Il mondo che vorrei: chi l'ha (più) visto il dondolo della villa comunale di Molfetta?
MOLFETTA - Da qualche tempo il dondolo per i bimbi con disabilità motoria nella villa comunale di Molfetta non è più al suo posto, scrive in una nota l'associazione "Il mondo che vorrei"
"Un regalo fortemente voluto da quella parte della cittadinanza molfettese più sensibile alla disabilità, per regalare momenti di svago e spensieratezza ai più piccoli, e ottenuto grazie anche ad una raccolta fondi e ad alcuni sponsor che hanno aderito con entusiasmo all'iniziativa.
Un divertimento che ben presto è stato bersaglio preferito di vandali, di bulli o semplicemente di bimbi senza alcuna disabilità che ne abusavano alla presenza compiacente e indifferente dei propri genitori. Un bene della collettività abbandonato al proprio indecoroso destino senza che l’occhio vigile di un guardiano lo custodisse degnamente.
Eppure per chi vive la disabilità motoria e psichica sulla propria pelle, nelle proprie mura domestiche, quel dondolo era diventato un vero e proprio simbolo.
Dal giorno della sua installazione termini come solidarietà, integrazione e inclusione in un parco giochi non erano più soltanto un miraggio ma erano qualcosa di fattivo, qualcosa che potevi toccare con mano. E poco importava se per una questione di sicurezza logistica il posto dove era stato collocato il dondolo non era del tutto centrale e la mancanza di altri giochi nelle sue vicinanze tutto lasciava pensare tranne che ad una reale inclusione. Il dondolo per i bimbi con disabilità motoria c'era e questa era l'unica cosa che importava.
Purtroppo la civiltà di un popolo si denota anche dal rispetto e dalla cura del bene comune soprattutto se quel bene comune è denso di significato. Invece ha vinto il disfattismo, ha vinto il vandalismo, ha vinto la cattiveria, il menefreghismo.
La scomparsa del dondolo è stata la dimostrazione che la nostra comunità è ancora ben lontana dal costruire un mondo a misura di disabile perché non siamo stati capaci di custodirlo. Abbiamo constatato che c’è ancora molto da fare e che ciò che viene fatto è solo una piccola goccia in quell’oceano d’indifferenza.
L’inclusione non deve esserci solo sul posto di lavoro oppure a scuola ma l’inclusione deve esserci a partire proprio da quelle attività extrascolastiche e ludiche dove si deve dimostrare con i fatti che l'inclusione esiste e non che si deve per forza fare perché magari è qualche legge a imporlo.
C’è ancora molta strada da fare per costruire quel mondo che vorrei".