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Il sindaco Natalicchio: centrodestra irresponsabile, non abbandoneremo l'opera. L'assessore regionale Minervini: tutta colpa del disprezzo delle regole da parte di Azzollini
15 ottobre 2013

Lo scandalo del porto di Molfetta con gli arresti di due persone e il coinvolgimento come indagato dell’ex sindaco, con il cosiddetto “modello Azzollini”, continua ad alimentare il dibattito politico e non solo. Intanto il sindaco Paola Natalicchio e l’amministrazione di sinistra che governano la città, stanno chiarendo in questi giorni alcuni aspetti della vicenda e soprattutto stanno informando con la massima trasparenza i cittadini di Molfetta sulle decisioni che andranno prese in merito al proseguimento dei lavori del porto e sulle prossime tappe. Rivendicando il merito di aver denunciato subito le irregolarità, il sindaco Natalicchio nel corso di una conferenza stampa in streaming (nella foto: gli assessori Laghezza, Mongelli, Amato, Abbattista, il sindaco Natalicchio e l’assessore Gadaleta) ha ricordato che prima ancora degli occhi della magistratura, già gli occhi dei consiglieri di opposizione del centrosinistra avevano denunciato le irregolarità, poi confermate dalle inchieste e avevano invitato il sindaco dell’epoca sen. Antonio Azzollini e la maggioranza di centrodestra a una maggiore cautela per evitare irregolarità che avrebbero potuto essere sanzionate, come poi è avvenuto. Già ad agosto la nuova amministrazione di centrosinistra aveva denunciato le criticità riscontrate sulla costruzione del nuovo porto. Queste le prossime tappe che avranno tre priorità: completare la bonifica, avviare una task force con la Regione Puglia e la verifica con il Ministero dell’ambiente sui rischi per la salute. Tre le richieste già avanzate dal sindaco Paola Natalicchio: 1. Non si fermi la bonifica. L’operazione di messa in sicurezza del mare deve vivere di vita propria ed essere completata così come previsto, anche con gli interventi sulle acque prospicienti Torre Gavetone. C’è il rischio di esaurimento dei fondi del Ministero che deve essere scongiurato e anche la Regione deve assicurare lo sblocco delle risorse già stanziate. Inoltre le operazioni di recupero, trasporto e smaltimento degli ordigni devono avvenire nel pieno rispetto delle norme di sicurezza e l’amministrazione si adopererà per compiere le ordinanze necessarie, che in passato non sono state eseguite. 2. Molfetta non può rimanere sola. La città non può essere lasciata con questa cicatrice di cemento sul mare senza che la Regione e lo Stato che ha destinato i soldi per l’opera se ne facciano il rispettivo carico. Il porto di Molfetta è classificato di II classe II categoria ed è di competenza regionale. L’amministrazione ha intenzione di chiudere la stagione autarchica, che in questi ultimi anni ha visto la gestione proprietaria dell’opera da parte dell’ex sindaco, tanto da aver costruito una società “Porto” inattiva e inutile che sarà messa in liquidazione. Il sindaco ha scritto al presidente Vendola chiedendo la convocazione di una task force con la Regione Puglia per affrontare le questioni urgenti che coinvolgono i due enti e si è reso disponibile al ritiro del ricorso al Tar, avviato dall’amministrazione Azzollini, sulla procedura di revoca della delega avviata dalla Regione. La priorità resterà quella di completare l’opera, se ciò sarà possibile, nel pieno rispetto delle procedure. 3. È stato avviato in queste ore un dialogo con il Ministro dell’ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Andrea Orlando per verificare e affrontare il grave caso sollevato dalla Procura della presunta discarica abusiva all’interno del cantiere del porto contenente ‘ordigni bellici rimossi durante le operazioni di dragaggio del fondale e materiale di risulta delle opere di scavo sottomarino’. Il ministero si è detto pronto a offrire il suo supporto tecnico per disporre le verifiche tecniche necessarie ad accertare la presenza di eventuali pericoli per la salute dei cittadini. Il sindaco Natalicchio ha detto che l’amministrazione ha intenzione di portare a compimento l’opera, ma questo non deve avvenire per forza e a qualsiasi costo anche elevato dal punto di vista economico. Occorre, perciò, creare prima una rete di protezione per i cittadini, contrariamente a quanto è avvenuto in passato. Occorre capire se ci sono i soldi per completare i lavori e se l’opera può essere conclusa in sicurezza. L’amministrazione, perciò, si sta dotando di un avvocato che conosce la complessa materia e può anche assisterla nelle trattative con la Cmc, non come avvenuto quando Azzollini ha dato quasi 8 milioni di euro alla ditta appaltatrice dei lavori, senza consultare nessuno e senza provare