Finalmente! Era ora che i giovani si svegliassero dal loro torpore e scendessero in piazza per rivendicare i loro diritti e soprattutto il diritto al futuro. In realtà, a loro oggi è stato tolto anche il presente e il passato da chi governa l’Italia in modo sconsiderato, e da chi controlla l’informazione e la testa delle persone. Ma i giovani stanno avendo uno scatto di orgoglio, ribellandosi al lavaggio del cervello mediatico, al quale sono sottoposti da anni da chi si considera anche padrone delle loro menti e perfino della loro anima. Il grande fratello Berlusconi non è riuscito a piegare e soprattutto a comprare le forze sane del Paese e i giovani che riescono ancora a ragionare con la propria testa. Certo, ce ne sono ancora tanti annichiliti dalla propaganda del regime berlusconiano che non si rendono conto della drammatica realtà della mancanza di posti di lavoro e di prospettive future, anche a fronte di una formazione sempre più scadente, grazie alla distruzione della scuola pubblica (ultima killer in ordine di tempo la ministra Gelmini, contro cui i giovani giustamente protestano) e della mancata politica dell’occupazione. Ad essere favoriti oggi sono soltanto coloro che sono legati al regime del centrodestra e ai suoi boss che distribuiscono posti a raffica, come le ultime cronache dimostrano, oppure coloro che sono ricchi e non hanno problemi di ricerca del lavoro avendo a disposizione l’azienda di famiglia oppure la possibilità di essere inseriti in un posto pubblico garantito e che, perfino, si possono permettere il lusso di non fare nulla, grazie alle rendite politiche. Ma la gente comune, anche il ceto medio, è ridotta sempre più in povertà, non riesce ad andare avanti e soprattutto non vede prospettive. I problemi italiani, invece, sembrano essere solo quelli della giustizia, con un presidente del Consiglio che fugge come un latitante e quelli sessuali di un Berlusconi che insegue ragazze minorenni, novello Dorian Gray, nel mito dell’eterna giovinezza, mentre tutt’intorno i suoi servi rubano e saccheggiano a più non posso le risorse pubbliche, certi dell’impunità e delle scappatoie che le leggi ad personam permettono loro. E’ questo lo scenario reale del Paese che viene nascosto agli italiani da un’informazione controllata e da giornalisti “comprati e venduti” con un sostanzioso assegno o con lucrose poltrone. E si comprano anche i deputati con un mercato vergognoso, che viene taciuto anche dall’autorità morale, tacitata anch’essa con qualche prebenda. I giovani oggi hanno deciso di cominciare a ribellarsi, l’occasione è stata la riforma Gelmini che condanna la scuola pubblica alla marginalità e loro all’eterna precarietà. Chi come noi ha partecipato al ’68, non può non apprezzare questo movimento di studenti che comincia a scuotersi e a dire no ad un futuro modellato da altri, che non corrisponde alle loro aspettative. E’ difficile, oggi, avere 20 anni, lo era anche nel ’68, ma allora qualcosa si vedeva all’orizzonte, oggi l’orizzonte è cupo o non esiste. Ecco perché i giovani vanno incoraggiati: cambiate il mondo, non lasciate che lo cambino gli altri al posto vostro, perché in quel mondo dovete vivere voi, non loro. Giustizia, eguaglianza, solidarietà, ambiente (sarà la vostra casa di domani), pace, libertà quella vera con diritti e doveri, non quella di Berlusconi che permette ad ognuno di fare il proprio comodo, arricchendosi sulla pelle degli altri dei più deboli: questi sono i temi per i quali occorre battersi. E ora, in vista del Natale, ci piace ricordare, ancora una volta, gli auguri scomodi di don Tonino Bello: Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la carriera diventa idolo della vostra vita; il sorpasso, il progetto dei vostri giorni; la schiena del prossimo strumento delle vostre scalate. Diventate sovversivi, diceva il nostro amato vescovo ai giovani: “il cristiano autentico è sempre un sovversivo, uno che va controcorrente”. Anche contro una parte della chiesa omologata a Berlusconi, schiacciata su una destra, in cambio di favori, una chiesa che sta con i ricchi e dimentica i poveri, una chiesa che tace. Dovete, invece, essere fieri di rappresentare una minoranza, soprattutto una minoranza di apoti, che non si fa infinocchiare. Nella nostra vita siamo sempre stati orgogliosi di appartenere a una minoranza, ma sono le minoranze quelle che fanno la storia, che cambiano il mondo, che fanno le rivoluzioni (del resto, rovesciare il tiranno, è legittimo), non il popolo addomesticato dal principe. Le minoranze hanno fatto la Resistenza e il ’68. Spesso vi manca la fiducia nelle vostre forze, nelle vostre potenzialità, ma voi dovete essere consapevoli che potete costruire un mondo nuovo giorno dopo giorno, pietra su pietra, un mondo in cui trionfi la dignità, la libertà e la solidarietà contro un individualismo sfrenato. Combattete le forme di populismo consensuali che servono a gestire il potere in nome del popolo. Sollevate la questione morale, rivendicate il merito, non l’opulenza a tutti i costi, perché porta irrimediabilmente alla raccomandazione. Non emarginate gli adulti e i vecchi, non è odiando loro che si va avanti, ma il percorso va fatto insieme, arricchendosi delle loro esperienze e attingendo alla loro saggezza. Rivendicate il diritto di vivere nel vostro territorio, perché lo amate, di lavorare nel vostro territorio, di non essere costretti ad emigrare perché qui non ci sono spazi per esprimere le proprie potenzialità. Ma cacciate i mercanti dal tempio, quella classe dirigente che è abbarbicata sulle poltrone, non per servire, gli altri, ma per servirsi di loro per il proprio tornaconto. Scendete pacificamente in piazza ogni volta che potete, rivendicate il diritto di protestare democraticamente, per far conoscere agli altri la drammatica realtà occultata dal Grande Fratello. Fate del rigore morale la vostra bandiera. La conoscenza e l’informazione significano potere ed emancipazione, per questo il potere li opprime. Difendete la libertà di informare e di essere informati, è la vostra libertà, è il vostro potere. Mi piace, in questi giorni, che si parla di Gaetano Salvemini, in occasione della presentazione degli atti per il cinquantenario della morte, ricordare quello che il grande storico antifascista molfettese diceva: i giovani debbono aver fede in se stessi, e cioè non debbono cercare di mettersi al seguito di uomini vecchi o nuovi; essi debbono lasciarsi guidare dalla loro ragione, non debbono prender nulla alla leggera, e debbono studiare, studiare, studiare. Non è, forse, quello che chiedete nella vostra protesta contro la riforma Gelmini? E concludiamo con le parole del filosofo francese Michel Foucault: forse ai nostri giorni l’obiettivo non è di scoprire quello che siamo, ma di rifiutare quello che siamo. Questa è una buona traccia da cui partire. Buon cammino e che il nuovo anno sia di speranza e di svolta per l’Italia e per Molfetta. E’ l’augurio che facciamo ai giovani e a tutti i lettori di “Quindici”.
Autore: Felice de Sanctis