Il lungo e difficile percorso dell'emancipazione e del rispetto della donna
Essere donna oggi è difficile ma dovrebbe impegnare ogni singolo cittadino di un Paese Democratico affinché i diritti delle donne possano essere tutelati. Le donne percepiscono stipendi più bassi rispetto agli uomini, molte non sono accettate dal mondo del lavoro perché sono semplicemente donne. Nella società del successo facile, la donna è sempre presente nelle pubblicità delle autovetture per richiamare l’attenzione dei consumatori uomini, propinando l’idea che possedere una bella macchina equivalga ad avere una donna attraente. La donna proposta dai mass media è un oggetto, un gioco nelle mani degli uomini. Viviamo nell’era delle grandi promesse dove la donna per entrare nel mondo dello spettacolo, per far carriera è costretta a scendere a compromessi ed essere disposta a qualunque “gioco di scambio” per raggiungere il proprio obiettivo. Assistiamo al fenomeno delle donne “gonfiate” che si rivolgono alla chirurgia estetica per ritoccarsi le labbra, il seno, i glutei con il sogno di diventare donne perfette, gonfie all’esterno ma vuote all’interno. Il corpo è il tempio dell’anima dobbiamo proteggerlo, custodirlo e curare la nostra anima che necessita di cultura. Quella cultura che non si apprende solo leggendo i libri di scuola ma la cultura della vita si impara entrando in relazione con gli altri, ascoltando l’altro. Non dobbiamo rimuovere gli anni del femminismo, le nostre madri hanno combattuto per il diritto delle donne allo studio, al lavoro, al voto, alla dignità. I gruppi italiani nati per la difesa delle donne sono stati numerosi, il primo movimento è stato il “Movimento di Liberazione della Donna” con l’obiettivo di legalizzare l’aborto e aprire gli asili nido. Forse bisognerebbe ritornare allo spirito delle grandi lotte e conquiste femminili degli anni ’70 per ritrovare quel senso di giustizia sociale? Nella nostra memoria non devono sbiadirsi gli anni del grande cambiamento come il 1961, anno in cui viene sancito il diritto alla parità di stipendi nel settore industriale. Nel 1963 è stata istituita la pensione alle casalinghe, il divieto di licenziamento per matrimonio e il riconoscimento del diritto della donna ad accedere a tutte le cariche compresa la Magistratura. Le donne hanno raggiunto grandi traguardi nella nostra storia e non dobbiamo gettare nel vento le lotte, i sacrifici delle nostre madri per averci garantito un futuro ma è il nostro dovere impegnarci affinché i diritti possano essere garantiti a tutte le donne di ogni ceto sociale. Purtroppo si verificano molte situazioni giorno dopo giorno che evidenziano la condizione della donna di oggi, fragile e facilmente esposta al pericolo. Secondo i dati Istat numerose donne subiscono violenze fisiche e psicologiche nel nostro Paese e in poche denunciano la tragedia perché hanno timore. La paura è alimentata dal fatto che le Istituzioni non sono sufficienti per proteggere le vittime dai carnefici. L’Italia ha bisogno di maturare culturalmente forse è dovuto anche al lento progresso delle leggi sulle donne anche perché fino al 1981 è rimasto in vigore nel codice il diritto d’onore che permetteva all’uomo di uccidere la donna per difendere la propria dignità. In molte cause di omicidio, gli uomini sono stati assolti in base a questa ignobile legge. Il marito ha avuto il potere di azioni correttive tramite l’esercizio della potestà maritale. Numerosi sono stati i casi di donne picchiate per non aver lavato i piatti. In seguito, le disposizioni sul delitto d’onore sono state abrogate con la legge n. 442 del 5 agosto 1981. Una vittoria delle donne raggiunta con il referendum sul divorzio (1974), con la riforma sul diritto di famiglia (legge 151/1975) e con il referendum sull’aborto. Le donne non possono dimenticare la loro storia, le loro radici e le donne che hanno perso la vita come testimonia l’incendio avvenuto in una fabbrica di camicia, a New York, l’8 marzo del 1908. In Italia, la prima giornata dedicata alla donna è stato voluta dal Partito Comunista nel 1922. L’ufficializzazione è giunta nel 1946 quando è stata introdotta anche la mimosa, simbolo della celebrazione. Quella mimosa racchiude la donna. Donne non calpestiamo la nostra mimosa