Fra alcuni giorni celebreremo (se possiamo usare tale verbo nella specifica circostanza) il terzo anniversario del sequestro del Cantiere per la costruzione del nuovo porto commerciale di Molfetta. In una singolare concomitanza temporale di eventi, la scorsa settimana, presso il Tribunale di Trani, si è tenuta la prima udienza del processo a carico del Sindaco (ex) di Molfetta, di alcuni Funzionari delle Imprese appaltatrici del Nuovo Porto Commerciale di Molfetta e di alcuni Dirigenti e Funzionari comunali, per gli illeciti (presunti, da dimostrare) accertati dagli Inquirenti, sull’appalto e l’esecuzione dei lavori. L’udienza di fatto, non ha prodotto nulla – ci dice la cronaca – perché tutto è stato rinviato al14 ottobre. Desideriamo qui fare una cronistoria, sulla base delle nostre conoscenze, sul concatenarsi delle situazioni e degli eventi che hanno provocato uno sbocco così drammatico: il sequestro del Cantiere e la richiesta di rinvio a giudizio di decine di personaggi legati alla costruzione del nuovo porto. Concluderemo con una rapida esposizione delle posizioni che il sequestro, l’inchiesta e il blocco dell’ennesima, costosissima opera pubblica hanno sviluppato nel tempo, nell’opinione pubblica. UNA BREVE CRONISTORIA Il nuovo Porto! Un’opera grandiosa; fortemente voluta dal Centrodestra locale e sponsorizzata dal suo leader, il senatore Antonio Azzollini. I lavori, dopo una lunga, complicata opera di espletamento degli iter burocratico/ normativi, reperimento dei finanziamenti da inserire nelle “leggi finanziarie” dello Stato, espletamento delle gare di appalto (risultarono vincitrici tre Imprese specializzate: C.M.C., S.I.Dra, P. CIDONIO; con capo-fila la C.M.C (Cooperativa Muratori e Cementisti di Ravenna), iniziarono con notevole spiegamento di mezzi e risorse. L’importo iniziale dell’appalto risultò essere pari a € 72.000.000,00 circa (oggi, il tabellone riportante la denominazione dell’Opera, parla di € 61.300.000,00); finanziati, come detto, dalle varie leggi finanziarie in capitoli di spesa specifici. Da documenti ufficiali, il totale delle varie tranches dei finanziamenti, assomma alla ragguardevole cifra di € 168.900.000,00. L’ente proprietario della costruenda infrastruttura è la Regione Puglia titolare della portualità pugliese (all’epoca amministrata dalla Sinistra); il Committente, il Comune di Molfetta, amministrato dal Centro Destra, con sindaco in carica il Senatore Azzollini che, fra gli altri incarichi, ricopriva anche quello di Presidente della ‘V Commissione Bilancio del Senato’. I lavori, iniziati nel 2009, andarono avanti, abbastanza speditamente, per i successivi anni, fino al 2013. I problemi – fisiologici – in un’opera così importante, non mancarono. Ci si… accorse? che nel fondale marino dell’area del nuovo Porto, giaceva un numero abnorme di ordigni bellici che costituivano un serio pericolo per l’incolumità degli addetti ai lavori. C’è da dire che l’esistenza degli ordigni era largamente nota: fra le altre attività propedeutiche all’inizio dei lavori, furono eseguite delle prospezioni dei fondali (anche per avere una esatta dimensione del lavoro di creazione del fondo marino) che consentisse l’accesso di navi di una certa dimensione fra le quali navi porta-containers e traghetti. Un filmato ben fatto, su supporto DVD, distribuito quale gadget elettorale del Centro Destra nelle elezioni amministrative del 2008, mostrava l’aspetto che avrebbe avuto la struttura una volta in funzione. Furono recuperati circa 50.000 ordigni inesplosi, con l’intervento di reparti specializzati della M.M.. Alcuni furono fatti brillare in cave idonee allo scopo; altre furono fatte brillare in mare; notevole fu lo spettacolo di una grossa bomba, fatta esplodere al largo di Molfetta: l’allora Sindaco fu lui stesso ad azionare il detonatore! Mentre veniva prolungata l’esistente ‘Diga Foranea Salvucci’ (realizzata, negli anni Cinquanta del secolo scorso, a difesa dell’attuale porto dalle burrasche da tramontana), veniva allestita una piattaforma – il bacino di colmata – che avrebbe costituito l’approdo principale delle navi e il piazzale di movimentazione delle merci. Si effettuò un primo dragaggio leggero, eseguito dalla draga “Vlaanderen XVI”; seguito poi da un altro più pesante, fatto dalla grandiosa draga “Machiavelli” di proprietà della società ‘Jan de Nul’, sede in Lussemburgo. (Foto 3 e 4). Per entrambe le operazioni di dragaggio, le acque e gli “inerti” dragati vennero convogliati nel bacino di colmata, che per l’occasione fu completamente rivestito di materiale impermeabile (Foto 2), mentre attraverso un’apertura a stramazzo, l’acqua scaricata con gli inerti, veniva fatta tracimare all’esterno del bacino, nello specchio d’acqua antistante il Santuario della M. dei Martiri; gli inerti avrebbero costituito materiale di riempimento del bacino, per la formazione del piazzale merci. Per inciso, nessuno è in grado di conoscere la composizione degli inerti “grattati”dal fondale, come detto, pieno anche di ordigni bellici, più o meno integri! Altro probabile ‘danno ambienta-le’ incombente: lo specchio d’acqua antistante la Basilica, a causa dello scarsissimo ricambio d’acqua, unito al progressivo apporto di sabbie e detriti che vengono spinti – durante le mareggiate – attraverso le quattro condotte che lo collegano al mare aperto, sta sempre più assumendo l’aspetto di una palude di acquamarina. La foto ripresa in fase di bassa marea è eloquente! Il sequestro dell’attività non ha permesso lo smantellamento, adesso che il viadotto è costruito, del terrapieno che collega la terra ferma al molo Salvucci; lo scambio di acqua avviene solo attraverso le quattro condotte (Foto 5 e 6). PESANTE PENALE E SEQUESTRO DEL CANTIERE Venne costituita una nuova società: ‘Molfetta Newport S.c.a.r.l.’, (di proprietà del Comune di Molfetta(?)) – costituita da C.M.C, S.I.Dra. e P. Cidonio) con sede in Ravenna. Società (specializzata in “opere portuali”, recita il sito) che avrebbe anche dovuto creare i presupposti per la promozione commerciale del nuovo porto di Molfetta. Di questa Società ci saranno sicuramente bilanci, verbali di attività del Consiglio di Amministrazione (erano stati nominati Presidente, membri del Consiglio, ecc.), ma non si hanno notizie certe su tali bilanci ed attività svolte in anni di esistenza del sodalizio. La costruzione dell’opera procedeva a ritmo sostenuto: i lavori iniziati il 21/03/2008, avrebbero dovuto essere completati entro il 02/04/2015 (quanto riportato sul tabellone esistente in Cantiere). Nel corso degli anni, intanto, vi furono almeno due ispezioni del Corpo Forestale dello Stato presso gli uffici del Comune, per acquisire documentazione relativa al progetto, all’appalto. Qualcosa non andava? Intanto, si capì che la presenza, forse sottostimata, del grandissimo numero di ordigni (si stima ve ne siano circa centomila, fra i quali, anche ordigni a caricamento speciale: leggi, ordigni caricati a gas come iprite – il famigerato “gas mostarda” – fosgene e altri*) avrebbe certamente fatto slittare il crono-programma dei lavori. L’A.T.I. (capo fila la C.M.C.) aprì un contenzioso con il Comune, chiedendo danni per € 7.800.000,00. Il Comune chiuse la lite, versando la penale all’A.T.I.: i lavori ripresero normalmente, anche se con le dovute cautele. Si cominciò a predisporre le opere di banchinamento sul molo foraneo, in avanzato stato di completamento, mentre veniva realizzato il “molo a sperone” sul lato a mare del molo S. Michele nel vecchio porto. C’era un via-vai di mezzi pesanti che, provenendo dalle cave e passando davanti alla Basilica della M. dei Martiri, trasportavano materiale di riempimento (calcestruzzo, rocce e pietrame) per la formazione delle opere e dei moli; arrivò ed entrò in funzione un natante in grado di costruire e porre in opera cassoni di calcestruzzo, che una volta terminati, sarebbero stati riempiti di inerti, affondati ed avrebbero formato le banchine di attracco sul molo foraneo (Foto 7). Alcuni di questi, manufatti galleggianti ma non assicurati, giacciono pericolosamente ancora dove restarono… congelati (come tutto il resto) dal sequestro (Foto 8). Fu iniziata la costruzione del viadotto su piloni di cemento che avrebbe collegato la zona Porto con l’asse attrezzato: la Strada Statale 16bis (Foto 9). In questa fase, fu anche realizzata, sulla Statale 16, poco prima di Cala San Giacomo, una rotatoria che avrebbe regolato il traffico veicolare da e per il porto in costruzione, evitando anche ai mezzi il passaggio davanti alla Basilica; questo poi sarebbe forse servito anche come svincolo per i futuri traffici su gomma. Anche in questa fase, le difficoltà non mancarono, al punto che l’A.T.I., nuovamente preoccupata del prolungarsi dei tempi di realizzazione fortemente ritardati, avanzò un’ulteriore richiesta di penale, questa volta per l’ammontare di più di € 20.000.000,00! Il 7 Ottobre 2013: blitz di Carabinieri, Corpo Forestale, Guardia di Finanza, Capitaneria di Porto e Magistratura: scatta il sequestro. Le motivazioni: tante; le imputazioni: tante per molti personaggi legati all’esecuzione dell’opera. ARRIVA IL NUOVO SINDACO Nel frattempo, la Città ha un nuovo Sindaco – la dr.ssa Paola Natalicchio che, nel ballottaggio del 9 giugno 2013, batte il candidato del Centrodestra Ninnì Camporeale. Il sequestro avvenuto pochi mesi dopo l’insediamento della Giunta di Centrosinistra guidata dalla sindaca Natalicchio, induce molti cittadini a fare una