Il ladro e il cardellino
La gabbietta del cardellino dondolava morbidamente al fiato del dolce vento di fine giugno. L’aveva voluta con immenso desiderio Biagio Montini, aveva dovuto pregare i celerini prima d’entrare in cella. In quell’uccellino lui ammirava quel libero batter d’ali pur costrette nel perimetro angusto di una gabbietta. Impossibile non fare paragoni in quel momento. Erano due prigionieri dello stesso mondo. Si chiedeva Biagio Montini come avrebbe il cardellino risposto alla sua coscienza, se mai ne avesse avuta una. Si sa, gli esseri umani si fanno compagnia con gli animali domestici. La sua reclusione invece era il frutto di una scelleratezza. Un cedimento, un peccato reiterato di hybris, avrebbero detto i poeti greci, insomma il frutto di una sfrontatezza, di un delirio di onnipotenza avrebbero chiosato gli psicologi. * * * L’avevo conosciuto Biagio Montini. Si giocava insieme alle elementari. Noi figli di operai. Avevamo una sola palla per giocare. Bisognava proteggerla dalle spine delle rose e dalle calde marmitte di quelle poche macchine che parcheggiavano nel nostro spiazzo. Ma pure bisognava difenderla dalle mani dei vigili urbani allertati dai condomini che avevano bisogno di dormire nei pomeriggi estivi. Quaranta gradi all’ombra non bastavano a dissuadere dodici calciatori in erba nello stadio urbano del nostro quartiere. Si annunciavano quei celeri ed impietosi protettori dello “sparrone”, (così si chiama dalle nostre parti il pisolino pomeridiano estivo) con il rombo di altezzose motociclette, ed eccoli poi apparire all’orizzonte con i loro caschi bianchi e blu ed allora subito si levavano le voci dei ragazzacci quali noi eravamo: «carramba!! Carramba!!» e si fuggiva in ogni direzione. Uno solo di noi, aveva il compito di portare sotto braccio il Super Santos, palla salvifica, arancia rutilante salvagenerazioni e tormento dei vecchi inaciditi. A distanza di tanto tempo sorrido al ricordo: «carramba, carramba!!» Detto a Molfetta con due “r”! E che sorpresa! Per l’arrivo delle guardie, certo, pur sempre una sorpresa. Ci giocavano tutti a guardie e ladri! Vincenzo il muto che si faceva capire anche dai più scemi ed i più scemi capivano lui; “brasciola”, “brascioletta” e “past’o’furn”, tre fratelli accomunati da un soprannome culinario. Poi “Gazzosa”, “coca cola”, “prsutt” e “salsizz”; Pino Ragno era diventato “Mloot”; Ciccio de Bartolo, “Struzzo” o “Pruzzo” a seconda delle occasioni e così via… Un bestiario anni ’80 di tutto rispetto. E poi c’era lui “Biaggin”, ovvero “U’ Gattoen”, per la sua testa quasi quadrata e l’aspetto già sornione. Sempre signorile e distinto rispetto a noialtri. Si giocava con poco e ci si divertiva con pochissimo. Poi il tempo curva tutto. Curva i destini. Biagio Montini, ragioniere per missione, entra in politica. Stringe mani a destra, a sinistra, cade, si rialza. Gli era stato sempre insegnato che in politica la cosa più ardua è tenere la schiena dritta e la testa alta. Biagio Montini diventa un nome. Riconosciuto per la sua passione, la sua missione. Come diceva il bardo però: «attenti bisogna restar poiché alle altezze repentine i precipizi sogliono esser vicini». Per Francesca di Paolo la lettura del Lancillotto fu letale; per Macbeth e la sua Lady la sete di potere ma per Biagino mi chiedo cosa l’abbia fatto fece scivolare?! Lui che disegnava strade e cantieri, lui che prezzolava argini, piazze e mestieri?! Si racconta in città che sia stata una donna. Bellissima e altèra. Certo la storia dell’umanità è scritta con la penna degli uomini e l’onore delle donne. Sarà vero? Chissà? Ma perché, mi chiedo, ogni peccato d’uomo debba essere pagato da una donna del tempio? C’è chi ha visto e chi ha sentito il ragioniere sragionare! Blaterare in solitudine come un pazzo o un mendicante. Che sfiga! Confessioni urlate dall’abitacolo di un Suv e intercettate con perizia certosina da chi vegliava su di lui. C’è chi gli ha visto cravatte al collo con nodi ogni giorno più grandi. Quando giochi a poker ben sai che quanto più si perde più la posta s’alza. E osi, osi sempre di più fino a giungere al… crack! Si rompe l’incanto, il giocattolo. Così dev’essere stato per Biagio Montini. Questa volta nessuno ha potuto urlare: “Carramba!!!”. Chè quando sei libero e forte tutti t’ammirano e ti adulano. Ma quando sei nei guai tutti fingono di non sapere chi tu sia e quale nome abbia. Biagio Montini aveva dimenticato come potesse manifestarsi la vergogna. * * * Il cardellino che la sua musa gli aveva regalato ai tempi belli era lì dinanzi ai secondini. Non albeggiava ancora e il cardellino come ogni mattina aveva cantato le ore del nuovo giorno. Gli avevano intimato di far presto le valigie. Il suo biglietto per Tenerife era finito in una cartella rossa che portava scritto a caratteri cubitali: CARABINIERI. Non c’era rossore ancora sul suo volto. Su quello del cardellino invece sì. Buona vita mio caro amico, Biagio Montini.