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Il Tar sulla Capitaneria di Porto di Molfetta: è tutto in regola, tranne la sospensione del Sindaco
07 aprile 2009

MOLFETTA - L'ultimo atto per l'edificazione della nuova Capitaneria di Porto si è consumato lo scorso 3 aprile con la sentenza numero 813 con la quale la Seconda Sezione del Tar, presieduta da Pietro Morea, ha accolto il ricorso proposto dal Ministero contro l'ennesima ordinanza, datata 25 febbraio, con la quale il Sindaco aveva sospeso per la quarta volta i lavori di realizzazione della foresteria. L'ordinanza di Azzollini sarebbe stata giustificata da “situazione di pericolo effettivo ed eccezionale e imprevedibile per la pubblica incolumità e/o per la sicurezza urbana”. La risposta del Tar è stata chiara: i presupposti “contingibili ed urgenti” addotti per motivare la sospensiva “risultano del tutto assenti”. Inoltre precisano i giudici amministrativi: “la reale finalità perseguita dal Sindaco nell'ordinanza impugnata, così come nelle altre precedenti ordinanze di analogo contenuto e precetto (per altro più volte sospese in sede cautelare da parte di questo Tar), consiste nel preteso potere di modificazione della localizzazione della Caserma, pur essendo l'opera conforme sotto il profilo urbanistico al Piano Regolatore Portuale approvato con delibera di Giunta Regionale, n. 558 del 15.02.2006, oltre che al vigente PRG comunale, e pur essendo i lavori già appaltati e parzialmente eseguiti”. Dunque quella che il Sindaco continua a definire una “schifezza urbanistica” e un “ecomostro” è un'opera conforme al Piano Regolatore Portuale voluta e autorizzata nel 2006 dalla giunta presieduta da Tommaso Minervini, della quale Forza Italia ieri e il Popolo delle Liberta oggi, erano e sono il partito di maggioranza. Ma con questa sentenza il Tar è andato oltre, ricordando al Comune la “colpevole reiterazione delle ordinanze di sospensione in palese spregio all'ordinanza cautelare dello stesso Tar del 3 dicembre 2008” e ha trasmesso la documentazione alla Procura regionale della Corte dei Conti, “ai fini dell'accertamento delle responsabilità amministrativo-contabili ai sensi di legge”. Infine ha condannato il Comune al pagamento delle spese legali, quantificabili in 4.000 euro. Fin ora nella vicenda non è intervenuta la società appaltatrice che potrebbe ricorrere per il pregiudizio che le continue sospensioni stanno arrecando al puntuale svolgimento dei lavori, oltre al danno all'erario che la Corte dei Conti potrebbe rilevare. E in questo caso i costi per il Comune e quindi per tutti i cittadini raggiungerebbero cifre a sei zeri.
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