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Il sen. Azzollini: ha sbagliato a passare a Ncd, deve lasciare Per ricostruire il centrodestra servono nuove forze Giunta paralizzata L'intervista . Pietro Mastropasqua di Forza Italia
15 luglio 2014

La lobby dei costruttori, che tanti danni ha provocato a Molfetta, è tornata in campo ed esercita forti pressioni anche all’interno del centrosinistra, sollecita gli amici e chiede lo sblocco dei comparti dove, però, ci sono anche situazioni di illegalità da sanare. Poi non ritira le licenze e, sempre attraverso i propri referenti politici, accusa la giunta di centrosinistra di immobilismo. E non si rassegna al cambiamento, lo ostacola e spera in un ritorno al passato. Ma l’amministrazione di Paola Natalicchio non cede e su questa materia vuole ripristinare legalità e regole e anche per dare un concreto segnale di cambiamento rispetto al passato. La linea della fermezza, che non vuol dire immobilismo, è confermata dall’assessore all’Urbanistica e Ambiente Rosalba Gadaleta sottoposta a pressioni per la sua fermezza, fino al punto che qualcuno ne ha chiesto le dimissioni. Ma il sindaco Natalicchio su questo punto è ferma: Rosalba non si tocca. Con lei Quindici la Gadaleta fa il punto sulla situazione urbanistica e sullo stato dei comparti. Assessore Gadaleta nelle ultime settimane è tornato al centro della polemica politica il tema dei comparti, soprattutto inerente al comparto 18. Ad aprile, lei ha detto a Quindici, che il Comune deve farsi carico, in virtù delle nuove normative, delle verifiche di assoggettabilità a Vas e quindi delegare le commissioni paesaggistiche: a che punto siamo? Quali le tempistiche per sbloccare il comparto? È possibile in qualche modo accelerare le procedure? «Per il Comparto 18 abbiamo incontrato i proprietari e le imprese interessate al fine di confrontarci sulle rispettive posizioni e sul percorso procedimentale da seguire. La definizione della questione non è semplice in quanto la presenza di vincoli paesaggistici e idrogeologici determina una evidente complicazione. Inoltre l’entità dell’intervento (riguardante circa 14 ettari di territorio) ci induce a verificare con attenzione la progettazione proposta e la consistenza della variante adottata. In particolare, stiamo verificando, di concerto con la Regione Puglia - Servizio Urbanistica, se il procedimento di variante al PRG è stato correttamente seguito. Con la recente nota del 26.6.2014, pervenuta al Comune il 2 luglio, il Dirigente del Servizio Urbanistica della Regione ha sollevato alcune obiezioni sul procedimento e, in particolare, ha osservato: le operazioni di trasferimento dei volumi e di deperimetrazione delle aree a verde “rivestono profili propriamente di variante ordinaria al vigente PRG (...) la cui definizione è preliminare alla pianificazione attuativa”; non è stato ritenuto coerente con le norme di PRG l’indice di fabbricazione di comparto (ifc) utilizzato nel PUE, che consente di ottenere nel complesso un volume edificabile pari a 182.994,00 mc.; non risultano predisposti gli atti per la VAS, prevista dal D. Lgs. 152/2006 e L.R. 44/2012. A fronte di tali rilievi, sono necessari opportuni approfondimenti, che ci apprestiamo a mettere in atto proseguendo il confronto con i proprietari e con la Regione». Intanto il Consorzio di Comparto ha proceduto a una diffida nei confronti del Comune di Molfetta per il tramite dell’avvocato Alberto Bagnoli. Quale la risposta dell’amministrazione? «Agli atti c’è lo scambio di corrispondenza con la Regione che testimonia l’attivazione di questa Amministrazione sin dal suo insediamento, anche sul Comparto 18. In realtà, il procedimento era bloccato, avvitato su se stesso, e privo delle necessarie risposte a precise richieste degli uffici regionali. Al contrario, noi abbiamo