Il sindaco di Molfetta Minervini risponde alle contestazioni per la realizzazione dei monumenti a don Tonino e alla visita del Papa: senza memoria non c’è futuro
Il sindaco Minervini con don Angelo Mazzone il giorno della visita di Papa Francesco a Molfetta
MOLFETTA – La notizia della realizzazione a Molfetta dei monumenti (sono in corso i lavori di fronte al seminario vescovile e di fronte alla chiesa di S. Stefano) sulla visita di Papa Francesco per i 25 anni dalla morte di don Tonino Bello aveva scatenato polemiche e una reazione negativa da parte dei cittadini.
Ora il sindaco Tommaso Minervini replica a queste voci contrarie con una nota diffusa dall’ufficio stampa del Comune: «Ogni comunità vive grazie a una memoria condivisa, che cementifica il rapporto del gruppo formando una identità comune. Quando questa memoria viene trasmessa e collettivizzata diventa testimonianza e narrazione che si fa storia. La memoria storica di una comunità, che è al tempo stesso calda e fragile, va alimentata e tramandata di generazione in generazione.
La costruzione della memoria e la sua custodia hanno bisogno di cerimonie collettive, riti e celebrazioni, luoghi simbolici e monumenti, per saldare il sentimento di solidarietà e condivisione delle donne e degli uomini che vivono insieme e appartengono alla stessa comunità.
Sin dagli albori dell’umanità, i monumenti sono stati testimonianza attiva e significativa della storia e degli eventi che l’hanno composta. La loro conservazione e fruizione risponde a un interesse pubblico e collettivo, utile per custodire sanamente le radici, i principi condivisi, la storia comune. Una statua, una colonna, un obelisco, rappresentano la memoria che vive, pulsa e testimonia quello che è stato per dirlo oggi e per ribadirlo alle prossime generazioni.
Nella nostra città, in queste settimane, stiamo “inchiodando” con due monumenti un pezzo della nostra memoria collettiva: la storica visita di Papa Francesco in occasione della celebrazione del venticinquesimo anniversario della scomparsa di don Tonino Bello. Una croce e un ulivo nei luoghi simbolici dell’abbraccio della nostra comunità al Pontefice. La costruzione di un monumento per tale evento della storia cittadina è un dovere verso le future generazioni. Tutto il resto è noioso qualunquismo».