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Il vescovo: sono convinto Mons. Martella: però, il riconoscimento canonico della santità deve rispettare le sue numerose tappe
15 gennaio 2008

La notizia dell'avvio della causa di beatificazione di don Tonino Bello ha suscitato non solo clamore tra il popolo molfettese, ma anche grandissima gioia: perché quando si parla di Molfetta la mente corre subito al ministero episcopale di Mons. Bello, e, quando si pensa a quest'ultimo, lo si associa alla nostra diocesi. Il 21 dicembre, durante una conferenza stampa, Mons. Luigi Martella aveva annunciato che “la Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo- Terlizzi, avendo ottenuto le necessarie approvazioni richieste dalla normativa canonica vigente, inizierà l'iter per la causa di beatificazione di Mons. Antonio Bello. Siamo lieti che questo avvenga quasi in concomitanza di due ricorrenze importanti riguardanti la vita dell'indimenticabile e amato Pastore: il cinquantesimo di sacerdozio e il venticinquesimo di episcopato”. Quindici ha così voluto avere maggiori delucidazioni dal vescovo Mons. Luigi Martella sull'avvio del processo di beatificazione. 20 aprile 1993: muore Mons. Antonio Bello. Come mai solo dopo 14 anni è stato avviato il processo di beatificazione? È un tempo lungo o abbastanza breve per la tradizione della Chiesa? «Credo che questo intervallo sia relativamente breve, perché di solito intercorrono moltissimi anni prima che si addivenga ad una decisione del genere. Infatti, la prassi della Chiesa Cattolica è molto lunga e meticolosa e, secondo quanto prevede il diritto canonico, devono comunque trascorrere almeno cinque anni per avviare qualsiasi processo ecclesiastico». Qual è l'iter che la Chiesa segue in questi casi? «Dal mese di dicembre abbiamo avviato la fase diocesana del processo, la cui completa realizzazione richiede tempi abbastanza lunghi, secondo un iter piuttosto complesso. Innanzitutto, intraprendere la fase diocesana significa aver avuto l'autorizzazione dalla Congregazione per la causa dei Santi e, dunque, dagli istituti vaticani. Secondo la disposizione del processo diocesano, noi procederemo nella nomina di un postulatore, ovvero una persona (un sacerdote o chi per lui) che abbia conosciuto Mons. Antonio Bello da vicino, cui affidare la postulazione della causa di beatificazione a nome del vescovo della diocesi in cui è morto il candidato alla beatitudine. Nel caso in cui il lavoro fosse complesso, il postulatore può chiedere di nominare dei vice-postulatori che lo coadiuvino nella meticolosa e accurata raccolta degli scritti di Mons. Bello e su Mons. Bello». È stata, dunque, intrapresa una prima fase di tutto il processo di beatificazione: quella diocesana. Qual è il fine della raccolta di cui parlava e come si organizza? «È una cernita delle testimonianze scritte e orali, in questo caso sottoscritte, sull'operato di Mons. Bello. E, almeno in questo caso, è un'operazione alquanto macchinosa, perché tanto si è scritto in passato, ma tanto ha scritto Mons. Bello. Il compito primario è quello di vagliare il materiale ottenuto in base ai canoni della ortodossia. Nello stesso tempo, il vescovo nominerà gli esperti teologi, che, studiando il materiale di cui prima parlavo, possano esprimere il loro parere circa la correttezza teologica degli scritti, da un punto di vista formale ed ideologico. Un'ulteriore verifica verrà realizzata da un tribunale istituito per l'occasione e un notaio avrà il compito di sottoscrivere ed autenticare il materiale secondo il crisma della canonicità». Come si conclude la fece diocesana del processo? «La conclusione è una selezione ulteriore, che permetterà di realizzare una postulazione, ovvero un libello, da presentare alla Congregazione per la causa dei Santi, nel quale si prospettano le motivazioni da addurre alla causa di beatificazione. In questo caso, motivazioni in riferimento alla vita di Mons. Bello, alla sua autenticità ed eroicità evangeliche, al rispetto e all'osservanza della fede, della speranza e della carità. Lo scopo di questo libello è chiedere la beatificazione del candidato ». Ma questo non basta. «Esattamente. La postulazione non ha seguito, se non interviene un evento decisivo: il miracolo, necessario per la conclusione del processo di beatificazione, di cui il vescovo dev'essere al corrente. E la sua veridicità dev'essere attestata da una commissione scientifica di alto livello, convocata per l'occasione». Possiamo dire che una delle motivazioni dell'avvio di questa fase è un miracolo compiuto da Mons. Bello? «No, perché fino ad oggi non è stato accertato nessun miracolo compiuto da Mons. Antonio Bello e quelle che girano sono voci, dal momento che non è stato richiesto l'intervento di nessuna commissione ad accertare la validità del miracolo». Quanto ha contribuito la voce del popolo, che considera don Tonino già santo, nell'avvio di questo processo? «Io sono convinto che Mons. Bello sia già santo. Però, il riconoscimento canonico della santità deve rispettare le sue numerose tappe. Arriverà ad essere beato ed è necessario che avvenga un miracolo. Successivamente, saremo in dovere di proseguire con il processo della santità. Del resto, i santi non si nominano a causa dell'emotività diffusa o per la notorietà, che è ben diversa dalla santità. No, non è il popolo che vuole i santi, né la chiesa: i santi ci sono». Un suo pensiero su don Tonino. «Se io stesso mi sono tanto attivato per giungere a questo momento, vuol dire che credo alla sua santità. E le opinioni varie non hanno intaccato il mio operato. Sono convinto che ci troviamo di fronte ad un pastore che ha vissuto in maniera eroica ed evangelica la sua vita, che andrebbe proposto come testimone della santità non solo ai fedeli, ma anche ai sacerdoti ed ai vescovi. Negli ultimi tempi, si è mostrata una tendenza a strumentalizzare la figura di don Tonino, soprattutto da parte dei giornali, che hanno concretato erronee posizioni, a partire da supposizioni pregiudiziali e indizi vaghi, con l'intento di stabilire i tempi e i modi del processo. Un atteggiamento che in taluni casi può pregiudicare il corretto sviluppo del processo di beatificazione».
Autore: Marcello la Forgia
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