provveduto ad inoltrare l’intero progetto per l’esame di competenza del Settore Urbanistica, al fine di arrivare ad una determinazione chiara sul percorso seguito e su quello ancora da seguire». Altra situazione complicata sembra quella del comparto 17. «La situazione del Comparto 17 è effettivamente complessa perché negli anni non è mai stata trovata una intesa sulla composizione degli interessi dei proprietari ai quali è consentito il recupero delle volumetrie esistenti. Si tratta, tuttavia, di una situazione di grande interesse per questa Amministrazione, non solo perché è giusto dare una risposta a quanti da anni stanno sostenendo costi di progettazione e oneri fiscali per concretizzare quanto previsto dal PRG, ma anche perché il quartiere richiede un importante intervento di rigenerazione urbana e di infrastrutturazione. In questo difficile contesto, nel corso di una riunione nella quale, per la prima volta, sono stati convocati gli oltre 60 proprietari, l’amministrazione comunale ha proposto una soluzione legata alla realizzazione di un piano particolareggiato che coinvolga il maggior numero possibile di proprietari e che dia la certezza della corretta interpretazione dell’interesse pubblico alla attuazione di un percorso di pianificazione virtuoso. Al primo incontro ne è seguito un altro, al termine del quale si è deciso di proseguire sulla strada della pianificazione concertata tra privati ed ente pubblico. In questo contesto, il ruolo dell’assessorato punta ad essere un ruolo di mediazione tra le parti e di garanzia della sostenibilità e celerità del percorso amministrativo. Mi auguro che in questo ci sia la collaborazione di tutti gli interessati per arrivare al completamento del piano entro il mese di settembre». Dietro la questione dei comparti c’è un continuo proliferare di voci e speculazioni di tutti i tipi: pressioni politiche anche interne al centrosinistra, l’interesse della “lobby dei costruttori”, “l’ira” dei proprietari. L’accusa è quella di immobilismo. «L’accusa di immobilismo è un tema riproposto da più parti, evidentemente, in mancanza di altri argomenti. Devo ripetermi nel ricordare che numerosi procedimenti di pianificazione erano quiescenti e privi di qualunque atto propulsivo, quando non affetti da vere e proprie illegittimità. Devo inoltre ricordare che quasi la metà dei permessi a costruire rilasciati nell’ultimo anno, non è stata ritirata. Questo evidenzia che se un immobilismo esiste nel settore dell’edilizia non può essere imputato all’amministrazione comunale, ma alla crisi economica che rende molto problematici gli investimenti delle imprese, le quali non hanno la certezza (contrariamente a quanto accadeva anni addietro) di trovare acquirenti per gli immobili realizzati. Su questo credo vada avviata una profonda riflessione della città, che parta da una indagine sull’effettivo fabbisogno edilizio». Tra le voci che circolano c’è quella di un’area del centrosinistra che si riconosce in Piero de Nicolo, che starebbe chiedendo espressamente le sue dimissioni. Quanto c’è di vero? «A me non risulta. Con Piero de Nicolo i rapporti sono cordiali e di stima reciproca, diretti anche a raccordare nel migliore dei modi le rispettive aree di attività al fine di potenziare l’operatività della Multiservizi». Come giudica questo suo primo anno di lavoro come assessore? Quali le priorità dei prossimi mesi? «Quella di assessore è per me un’esperienza molto impegnativa e comunque una novità assoluta, dato che non ho mai ricoperto in passato cariche pubbliche. Il rapporto con la giunta e con Paola Natalicchio è ottimo e stimolante perché ci si confronta sul modo migliore per interpretare i bisogni della città. Le priorità e gli obiettivi sono molti. In primo luogo quello di un impegno più incisivo sulle tematiche ambientali, che sono quelle che