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Il vampiro, questo sconosciuto! Il racconto
15 marzo 2002

di Donato Altomare Abbandonato per qualche numero il racconto propongo tre saggi su altrettanti famosi mostri che hanno da sempre popolato i nostri schermi e i nostri incubi, a cominciare dal Vampiro. I titoli sono volutamente scontati in quanto pochi conoscono davvero questi personaggi e la loro matrice letteraria. Perché si deve parlare soltanto di letteratura in quanto i nostri mostri non esistono nella realtà. O no?! D. A. Del resto mi pare ovvio che non si sappia poi molto sulla figura del Vampiro. Quanti hanno letto un vero saggio sul vampirismo? Quanti vanno oltre le scarne notizie che si acquisiscono saltuariamente - direi spesso a ondate sollevate dalla moda ricorrente, e non sempre veritiera - sui succhiasangue? Eppure il Vampiro ha la sua protostoria, ha antenati più o meno simili in quanto dalla notte dei tempi il sangue è stato la possibilità di vita eterna, che fa coppia con il cibo degli dei: la carne umana. Non c'è poi molto da meravigliarsi se inciampiamo nella religione - ma non solo la nostra - che ci invita a mangiare il corpo di Cristo e a bere il sangue di Cristo (Freud docet). Per ottenere l'immortalità. Una metafora? Permetteteti mi dubitarne. Ma perché poi si dà da mangiare il corpo del Cristo ma non si dà da bere il Suo sangue? Come è stato appunto comandato? Forse perché l'antropofagia è meno blasfema del vampirismo? Se è stata utilizzata l'ostia in sostituzione del corpo, non poteva essere utilizzato qualcos'altro in sostituzione del sangue? Non so, una pralina al liquore. E non consideratemi irrispettoso in quanto l'ostia - base di molti dolci - sta al pane come una pralina al vino. Ma sto andando fuori traccia. Cos'è un Vampiro? E' facile e difficile al contempo dare una risposta. Certo non è da confondere con gli spettri o i fantasmi, con i lupi mannari o le streghe - tra l'altro i Vampiri femmina sono una rarità. J. Gordon Melton, massima autorità nel campo, secondo Massimo Introvigne, definisce il Vampiro come: "un tipo particolare di revenant, una persona morta che è tornata alla vita e continua una forma di esistenza bevendo il sangue dei viventi". Secondo lo stesso Introvigne, probabilmente il maggiore esperto italiano, il Vampiro ha quattro caratteristiche: 1) è una persona umana; 2) è una persona umana morta; 3) è una persona umana morta che appare col proprio corpo; 4) è una persona umana morta che appare col proprio corpo, ma attacca i viventi e si sostiene col loro sangue. Da come Introvigne ce la racconta pare che i Vampiri esistano veramente! In senso metaforico - usurai, profittatori, politici ladroni, ecc. - ne siamo tutti convinti, in senso proprio del termine non saprei cosa pensare. E' come per gli UFO, tutti quelli che non ci credono affermano che sarebbero pronti a ricredersi nel caso ne vedessero uno. Non penso però che la questione valga per il Vampiro. Almeno non per me in quanto io spero ardentemente di non vederne mai uno, morirei di paura tenuto conto della particolare attenzione con cui il succhiasangue guarderebbe il mio aspetto rubicondo. Ma cosa significano le quattro caratteristiche? Prima di tutto che non si tratta, come detto, di forme astrali, di esseri eterei ed evanescenti. Il Vampiro - e parliamone come esistesse davvero - è ( o era) un essere umano che muore, spesso le morti sono strane e particolari, e che risorge col proprio corpo per sopravvivere col sangue degli altri. Un'altra caratteristica è che spesso succhia sangue dalla gente a lui vicina, parenti stretti - moglie, figli, fratelli - amici o compaesani. La spiegazione parrebbe logica, poiché sono loro che addirittura sarebbero felici di rivedere in vita il congiunto o l'amico e gli permettono di avvicinarsi tanto... troppo. Ma potrebbe esserci anche un'altra spiegazione, il desiderio - conscio o inconscio non ci è dato di saperlo - di circoscrivere inizialmente a pochi il contagio, quasi a creare una casta, una popolazione notturna che pian piano, agendo sempre sul proprio microcosmo, tende ad allargarsi, dopo aver infettato la propria famiglia, il proprio quartiere, la propria città... e così via, sino a conquistare il mondo. Ma allora perché questo non accade? Ma chi lo dice che non accade? Per rassicurarvi, il Vampiro chiede alla sua potenziale vittima di farlo entrare in casa e se questa non l'invita cercherà di entrare in un'altra casa. Quindi se doveste trovarvi fuori casa un individuo piuttosto pallido, con un mantello nero e rosso, occhi infossati violacei e lunghi canini, che vi chiede educatamente di poter entrare a bere qualcosa, non c'è bisogno di andare in escandescenza e di precipitarsi a cercare aglio e croci o a chiamare il prete della vostra parrocchia, basta dirgli semplicemente di no. E quando insiste restate fermi e decisi. Se ne andrà via mogio mogio a capo basso, ma soltanto come estremo tentativo di farvi compassione. I Vampiri non hanno altra possibilità se non quella di trasformare gli esseri umani normali in Vampiri bevendo il loro sangue e facendoli morire così da vederli rinascere Vampiri. E questo per la semplice ragione che i non-morti non possono riprodursi, non esistendo Vampiri-femmine in grado di procreare, e in genere l'unione di un Vampiro con una donna umana non può dar prole, anche se secondo alcuni un Vampiro può accoppiarsi con una zingara. Del resto le donne umane cercano di evitare rapporti intimi con i Vampiri principalmente per la loro mancanza di calore... E per