Il partito di Vendola anche a Molfetta riparte da SEL
MOLFETTA - Silvio Salvemini (segretario SEL Molfetta) a nome dei compagni SEL di Molfetta ha diffuso un comunicato stampa sui recenti contrasti all’interno del partito di Nichi Vendola.
«La fuoriuscita di una dozzina di parlamentari da SEL ha indubbiamente creato sconcerto nella nostra comunità. Pur rispettando le scelte e i percorsi di ognuno, non ci hanno convinto né le motivazioni politiche che hanno portato a tale frattura né il metodo con cui si è consumata. Al di là dell’episodio scatenante avvenuto in parlamento con il voto sul decreto IRPEF, non ci convince l’idea che in Italia non vi sia più spazio per un autonomo partito di sinistra, plurale, vicino alle istanze dei più deboli, aperto alle contaminazioni delle lotte che nascono dai territori.
I governi delle larghe intese da Monti, passando per Letta, a Renzi avrebbero dovuto essere parentesi temporanee. I loro compiti dichiarati consistevano nell’approntare manovre economiche utili a far uscire il Paese dalle secche della crisi e nel contempo riformare le istituzioni per adeguare il nostro sistema agli standard di una democrazia al passo coi tempi. Eppure i dati economici confermano, semestre dopo semestre, come la nostra produzione industriale non riparte, non si scorge all’orizzonte una ripresa dell’occupazione, mentre si continuano inesorabilmente a smantellare stato sociale e tutele contrattuali. Sono dati incontrovertibili quelli diffusi dall’ISTAT pochi giorni fa: aumento del tasso di disoccupazione al 12,6%, oltre 3 milioni di disoccupati (26.ooo in più rispetto al mese scorso) destinati ad aumentare nei prossimi mesi, imprese che continuano a chiudere o a essere vendute a multinazionali straniere, indifese rispetto alla concorrenza globalizzata. Nell’eurozona restiamo il fanalino di coda insieme a Grecia e Spagna, guarda caso a seguito dell’applicazione delle medesime ricette di austerità imposte da BCE FMI e UE, il cui esito per noi è stato il raddoppio del numero di disoccupati e del livello di povertà. Si persevera nell’intervenire con tagli di spesa lineari che vanno a colpire soprattutto servizi essenziali ai cittadini a danno degli enti locali, senza scalfire minimamente le reali sacche di spreco di denaro pubblico dovuto principalmente a corruzione e a clientele. Dati comparabili a un’economia in tempo di guerra ed è probabile che proprio in una tale situazione di difficoltà gli italiani abbiano voluto affidarsi allo scalpitante uomo nuovo della provvidenza, sostenuto dal favore mediatico di una artificiosa polarizzazione della contesa politica.
L’esperienza della lista “l’Altra Europa con Tsipras”alle ultime Europee, pur con tutte le sue criticità, ha rappresentato per noi una tappa obbligata per uscire dal cono d’ombra in cui eravamo finiti e un punto da cui ripartire per tornare a dar voce alle domande di cambiamento di chi oggi vive sulla propria pelle le difficoltà di una crisi economica che non sembra lasciare scampo a molti.
Dubitiamo fortemente che la vocazione maggioritaria di veltroniana memoria, oggi evoluta nel “partito unico della nazione” con venature cesaristiche da parte del suo leader Matteo Renzi, sia in grado di mettere in campo quelle profonde riforme strutturali del sistema Paese, tali da farci uscire da un declino che appare inarrestabile. Soprattutto se i presupposti per le riforme dello Stato hanno come fondamento il “patto del nazareno” con l’evasore Silvio Berlusconi, o le piccole larghe intese col suo ex delfino Angelino Alfano. In un tale sconfortante scenario è ancor più necessario rilanciare con convinzione il progetto politico di Sinistra Ecologia e Libertà, archiviando definitivamente l’insuccesso elettorale alle ultime politiche di “Italia Bene Comune”. Riteniamo indispensabile riconnettere quella rete di esperienze praticate dai territori e dalle amministrazioni locali, incentrate su cambiamento e innovazione, spesso lasciate agire in completo isolamento e senza riferimenti di un metodo più organico e strategico. In questa chiave riteniamo utile ripensare modalità di confronto e forme organizzative al nostro interno.