anche a breve termine potranno incidere più direttamente sulla qualità della vita dei cittadini e che potranno determinare una effettiva discontinuità nella gestione del territorio. Abbiamo cominciato con il Piano delle coste, con il Piano della mobilità sostenibile, con la progettazione delle piste ciclabili, ma molto c’è da fare soprattutto per la gestione del verde e con la redazione del rapporto ambientale, strumento che ci consentirà di fare un bilancio dell’attività amministrativa in chiave di sostenibilità ambientale; sicuramente non mancheranno le occasioni di confronto su temi importanti con le tante sedi di discussione e di partecipazione che si stanno attivando in città».Un anno dopo la tornata elettorale che ha terremotato gli equilibri politici cittadini, eleggendo a sindaco del centrosinistra Paola Natalicchio, è tempo di bilanci anche per il centrodestra, dopo il clamoroso ko del candidato sindaco del centrodestra Ninnì Camporeale, la perdita della città dopo 12 anni di ininterrotto governo cittadino e la clamorosa battuta d’arresto del sen. Antonio Azzollini alle europee di maggio, che sembra decretarne il definitivo tramonto. Pietro Mastropasqua, avvocato, 34 anni, consigliere comunale di Fi è uno dei volti nuovi del centrodestra cittadino e sembra avere le idee chiare: per tornare a vincere servono forze nuove. Partiamo dagli “anniversari”. Amministrazione Natalicchio un anno dopo: qual è il suo giudizio? «Assolutamente negativo. La città è impantanata. L’economia boccheggia. I cittadini stanno peggio di prima. L’amministrazione non mantiene le promesse fatte in campagna elettorale e come tale fa perdere credibilità a tutta quanta la politica. I grandi problemi non vengono affrontati in alcun modo. I piccoli problemi non si riescono neppure lontanamente a risolvere. Molfetta è ferma ad attendere soluzioni che non arrivano. L’amministrazione e la maggioranza non riescono a programmare e sono incapaci politicamente di promuovere azioni a tutela dei cittadini. In materia di sicurezza, urbanistica, sviluppo economico, tasse e lavoro non si è ancora ben compreso quale siano i programmi e le idee. Si continua con la propaganda e con la distribuzione delle prebende (vedasi l’ultima nomina alla cultura) agli amici, senza tenere conto del merito e delle promesse elettorali». Cosa avrebbe fatto un’amministrazione targata centrodestra di diverso rispetto a quanto visto finora? Come agirebbe lei dai banchi della maggioranza? «Con i “se” e con i “ma” non si va da nessuna parte. È impossibile fare questi giochetti date le molteplici variabili esistenti. Inoltre, questa domanda andrebbe posta a Ninni Camporeale che sarebbe stato il sindaco e avrebbe determinato le scelte amministrative. Comunque, per quanto mi riguarda posso dire che avrei voluto un’amministrazione più coraggiosa di quella esistente, meno “ideologica” e più vicina ai problemi delle persone». Ci faccia qualche esempio pratico... «Ad esempio, sul fronte porto: ma può mai essere che una seria amministrazione non riesca a chiedere il dissequestro da oltre un anno? Può mai essere che una amministrazione non sappia cosa fare dell’opera porto? L’opera c’è e i danari pure ma, quali siano le intenzioni dell’amministrazione non è dato saperlo. Ancora, sul fronte bilanci l’amministrazione si è lanciata in spericolate operazioni di riconoscimento di debiti fuori bilancio, mettendo a rischio i conti di Molfetta. Ancora, sul fonte tasse, l’amministrazione aumenta le tasse (in primis, la Tares di 2,5 euro) e i costi sulle famiglie per i servizi senza un reale miglioramento degli stessi. In definitiva io vorrei un’amministrazione coraggiosa e coerente con i propri impegni! Mi ritrovo, come cittadino, un’ amministrazione comunale paurosa e incoerente rispetto alle tante promesse della campagna elettorale». Il