“Il sindaco Minervini complice della chiusura della dogana”
Il partito della Rifondazione comunista di Molfetta torna sulla chiusura della Dogana, a partire da oggi 1 marzo, con un duro attacco al sindaco Tommaso Minervini che ha accettato questa situazione: «Dopo la nostra presa di posizione pubblica sulla chiusura dal 1° marzo della Sezione operativa territoriale della Dogana a Molfetta è arrivata anche l’ufficialità dal funzionario regionale delle Dogane di Bari secondo il quale la cosa non è un dramma. Ma soprattutto è sconvolgente che lo stesso funzionario dichiari che “Questo ridisegnamento delle attività su Molfetta non è nato dall’oggi al domani, ma è stato concordato anche con il sindaco della città Tommaso Minervini, sicuramente a conoscenza di quello che succederà”. Dunque per il sindaco non è un problema la soppressione della sezione locale della dogana, anzi ne era a conoscenza e concorda con la decisione. Del resto si tratta dello stesso sindaco che non ha mai chiesto la modifica del Piano di riordino ospedaliero che prevede il declassamento dell’ospedale di Molfetta. Dello stesso sindaco che propone piani di rilancio delle attività portuali e si fa chiudere la dogana. Dello stesso sindaco che evidentemente è d’accordo con la direzione regionale secondo cui è inutile “preservare un ufficio che ormai lavorava soltanto poche pratiche all’anno” avallando l’idea della diminuzione di traffici. Cosa che ci pare strana visto il continuo andiriveni di camion nella zona portuale di Molfetta, cosa che ci ha portato ad assumere delle iniziative per regolamentarlo. Iniziative sostenute da centinaia di cittadini con una petizione a cui finora lo stesso sindaco non ha risposto. E così Molfetta, dopo la chiusura della sede del tribunale, quella del presidio locale dell’Italgas, perde un altro presidio istituzionale con le stesse modalità con cui è stata chiusa la sezione di Trani. L’amministrazione doganale ritiene più vantaggioso rarefare la propria presenza sul territorio mandando personale in trasferta di un altro ufficio, come quello di Barletta. E tutto ciò avviene nel silenzio dell’Amministrazione comunale e di parte del mondo economico legato alle attività portuali».