Non si può prescindere da un riferimento importante come l’esperienza di questi dieci anni al governo della Regione Puglia, durante i quali sono stati colti importantissimi risultati in svariati ambiti: tutela ambientale, politiche energetiche da fonti rinnovabili, start-up dell’innovazione, formazione, politiche giovanili, turismo, cultura (solo per citarne alcune). Anche in vista del rinnovo del governo regionale dell’anno prossimo è necessario creare subito le condizioni per ribadire con orgoglio quanto di meglio e innovativo è stato fatto in questi anni, riconosciuto più a livello europeo che in casa nostra, in modo che non vadano dissipati gli ottimi risultati raggiunti fin qui e si possa completare quel percorso rivoluzionario nato con la “primavera pugliese”. Di conseguenza riteniamo fondamentale l’apporto innovativo che Nichi Vendola ha saputo e saprà dare all’interno dello scenario politico nazionale, rafforzato dalla sua esperienza di questi anni alla guida della Regione Puglia. Serve tornare a intrecciare esperienze, percorsi, lotte per riconnettere una sinistra plurale, autonoma, propositiva, non marginalizzata negli spazi angusti di una protesta fine a se stessa, ma in grado di avere risposte alle tante fragilità che stanno investendo la società italiana.
Risulta dunque incomprensibile l’accusa che i fuoriusciti muovono a SEL, circa l’aver smarrito nell’ultimo anno la sua ragione fondante quale forza impegnata nel costruire alternative di governo. Il nostro partito si è reso protagonista in tante occasioni di progetti politici che hanno saputo ben interpretare le richieste di cambiamento che si sono levate dai territori, con la netta discontinuità rispetto a radicate prassi delle solite cricche di potere. A livello nazionale il governo delle larghe intese non può assolutamente renderci complici del massacro sociale che sta avvenendo nel nostro Paese e non possiamo che essere interpreti del malessere di tanti cittadini che non riescono a trovare ascolto e risposte nelle istituzioni. Serve recuperare quelle pratiche sociali proprie dei corpi intermedi e al tempo stesso dialogare costantemente con tutte le forme di impegno civico portatori di valori essenziali per una sinistra rinnovata: pace, diritti civili e di libertà, difesa dell’ambiente e del territorio, integrazione, tutela dei beni comuni. Solo così potremmo accrescere consenso in Italia e in Europa, con pensieri e tempi lunghi, liberi dai condizionamenti delle scadenze elettorali, per provare a costruire un’alternativa di governo che abbia come fondamenta una visione di società completamente diversa e che guarda al futuro.
Provare a incalzare le altre forze politiche sulla base di temi e obiettivi concreti, che possano trovare convergenze ampie all’interno delle aule parlamentari in un confronto dialettico anche aspro, ma mai asservito a chicchessia. In un passaggio di fase così complesso come quello che stiamo attraversando, è illusorio rifugiarsi in calcoli e tatticismi votati all’autoconservazione che rischiano di rendere la nostra azione politica inefficace. E’ tempo di buttare il cuore oltre l’ostacolo, di compiere scelte nette in grado di scompaginare il quadro. Noi lo abbiamo appreso dall’esperienza vissuta un anno fa a Molfetta, pur nella sua specificità, quando abbiamo avuto la dimostrazione che impegnarsi con costanza e determinazione in un progetto politico incentrato sulla discontinuità col passato, offrendo all’elettorato una precisa scelta di campo sulla base di un programma di governo innovativo e partecipato, è possibile rompere gli schemi di uno scenario cristallizzato da radicate logiche di potere e riuscire in tal modo a sovvertire qualsiasi pronostico. In questa chiave vorremmo mettere a disposizione dei compagni di strada la nostra esperienza e fare sistema con tante altre che in giro per l’Italia provano quotidianamente a mettere in campo soluzioni efficaci di cambiamento. Siamo convinti che in questo modo sarà possibile proiettare le nostre comunità nell’ottica di un’Europa più solidale, più equa, più rispettosa dell’ambiente e garante dei diritti civili».