centrodestra è uscito con le ossa rotte dal ko elettorale dello scorso anno. A che punto siete nella ricostruzione del consenso perduto? «Ritengo che Molfetta sia e rimanga una città moderata e lontana dagli estremismi di questa amministrazione e di molti di questa maggioranza. Occorre rilanciare l’azione politica e ricostruire lo schieramento alternativo a questa sinistra. Bisogna ripartire dalla gente! Coinvolgere i cittadini e ascoltare le persone, proponendo soluzioni. È importante riconquistare la fiducia della gente verso la Politica e quest’ultima deve imparare a mantenere ciò che promette. Al contrario, mi ripeto, quest’amministrazione ha già strappato il proprio programma elettorale». Lei è tra i cittadini promotori di un comitato spontaneo per i problemi di Molfetta. Di che si tratta? «Da poco è in atto un tentativo di dialogo tra le nuove leve ed energie delle diverse forze politiche alternative alla sinistra che ritengono di fondamentale importanza avviare un processo di rinnovamento di persone e di idee. Con Antonello Pisani, Giacomo Rossiello, Robert Amato, Saverio Bufi, Paola Latino, Gerardo de Marco, Pino Catalano, Michele la Grasta, Salvatore Mancini, Raffaele Bronzuoli, Domenico Altamura e tanti altri cittadini, stiamo discutendo del futuro politico di Molfetta. Desideriamo far ritornare la Politica, quella vera, delle idee e dei fatti, protagonista della nostra Molfetta». La divisione tra Forza Italia e Ncd ha scosso anche la destra molfettese: quali sono i rapporti con il senatore Azzollini? È ancora lui il dominus della destra cittadina? «È da qualche tempo che non trovo – nel senso fisico del termine – il senatore Azzollini! In realtà, non vi sono state neppure occasioni di carattere politico (ma alla commemorazione del sindaco Carnicella, l’ex sindaco Azzollini ha ignorato i suoi ex compagni di partito, probabilmente è risentito e li considera traditori, ndr). Il senatore e il suo gruppo hanno deciso di transitare nel Ncd, in tanti non abbiamo condiviso assolutamente questa scelta politica e abbiamo deciso di percorrere un’altra strada. Noi rispettiamo le scelte di tutti quanti, ma siamo in tanti a pensare che il dividere le forze non sia stata una scelta saggia. Nel Ncd abbiamo molti amici, in primis – ma non solo – i consiglieri comunali insieme ai quali stiamo affrontando proficuamente questa esperienza di opposizione alla Giunta Natalicchio. Collaboriamo attivamente, ma nessuno ci può chiedere di condividere la loro scelta che a livello nazionale significa, innanzitutto, un’alleanza con il PD». Ma con il senatore quindi, ci sono ancora margini d’intesa? Oppure pensate di aggregare nuove energie facendo a meno del suo apporto? «Antonio Azzollini resta un senatore della Repubblica e, dunque, una figura istituzionale della città e leader del NCD cittadino. Se si vuole tornare a vincere a Molfetta occorre ricostruire l’intera area dei moderati di centrodestra e di tutti quanti non si ritengano di sinistra, proponendo nuove forze, aggregando nuove energie, ripartendo da una agenda politica condivisa che non veda padroni o superuomini/superdonne, ma che favorisca la nascita di una squadra in grado di rispondere alla esigenze della città. Questa è la sfida che abbiamo lanciato con il “comitato civico spontaneo” che non è un’associazione o un partito, bensì un “luogo” di confronto sulle problematiche reali e giornaliere dei cittadini. È un movimento che parte dalle strade, dall’ascolto e dal dialogo con i molfettesi. Noi vogliamo essere con i cittadini, al loro fianco! Noi siamo tra di loro e non vogliamo essere arroccati in lontani centri di potere e di poltrone dove si smistano favori e si pagano le cambiali elettorali. Una cosa è certa: abbiamo l’ambizione di far nascere da questo “laboratorio”, insieme, ciascuno con le proprie