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Il rischio di essere poeta. Gianni Palumbo all’Aneb
15 giugno 2017

Nella sede dell’Aneb (Associazione Nazionale Educatori Benemeriti) la poetessa Ada de Judicibus mette a disposizione una raccolta inedita di poesie di stampo civile. Introduce la kèrmesse culturale il prof. Gianni Antonio Palumbo, apprezzato redattore di “Quindici”: «La poesia ha un valore universale, la poesia “non sbandierata” di Ada De Iudicibus stigmatizza i mali della società, essendo consapevole del rischio di essere poeta e scegliendo di non “autoesiliarsi nella torre eburnea” della propria casa ma di assumere il ruolo di didattica della bellezza». In seguito l’interpretazione e la voce melodiosa di Lucia Amato legge una serie di componimenti come “Il rischio”, “L’indifferenza” in cui il topos principale è l’apertura al mondo della poetessa con tutte le sue conseguenze. Man mano la tensione lirica sale con poesie che mettono in atto tematiche sociali come l’emigrazione, la poetessa paragona i migranti ad “uccelli senza ali” che compiono un “volo tradito” e la violenza contro il mondo indifeso dei bambini, il testo poetico “Gioco tradito”, infatti, riprende la tematica dei “Fratelli Karamazov” di Fëdor Dostoevskiji, in cui l’autore attribuisce la morte prematura dei bambini all’opera di un “giardiniere distratto”. Successivamente la protagonista dei componimenti è Molfetta, città natale della poetessa, descritta con attaccamento e rispetto nella poesia “Case del Borgo Antico” con tutti i suoi odori e rumori, attaccamento rivolto anche ai suoi abitanti nel componimento “Alla mia gente”. In seguito su Molfetta vengono calate le ombre della guerra che ha mietuto tante vittime, la poetessa mette in atto una contrapposizione tra morte e vita, citando anche grandi classici internazionali. La protagonista del primo componimento è Rosa Picca, donna molfettese, deturpata da un soldato ebbro e abbandonata al suo triste destino, in cui vengono ripresi motivi della “Cavalleria Rusticana” di Pietro Mascagni. Mentre nel testo poetico “Soldato al bagno”, il soldato protagonista viene paragonato al Pelide Achille cantato dal grande Omero nell’Iliade. Dal microcosmo molfettese si passa al macrocosmo italiano in cui l’Italia tratteggiata dalla poetessa è un “amore amaro”, una madre che si concede facilmente, una delusione. Infine viene affrontata la tematica dell’educazione in un componimento simpatico riguardante la vita privata della poetessa: il suo rapporto con la nipote. Ragazza paziente e gentile, che le ha insegnato come usare il pc, ammettendo che «ogni età può essere maestra». La poesia di Ada è «ricca di pathos che non diventa mai pathetismo, intrisa di una lucida riflessione, impreziosita da una musicalità della parola».

Autore: Marina Francesca Altomare
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