno della ricostruzione di comunità, che a volte possono diverse su alcune questioni, su alcuni temi, su come si attuano, su come si applicano certi provvedimenti. Però penso che un’unità di intenti profonda, con il riconoscimento della pari dignità di tutte le aree, di tutte le componenti che hanno innescato in questi tre anni e mezzo di amministrazione di cui Bepi Maralfa è stato uno dei principali protagonisti, hanno innescato dei processi di trasformazione difficile».

«Processi di trasformazione, al netto di quelli che possono essere stati errori che, sicuramente, ci sono, debbano proseguire con pazienza, con laboriosa operosità di cui ovviamente molti tra di voi come attivisti di Linea Diritta, e in particolare chi ha avuto ruoli amministrativi decisivi, hanno dato già ampia dimostrazione. La politica e l’amministrazione è una cosa quotidiana se riusciamo a svolgerla e ad organizzarla insieme non solo nei luoghi della rappresentanza istituzionale ma soprattutto nei luoghi delle comunità che ci fanno sentire il calore del loro abbraccio e del loro sostegno e anche la vigilanza e il controllo sui propri rappresentanti. Penso che la nostra città meriti questa possibilità. Con voi questa possibilità aumenta».

«È un miracolo – ha concluso Porta – che forse in tanti a Molfetta si aspettano e tutti insieme possiamo realizzarlo».

Con grande energia e grinta è intervenuta l’ex sindaco Paola Natalicchio, che ha posto in evidenza la grande collaborazione instauratasi con il movimento Linea Diritta, di cui è esponente Bepi Maralfa, nella passata gestione amministrativa: «Tanti e tante di voi sono stati lealissimi compagni di strada nel triennio in cui abbiamo governato la città».

In merito a coalizioni e alleanze ha affermato: «Sono le ore nelle quali chiaramente tutti noi stiamo cercando di decidere la cosa migliore. Non sono ore facili per nessuno. Al netto di tutto, di quello che succederà l’11 giugno e quello che ogni partito ha deciso di fare (Il mio partito, Sinistra Italiana, sostiene la candidatura di Gianni Porta), io credo che la posizione di Bepi Maralfa sia complicata».

C’è, infatti, una parte di città che gli chiede di candidarsi a Sindaco, e c’è un’altra parte di sinistra che vorrebbe creare una coalizione assegnando a Maralfa un ruolo di primo piano, considerando la sua esperienza come vicesindaco.

«Qualunque sarà la tua decisione io la rispetterò, come tu hai rispettato me – ha concluso Paola Natalicchio - Tanta parte della città ci chiede di ricostruire la fotografia del 2013, quella in cui eravamo insieme io, Bepi e Gianni. Torniamo allo spirito del 2013».

Se l’auspicio sarà esaudito lo sapremo nelle prossime ore.

© Riproduzione riservata

 

Autore: Isabella de Pinto
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Gentile Sig.ra Scardigno la politica locale e soprattutto i politici locali vivono (patologicamente) un delirio di onnipotenza, che li rende allergici alle critiche e amanti solo dei giornalisti amici, pronti a pubblicare con copia e incolla le veline che ricevono. Con Quindici è diverso, perché, come dice il nostro slogan, noi scriviamo “quello che gli altri non dicono” e questo non piace a chi considera il potere e soprattutto la cosa pubblica, come una proprietà, per cui si pongono in atteggiamento di aggressività in qualche caso o di fuga in qualche altro davanti ai giornalisti liberi e con la schiena dritta, che hanno il coraggio di criticarli. Una mentalità fascista diffusa a destra, ma anche a sinistra o in una certa sinistra. Tenuto conto del basso livello della nostra classe dirigente o di quella che aspira ad esserlo, lei si può spiegare questo nostro distinguo che, badi bene è una scelta loro, non nostra. Noi dialoghiamo e ci confrontiamo con tutti senza problemi e senza timori reverenziali. Noi diciamo che sono sempre gli altri che litigano con noi, non noi. La nostra è solo una reazione al loro comportamento incivile, maleducato e intollerante. Se pensiamo che questa è la gente che si propone come candidata a governarci, che ci lusinga prima e ci dimentica dopo, possiamo ben comprendere anche le delusioni dei cittadini, che però ogni volta ci ricascano. Compito dei giornalisti è smascherare questi giochi politici. Nel nostro lavoro chiediamo rispetto: chi ce lo dà, lo riceve, gli altri gli ignoriamo. Pensiamo di essere stati sufficientemente chiari ed esaurienti.


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