specificità, l’alternativa a questa sinistra inconcludente e parolaia e alla “brutta e vecchia” politica di destra e sinistra». Molti opinionisti hanno attribuito la sconfitta elettorale di Ninnì Camporeale a una sorta di autoritarismo amministrativo imposto dal senatore. E’ il senatore il primo responsabile della sconfitta di un anno fa? «La sconfitta elettorale di Ninni Camporeale ha mille concause. Una è sicuramente quella di non essere stato in grado di presentare un progetto di rinnovamento! Ne abbiamo già parlato nell’ultima intervista. È inutile ripetersi. Mi spiace dirlo: non siete stati attenti osservatori in questi anni. Le fibrillazioni politiche e le critiche interne ci sono sempre state nel centrodestra, ma si riusciva a fare molta sintesi politica». Non si può negare però che nei suoi anni al potere, il senatore abbia dato l’immagine dell’uomo solo al comando e gli altri, lei compreso, a seguire. Pensa che le cose siano andate davvero così? «Anche nell’attuale maggioranza non vedo “cuor di leoni”. Gli attuali consiglieri sono tutti molto legati dal vincolo politico di maggioranza. Ho conoscenza di qualche “mal di pancia”, ma gli atti concreti sono a “zero”. Eppure, sarebbero molteplici i motivi per dissentire dall’indirizzo politico dell’attuale amministrazione; dove sono finiti tutti coloro che, da consiglieri, avrebbero vigilato affinché le promesse elettorali fossero mantenute?! Anche Voi di “Quindici” sembra - posso sbagliare, ovviamente - che abbiate perso un po’ di “smalto” e un po’ di vis polemica da quando si è insediata la nuova giunta. Due parole sulla figura del sindaco: attualmente, per il sistema vigente, ha molti poteri e altrettante responsabilità. Un sindaco orienta in modo decisivo le scelte per la città che amministra. Sicuramente Antonio Azzollini è stato un sindaco “forte” e decisionista. Molte scelte della passata amministrazione sono state condivise da tutti, altre sono state frutto della volontà del sindaco. Ciò detto, io non rinnego nulla, non sono un vigliacco e mi ritengo una persona coerente che ha sempre, e sottolineo SEMPRE, rivendicato la propria libertà. Mi sono sempre mosso con responsabilità e nell’interesse superiore della città, senza condizionamenti di alcuno. Chi mi conosce e mi ha sostenuto in questi anni lo sa bene! Ma, basta guardarsi indietro! Ora bisogna andare “oltre… avanti!». In consiglio comunale si sono viste due opposizioni. Una pur incalzante, pacata e propositiva; un’altra arrembante, ma scomposta e troppo spesso sguaiata. Semplificando: il centrodestra di Tammacco e Mastropasqua e quello di Caputo. Non crede che certe uscite di quest’ultimo abbiano danneggiato tutta la minoranza? Non ha mai pensato di prendere le distanze da certi toni? «Ognuno nella vita, e nella politica, risponde per i propri atti. Mariano Caputo preferisce una opposizione più “colorita” e gridata. Forse è un po’ teatrale, ma non ha mai superato certi limiti. Comunque, se proprio dobbiamo fare questo tipo di osservazioni, il sindaco è incline alle “piazzate” ed utilizza con molta facilità toni e parole spesso “fuori dalle righe”. La presa di distanze da qualcuno e qualcosa, in politica, è una cosa seria, non basta qualche parola in più, oltretutto su questioni fondate e corrette nel merito. Sicuramente prenderò le distanze da chiunque compia atti contro Molfetta e contro i molfettesi! Questo si! Lo posso promettere senza se e senza ma. Detto ciò, resta il fatto che personalmente prediligo una opposizione dura, seria, propositiva e nell’interesse della città. Così come preferisco un sindaco pronto ad ascoltare le critiche e i suggerimenti dell’opposizione, ad un sindaco – come l’attuale – chiuso sulle proprie posizioni e sordo alle critiche».

Autore: Onofrio Bellifemine
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