l'alito. Non è possibile affrontare in questa sede la protostoria, ci vorrebbero troppe pagine, basterà dire che la storia antica è costellata di avvenimenti strani, persino Marco Polo ha segnalato personaggi simili al Vampiro, e se ne parlava anche prima di Cristo. Si rammenti che nel passato il termine vampiro non esisteva, si utilizzava sanguisuga. Gli aneddoti che si raccontano, a volte confermati da insigni uomini di chiesa, sono tantissimi, hanno una matrice simile, e portano quasi tutti alla stessa conclusione. In genere si tratta di individui crudeli, malvagi - omicidi, soldati o suicidi - che muoiono e che subito dopo ricompaiono prima ai loro cari poi agli altri e sopravvivono bevendo il loro sangue. La gente all'inizio è restia a parlarne, ma quando parecchi ci lasciano la pelle... pardon, il sangue, allora si arma di pale e coraggio, disseppellisce il morto che in genere si presenta tutt'altro che decomposto, ma roseo e ben in carne, con capelli e unghie cresciute anche più della norma. Gli si squarcia il petto per strappargli il cuore e il sangue esce a fiotti dal corpo del defunto. Il corpo viene - a preferenza - decuorato, decapitato, impalettato, deartato, deunghiato, sventrato e quasi sempre bruciato. C'è un altro particolare che va detto prima di passare al Vampiro moderno. In nessuno di questi casi, e sono davvero centinaia descritti e riportati nei testi antichi, si fa riferimento ai canini aguzzi, tipici del Vampiro. Non si specifica quasi mai di come la sanguisuga succhi il sangue, Jean-Claude Aguerre ritiene che basta solo il contatto fisico per permettere al Vampiro di succhiare il sangue attraverso la pelle, insomma, pelle contro pelle, incartapecorita l'una e florida l'altra per diventare subito florida l'una e incartapecorita l'altra. Ma ora rullino i tamburi e squillino le trombe, ecco a voi il Vampiro moderno, il Vampiro per antonomasia, la sintesi delle figure non ben definite del passato e la creta per modellare il Vampiro del futuro. E' lui, Dracula. Il Dracula di Bram Stoker. Pare, ma non è certo, che Stoker si sia ispirato a un personaggio realmente esistente, Vlad V, detto l'Impalatore, altrimenti noto come Draculea, che in rumeno significa 'figlio del Diavolo'. Vlad è vissuto intorno alla metà del quindicesimo secolo e ha governato la Valacchia. Di positivo di lui può dirsi che fece da argine contro l'invasione dei turchi che combatté ferocemente. Ed è tutto. Abbiamo poco spazio per parlare delle sue negatività. Tra queste c'era la sua predilezione a impalare i prigionieri e i suoi nemici senza distinzione di casta e di credo. Era, insomma, il suo passatempo preferito, come dire, di... punta. Di lui si narra che impalò, tra una battaglia e l'altra, almeno 30.000 turchi e ne bruciò in una sola volta 6.000 in un rogo gigantesco. Morì miseramente in una scaramuccia proprio con alcuni turchi ai quali probabilmente era diventato antipatico. Stoker forse apprende che Vlad amava bere il sangue delle sue vittime credendo di acquisire maggior forza, e forse ne scorge l'immagine da qualche dipinto. Aggiunge al cocktail le leggende che da secoli coloravano di lugubre la vita quotidiana di quella gente, agita il tutto energicamente e tira fuori quel capolavoro che è stato letto da milioni di persone e ha ispirato migliaia di altri libri e centinaia di film. Ne sa qualcosa Bela Lugosi, il primo è forse più famoso Vampiro cinematografico che entrò tanto nel personaggio che alla fine della sua vita si credette davvero un Vampiro (a pensarci bene il suo nome era poco appropriato, non doveva chiamarsi 'Bela' Lugosi, sarebbe stato più consono non so... 'Ringhia' Lugosi o 'Sibila' Lugosi). E a proposito di nomi, sapete come si chiamava la prima attrice che impersonò una donna Vampiro? Bara, Theda Bara. In quelle terre la cosa peggiore che poteva accadere a un morto, quando veniva portato fuori dalla sua casa nella bara, aveva a che fare con le galline. Se una di queste, naturalmente frequenti nell'aia, saltava sopra la bara invece che passarle di sotto non c'erano dubbi, il morto sarebbe diventato un Vampiro. Quindi la bara veniva aperta e nel petto dello sventurato (sia se morto-vivente o se vivo-morente) veniva infisso un paletto appuntito. Per buona pace di eredi ed eventuali giovani mogli inconsolabili. Pare, e l'unico che potrebbe confermare o smentire sarebbe soltanto Stoker, che lo scrittore fosse stato ispirato anche da un altro personaggio sanguinario (addirittura discendente del famigerato Vlad Tepes), la contessa ungherese Elisabetta Bathory, moglie di un generale e che viveva nei Carpazi. Era convinta che fare il bagno nel sangue di giovani fanciulle le preservasse la bellezza e la giovinezza. Così nottetempo, aiutata da una masnada di tagliagole, catturava giovani vergini e le portava nelle segrete del suo castello per stillarne il prezioso elisi di lunga vita. E giù un bel bagno ristoratore. Lei però è morta (murata in una prigione per le sue nefandezze), e questo significava o che il bagno di sangue non serviva a nulla, oppure anche allora il concetto di verginità era piuttosto elastico. Solo un appunto. Anche in questa storia si parla di qualcuno, la contessa, che non succhia il sangue, ma che lo mette a contatto con la propria pelle, chissà, forse perché si era abituati a veder morire la gente col sangue che usciva dalla pelle, e quindi si pensava che si potesse prolungare la propria vita facendo entrare il sangue dalla pelle. -------- 1 – continua sul numero di aprile
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