Recupero Password
Il Mezzogiorno nell'opera di Giustino Fortunato
08 dicembre 2006

Napoli – 30. 11. 2006 - Nell'ambito della storia del meridionalismo, l'opera di Giustino Fortunato (foto) funge da cerniera tra la generazione dei meridionalisti conservatori – Villari, Sonnino, Franchetti, Turiello –, la generazione dei meridionalisti democratici – Nitti, De Viti De Marco – e quella dei socialisti come Salvemini. Il suo merito principale consta nell'avere sfatato definitivamente l'immagine stereotipata ed oleografica di un Mezzogiorno splendido, solare e fertile – immagine adeguata alle sole pianure del napoletano e del palermitano – contrapponendovi l'immagine realistica – incentrata sulle regioni dell'entroterra – della povertà naturale del Sud. Allievo di Settembrini e De Sanctis e giovane amico di Turiello, Fortunato era convito che soltanto l'autorità dello Stato unitario avrebbe potuto sollevare le condizioni di indigenza e sopraffazione in cui versava la maggioranza della popolazione meridionale. Eletto deputato nel 1880, si distinse per la sua lotta in favore dell'abolizione della tassa sul grano, per l'allargamento del suffragio elettorale e per l'elezione dei sindaci da parte dei cittadini, onde evitare le ingerenze dell'esecutivo nelle amministrazioni locali a fini elettorali. Inoltre, profuse il suo impegno politico-civile in favore dell'istituzione delle banche mutue popolari, della costruzione di una linea ferroviaria per collegare le zone interne della Campania con quelle della Basilicata, nonché per la distribuzione gratuita del chinino onde arginare il diffondersi della malaria. Nell'ultimo decennio del XIX secolo, rimase profondamente deluso dalle sanguinose vicende di politica interna ed estera, che lo indussero a rivedere criticamente la sua fiducia nei confronti delle capacità redentrici dello Stato unitario. Si batté allora per l'aumento delle spese a favore dell'istruzione, della giustizia, dell'agricoltura e dell'assistenza agli emigranti. Inoltre, facendo suoi i risultati delle ricerche tributarie di Maffeo Pantaloni, richiese con forza un trattamento di perequazione economica tra Nord e Sud d'Italia, vista la ripartizione tributaria eccessivamente vantaggiosa per le regioni settentrionali. Poco fiducioso nei confronti di una politica di industrializzazione, Fortunato riteneva che soltanto un'adeguata politica agricola potesse sollevare le sorti del Mezzogiorno. Egli auspicò e si batté per la trasformazione della coltura estensiva in quella intensiva mediante una serie d'investimenti, che lo Stato avrebbe dovuto rendere possibili attraverso la riduzione del costo del denaro. L'asse delle analisi meridionaliste di Fortunato ruotava intorno all'importanza della riforma tributaria e della riforma doganale. Non già una serie di leggi speciali incoerenti e scoordinate avrebbero potuto risollevare le condizioni del Meridione, ma solo una politica di parsimonia e rigore, incentrata sia sul recupero degli sbocchi commerciali per i prodotti tipici dell'agricoltura meridionale, sia sulla riduzione delle imposte fondiarie e indirette da un lato e l'introduzione della progressività per le imposte dirette dall'altro. I tragici eventi storici del primo Novecento – Prima guerra mondiale ed avvento del Fascismo –, contribuirono ad acuire le posizioni pessimistiche di Fortunato, che vide nel movimento fascista l'avvento di una forza politica del tutto opposta alle sue attese di riscatto del Mezzogiorno. Salvatore Lucchese
Nominativo
Email
Messaggio
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""
Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2024
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet