Il “no” alla riforma costituzionale di ottobre: una sfida cruciale
Siamo a ridosso di un momento cruciale. Il referendum costituzionale di ottobre segna un momento decisivo nella storia della nostra Repubblica, visto che i cittadini si esprimeranno su una riforma – quella proposta da Renzi – che pretende di sconvolgere l’intero assetto costituzionale italiano.
Ora, una cosa è certa: quel compromesso costituzionale si è ormai rotto da parecchio tempo. La nostra Costituzione, frutto del compromesso fordista, aveva fatto del lavoro di fabbrica il fattore di organizzazione dell’intera società. La Costituzione del lavoro aveva inglobato la contrattazione collettiva, facendo del lavoro di fabbrica sia il motore di sviluppo dell’economia che il terreno di mediazione sindacale e politica per eccellenza, disinnescando il conflitto operaio e mettendolo a valore.
Oggi quel quadro è totalmente cambiato. Una produzione sempre più eterogenea fa sì che tanti soggetti – precari, migranti, lavoratori autonomi etc. – non rientrino più in quel sistema di diritti e di mediazione. Inoltre, con l’introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione una nuova norma fondamentale si è imposta come imperativo assoluto di governo: quella dell’austerità, in linea con la governance europea centrata sulla troika a trazione tedesca.
Di fronte all’ingovernabilità causata dalla crisi di quella mediazione, Renzi fornisce una soluzione: esecutivizzazione, esaltazione della decisione. Il governo del capo, al di là dei rapporti sociali e di produzione Niente mediazione, decide il governo. E, a fronte della crisi di quei partiti ancora tarati sulle vecchie categorie a cui abbiamo rapidamente fatto riferimento, Renzi oppone riforme elettorali iper-maggioritarie.
Altri, in questi giorni, stanno percorrendo altre strade: uscita dall’Europa, recupero della sovranità. Una strada difficilissima, oggi che i processi economici hanno carattere globale e le politiche statali sono sempre meno in grado di porsi a regolazione del mercato. E poi, i nostri confini e le nostre frontiere sporchi di sangue ci raccontano bene gli effetti tragici della nostra tradizione sovranista moderna.
La nostra risposta non può essere semplicemente la difesa della Costituzione novecentesca. Il nostro “no” alla riforma renziana deve essere un “no” costituente, che faccia capo alla costruzione di un nuovo orizzonte di diritti che abbia come cifra l’universalità. Oltre la crisi del fordismo, è necessario riconoscere a tutti la possibilità di esistere dignitosamente, attraverso un welfare universale, un reddito di base, incoraggiando le nuove forme di cooperazione e di economia della condivisione.
E’ necessario costruire un fronte internazionale anti-austerity che, in Europa, ribalti l’attuale paradigma, divenuto progressivamente più gerarchico e violento, e rompa il ricatto del debito. E che faccia dell’Europa un terreno di conflitto e di immaginazione politica, oltre i confini e le frontiere, riconoscendo diritti e democrazia per tutti.
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Autore: Giacomo Pisani