indebita commistione fra l’insediamento della stessa Giunta di Centro Sinistra e il sequestro del cantiere, al punto che alcuni (voci captate direttamente) addebiterebbero alla nuova Giunta e al Sindaco la responsabilità di aver provocato il provvedimento giudiziario del sequestro! E’ doveroso dire che sin dall’inizio dell’avventura (usiamo questo termine, avendo constatato la… fine che ha fat- Stramazzo del bacino di colmata Apporto di detriti e sabbia Viadotto di collegamento stradale Attrezzatura galleggiante per costruzione cassoni Veduta aerea delle opere portuali coni cassoni Bassato l’Amministrazione, neanche tre anni dopo l’insediamento) la Sindaca si è resa conto della necessità di intervenire per risanare e mettere in sicurezza le ‘situazioni’ critiche che il repentino sequestro del Cantiere aveva lasciato in sospeso (una per tutte: i cassoni galleggianti!), per non parlare dell’aspetto… umano della vicenda: dall’oggi al domani, molte famiglie dei lavoratori addetti al Cantiere, si sono ritrovate senza reddito. Registrammo anche atti di violenza verso l’Amministrazione, da parte di lavoratori esasperati che vedevano sempre più il futuro incerto per il prolungarsi dei tempi di sequestro. La Giunta in carica ripartì con l’espletamento di atti indirizzati a reperire pareri dalle diverse Autorità coinvolte: Genio Civile, Autorità anti-corruzione, Ministero dell’Ambiente (ricordiamo che il nuovo Porto insiste su un vasto poseidoneto, che ovviamente è stato compromesso; da cui le vibrate proteste anche delle Associazioni ecologiste), ecc. Il finanziamento specifico per l’esecuzione di tali lavori – ritenuti fortemente urgenti dalla Magistratura – è stato disposto nella misura di € 7.800.000,00. Tutte le istanze volte alla ripresa dei lavori, almeno per la messa in sicurezza di cui sopra, sembrano non essere state poste in atto, sia per lungaggini burocratiche, sia per la caduta della Giunta e l’avvento del Commissario prefettizio, che ha ereditato questo grossissimo problema e che proverà certamente a gestire per quanto di competenza. COMITATI VARI E DISINFORMAZIONE Molto rapidamente accenneremo infine alle azioni di diversi sedicenti “comitati per il Porto”, sorti in questi anni, allo scopo di… sensibilizzare l’opinione pubblica (e, perché no, forse spargere disinformazione) a premere per la ripresa dei lavori subito e comunque; si è parlato di “restituire alla Città il nuovo porto”; perfino di “svendita del nuovo Porto” – non è dato sapere da chi, a chi e per quale ammontare! Soprassedendo scientemente sul fatto che nulla si può contro atti giudiziari posti in essere – dopo indagini – dagli Inquirenti, se prima l’inchiesta non viene ultimata. Quasi che la responsabilità prima ed unica, fosse della nuova Giunta insediatasi nel 2013 (a giugno; il sequestro è avvenuto ad ottobre!): questo si voleva far credere e, pensiamo che la (dis)informazione abbia avuto anche una certa efficacia, soprattutto sui Cittadini (alcuni): coloro che mai hanno metabolizzato il cambio di colore politico dell’Amministrazione (Foto 10, 11, 12, 13, 14, 15). Altre Associazioni nate anche per apportare idee e soluzioni per questo enorme problema che certamente travalica i confini comunali, a causa anche del danno erariale che ne sta conseguendo, propongono soluzioni più costruttive Foto 16, 17)? Infine registriamo una vigorosa diffusa, avversione di certa opinione pubblica, all’idea che si siano potute spendere risorse ingentissime – anche alla luce del risultato che, allo stato, abbiamo sotto gli occhi – per un’opera velleitaria, ritenuta inutile e dannosa. NO AL PORTO INCOMPIUTO Anche noi abbiamo esternato in diverse occasioni riserve sull’opera, il contesto e la sua utilità. Ma guardando in faccia la realtà e lo stato dell’arte, dobbiamo convincerci e convincere che ormai è tardi! Il nuovo porto deve essere completato! Rivisitando il progetto iniziale, ridimensionandolo, spostando il porto turistico davanti al Duomo, riprogettandone le finalità e l’uso dell’infrastruttura e cercando di minimizzare il danno che, già ora è ingentissimo, non solo per l’aspetto economico, ma anche d’immagine: Molfetta – città del porto incompiuto! P.S.: Intanto osserviamo, per la gioia degli amanti della natura, che la zona ex Cantiere per la costruzione del Nuovo Porto Commerciale, da qualche anno è diventato sito di ricovero e nidificazione di un certo numero di specie di uccelli marini. Registriamo la presenza di Garzette candide, Aironi enormi e maestosi, Fraticelli garruli, i normali Gabbiani e perfino dei Martin Pescatori iridescenti, bellissimi. La calma e la pace del sito, favoriscono queste specie, per cui, come dire? Non tutto è perduto (Foto 18, 19, 20).
Autore: Tommaso Gaudio