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Il Molfetta riparte da Massimo De Palma Hockey - Esclusiva
15 luglio 2007

È diventato ufficialmente presidente dell'Hockey Club Molfetta solo pochi giorni fa e la sua nuova veste di alto dirigente della società biancorossa ha suscitato molta curiosità fra gli appassionati di hockey molfettesi : stiamo parlando di Massimo De Palma, 35 anni, è lui il nuovo uomo di punta dell'hockey molfettese che chiude così quindici anni di presidenza di Nunzio Fiorentini. De Palma, aspetto rassicurante, sempre alle prese con i mille impegni scaturiti dalla sua nuova “carica”, non appare per nulla spaventato da questa sua improvvisa popolarità, anzi, adesso che è diventato un personaggio pubblico a tutti gli effetti, appare molto deciso e smanioso di riportare l'hockey molfettese a grandi livelli. Lo abbiamo incontrato per la prima intervista ufficiale in esclusiva da quando è diventato il massimo dirigente biancorosso. Ne è nata una conversazione amichevole, quasi confidenziale, che ci ha svelato una persona molto disponibile e con in mente tante idee innovative. Presidente, innanzitutto complimenti per questa nuova veste di massimo dirigente dell'Hockey Club Molfetta. Come è nata l'idea di rilevare la società? «Avevamo due possibilità: giocare in B oppure disputare la serie A2. Per entrambe le soluzioni, avevo bisogno di un gruppo di persone caparbie e appassionate come me in grado di risollevare le sorti della società. Per fortuna tra mille difficoltà sono riuscito a trovare le persone adatte al progetto che avevo in mente. A tale proposito voglio sottolineare che ho chiesto personalmente ad Andrea Bellifemine il suo supporto, ma solo su determinate questioni. Sia ben chiaro che nessuno tira i fili a nessuno. Se qualche presunto tifoso pensa che sono il burattino di qualcuno si sbaglia di grosso». Lei è conosciuto nell'ambiente hockeystico per la sua lunga militanza nell'Hockey Club Molfetta. A chi non la conosce come le piacerebbe presentarsi? «Ho messo i pattini all'età di 5 anni e ho giocato per più di vent'anni. Mi piacerebbe presentarmi quindi come un grande appassionato di hockey». Presidente, ha rilevato una squadra appena retrocessa in A2. La maggior parte dei tifosi è curiosa di sapere quali sono i suoi progetti futuri per ciò che riguarda l'H.C. Molfetta. «Vorrei innanzitutto ricreare il vivaio, che per me è fondamentale: in ogni cosa si parte sempre dalla base. Vorrei inoltre, che tutti i giocatori si sentano parte in causa del nostro progetto; si sentano coinvolti a trecentosessanta gradi. Mi auguro poi, di far conoscere ai molfettesi cos'è veramente l'hockey e mi impegnerò al massimo per mettere in condizioni la squadra di esprimersi ai massimi livelli, creando così lo spettacolo che il pubblico cerca». Dopo il rifiuto di Caricato e la serie di nomi accostati alla panchina biancorossa, lei e lo staff societario avevate puntato su Vito Bavaro come allenatore della prima squadra. La posizione del nuovo mister però è già stata messa in dubbio, perchè? «Bavaro lo conosco molto bene, è un grande appassionato di hockey e crede molto in questo sport. A tale proposito approfitto per svelarvi che però, nelle ultime riunioni tenutesi in società non eravamo più in sintonia su alcune questioni, quindi da persone intelligenti, abbiamo deciso di salutarci; per lui comunque le porte dell'Hockey Club sono sempre aperte. Per ciò che riguarda il nuovo mister quindi, ci saranno delle novità a breve, la società è in contatto con un allenatore non italiano». Per quanto riguarda la squadra, lei considera fondamentale il ruolo del portiere. Dopo i tentennamenti di Picca e di De Pinto e il rifiuto di Trombetta infatti, avete acquistato l'estremo difensore argentino Mauricio Aranda. Che tipo di giocatore è e come è nata l'idea di sondare il mercato estero? «Aranda è davvero un grande portiere, è un giocatore di livello con una buona esperienza. Negli ultimi tre anni ha militato nel club spagnolo del Tenerife. Sarà da noi a settembre; i miei referenti in Argentina me ne hanno parlato molto bene. Devo dire che siamo stati in un certo senso costretti a rivolgerci al mercato estero perché in Italia ci sono pochi portieri e le società avversarie difficilmente li lasciano partire. Noi poi avevamo bisogno di cautelarci in quel ruolo date le incertezze di Picca e De Pinto». Il prossimo campionato di A2 sarà molto insidioso, con diverse squadre che si sono rafforzate attraverso acquisti di livello. Questo è un argomento che sta molto a cuore ai tifosi, lei pensa di intervenire ancora sul mercato per puntellare una rosa già competitiva? «Posso affermare con certezza che abbiamo già una signora squadra e difficilmente ci saranno nuovi arrivi. Abbiamo riconfermato tutti i giocatori della passata stagione, compresi Persia, Spadavecchia e Lezoche. Solo in caso di necessità o nella malaugurata ipotesi di infortuni seri, non ci creeremo problemi a ricorrere al mercato». Molti si chiedono come mai la nuova società ha rifiutato il ripescaggio in serie A1 preferendo rimanere in A2? «Rinunciare alla serie A1 è stata una scelta sofferta ma, visti i risultati dello scorso campionato, abbiamo preferito riprogrammare con più calma le cose, sapendo che l'A1 avrebbe richiesto dei nuovi acquisti e maggiori investimenti. Se andremo in A1, lo faremo grazie alle nostre forze e non tramite un ripescaggio. Voglio dare poi, a tutti i componenti della rosa la possibilità di riscattarsi perché vi assicuro che non sono quelli della passata stagione». L'hockey, specialmente nel Sud Italia, è una disciplina che si mantiene a galla grazie agli sponsor. In una città come Molfetta, dove gli imprenditori sono poco propensi a investire nello sport, lei ha invece trovato dei partner commerciali affidabili o sta già incontrando le prime porte chiuse? «Per fortuna sto incontrando degli imprenditori che hanno voglia di investire in questo sport, altri invece, visti i risultati della passata stagione, stanno un po' temporeggiando, ma sto lavorando duramente per creare le condizioni affinché gli imprenditori si riavvicinino alla nostra realtà».
Autore: Massimiliano Napoli
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