a ridurre l’elevato importo richiesto come risarcimento per i ritardi nei lavori. Molfetta sul porto è parte lesa e l’amministrazione si costituirà parte civile nel processo, “nessuno ci spaventerà, la città starà accanto a noi, perché da ora si cambia”. Il sindaco Natalicchio ha espresso parole di pesante critica nei confronti dell’opposizione di centrodestra che si sta comportando in maniera irresponsabile, e questo è avvenuto anche in occasione dell’approvazione del rendiconto 2012. Del resto qualche consigliere dell’opposizione, come Mariano Caputo è venuto a cantare in consiglio comunale, senza rispetto della città e delle istituzioni”. Questi sono gli uomini che ci hanno governato per 12 anni ed è giusto che la città sia informata e ne prenda coscienza. Anche l’assessore ai lavori pubblici Giovanni Abbattista ha ricordato il ruolo di denuncia dei consiglieri del centrosinistra e la reazione di arroganza di Azzollini che, senza ascoltare nessuno, senza dialogare, è andato avanti con cocciutaggine, sbagliando. E oggi si vedono le conseguenze. Tutto ciò poteva essere evitato se si fosse dato ascolto alle opposizioni e all’autorità di vigilanza. “L’opposizione di centrosinistra, in tempi non sospetti – ha aggiunto Abbattista - ha preso le distanze da un modello di amministrazione con cui non ha nulla a che fare. Siamo consapevole che le nostre conoscenze in materia sono insufficienti e ci siamo rivolti a chi può darci i pareri giusti per operare al meglio e soprattutto nell’interesse della collettività. Ecco perché abbiamo coinvolto la Regione e il Ministero dei Lavori pubblici. Sono sicuro che riusciremo a completare un’opera che è già al 60% del suo cammino. L’assessore all’ambiente Rosalba Gadaleta ha ricordato come il progetto del porto era un disegno che altri avevano e non era nell’interesse, né nelle aspettative della città. E comunque la sua realizzazione andava accompagnata da uno studio attento. Così non è stato e oggi si vedono i risultati negativi. Insomma, si è proceduto con un’assoluta mancanza di cautele, che ha anche compromesso definitivamente la realtà paesaggistica. “Noi vogliamo ripartire – ha concluso l’assessore Gadaleta – e sulla pericolosità dell’opera ci verranno incontro la Regione e il Ministero, mettendoci a disposizione persone competenti che ci possano assistere in quest’opera complessa”. All’incontro con i giornalisti ha partecipato anche l’assessore regionale Guglielmo Minervini. “Credo che una vicenda giudiziaria come quella sollevata sulla costruzione del porto di Molfetta vada rispettata nei suoi sviluppi e nei suoi tempi per chiarirne tutti i risvolti. Il quadro che è emerso dalla lettura dei giornali ci consente di formulare, però, un giudizio politico che conferma quello che avevamo detto negli ultimi anni. La spregiudicatezza senza limiti per il rispetto delle regole messa in campo nella gestione della cosa pubblica, persino nelle gestione del bilancio dello Stato è stata a dir poco disinvolta e fa venir fuori un volto che va oltre quello che temevamo. Si spiega finalmente perché da parte dell’amministrazione ci sia stata una intolleranza a forme di controllo terze e una allergia alla cooperazione con le altre istituzioni: si agiva fuori dalle regole. Sono qui per portare al sindaco la personale solidarietà per quello che sta vivendo. In questi anni sono stato dipinto dagli ex amministratori di questa città come quello che stava remando contro questa opera. Stavo semplicemente difendendo il diritto della Regione a esercitare la funzione di controllo che, alla luce di quanto emerso, è stata persino leggera. L’avvio della procedura di revoca da parte dell’ente regionale è stato un atto dovuto perché il Comune non ha prima risposto alle attività di controllo messe in atto dalla regione e successivamente lo ha fatto in modo incompleto. L’inchiesta giudiziaria cambia il quadro e siamo lieti di accogliere l’invito del sindaco di sederci attorno a un tavolo per sbrogliare insieme questa matassa, ricollocandola sui binari della trasparenza e della correttezza. Non sarà facile ma penso sia possibile, ci vorrà tempo e le procedure andranno ponderate con estrema dovizia di competenza e in piena cooperazione istituzionale. E’ vero, questa non è una vicenda che riguarda solo Molfetta. È coinvolto il Presidente della Commissione bilancio del Senato. L’ intreccio emerso dal quadro accusatorio mette in luce la disinvolta gestione della finanza pubblica. Pongo allora una domanda politica. Il Parlamento si sente tutelato da chi gestisce i fondi pubblici in questa maniera? Con questo approccio così rozzo della finanza dello Stato? Credo che sia il caso che il Senato riveda le sue scelte”

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