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Il grande bluff
15 novembre 2000

Falso storico e falso economico. In una parola: un grande bluff. Potrebbe essere questa l'estrema sintesi giornalistica di un comizio pensato come presentazione delle grandi idee per la città, ma rivelatosi un mezzo flop del candidato sindaco Tommaso Minervini. Chi scrive, in passato aveva più volte sostenuto che le presunte capacità amministrative del personaggio erano solo un bluff: il comizio di fine ottobre all'Odeon lo ha, ahimè per la città, confermato. Risultato finale: il nulla, con qualche vena di populismo berlusconiano: "la pianta organica del Comune non è tarata per Molfetta", (leggi: vi prometto 2.000 posti di lavoro nel pubblico impiego, ndr), con qualche aspirazione all'autoritarismo destrorso (anche un altro socialista una volta finì a destra, ma poi fece una brutta fine): "la responsabilità ricadrà solo su di me" ..."solo io risponderò della tenuta e della dignità della coalizione" (con certi precedenti c'è da stare allegri) ..."assumo l'autonomia delle decisioni" (uccidetemi se sbaglio, ndr) oltre ad una conclamata autarchia bossiana: "la nostra città è stata colonizzata", "dobbiamo essere una settima provincia", "non dobbiamo sperare che qualche imprenditore venga dal nord a investire da noi, ma partire dal basso, dagli artigiani" e la constatazione di un palese qualunquismo: "ho messo insieme un gruppo di diversa estrazione politica, ognuno ha rinunciato a una parte di sé per stare insieme agli altri" (unico collante il nemico comune Guglielmo). Un pasticcio, insomma. L'uomo del cuore era partito sostenendo che non avrebbe parlato di politica, ma solo di economia e ha finito col parlare solo di politica, con buona pace del suo intervistatore costretto a rincorrerlo sui temi economici con domande regolarmente eluse, come quella sulla realtà del parco tematico. Risposta con evidente imbarazzo: “I processi di modernizzazione non si possono fermare”, con evidente imbarazzo. Chissà perché c'è sempre qualche politico che, pur non essendo esperto di economia (che è una cosa seria e non si può improvvisare), per carenza di studi e di titoli, si picca di voler fare progetti macroeconomici, scoprendo così la propria insufficienza nella materia. Forse l'aspirante sindaco se ne sarà reso conto strada facendo, per cui ha girato tutto in politica, dove si può dire tutto e il contrario di tutto. Vi offriamo alcune "genialità" economiche del candidato: "creerò un dipartimento di economia e sviluppo" (e perché non un ministero?); "Molfetta ha meno aziende rispetto a Bisceglie" (da quale data? le analisi economiche si fanno solo con le date, altrimenti si rischia di sparare castronerie); "dobbiamo creare un grande centro servizi, in un grande capannone nella zona industriale" (un bubbone clientelare con costi elevatissimi, che non serve a nulla, visto che ci sono già strutture nazionali e territoriali che assolvono al compito informativo), "utilizzeremo gli esperti che ci sono in città, anche nel settore della comunicazione" (come quelli che hanno realizzato il suo manifesto?). Potremmo continuare ancora a lungo, ma ci basta segnalare solo alcuni altri falsi, compreso quello del riferimento storico alla proposta di Gaetano Salvemini nel 1880 di un'alleanza tra monarchici e repubblicani (utile all'uomo del cuore per giustificare il suo passaggio a destra) che, com'è ricordato nell'articolo di politica in altra pagina, è un falso storico in quanto il nostro illustre antifascista all'epoca aveva solo 7 anni: sicuramente era un bimbo prodigio, ma non fino a questo punto. Il problema è di credibilità, soprattutto per un aspirante sindaco. Che credibilità può avere, infatti chi dichiara di “lavorare per costruire e non per demolire”, e che “non c'è stato un solo mese di stabilità politico- amministrativa, salvo la spinta iniziale”. La gente sa che è un falso: chi ha demolito la maggioranza di centro-sinistra dall'interno, per le sue ambizioni? Chi ha fatto parte del centro-sinistra con incarichi di responsabilità come vice sindaco e assessore alle finanze, non può poi demolire tutto ciò che è stato fatto in 6 anni, dicendo che “la città è allo sfascio”, che “l'economia è in crisi” e così via. Dovrebbe avere almeno il pudore di fare autocritica, ma il delirio di onnipotenza non consente questo e annebbia le menti, fino al punto di proporre “una delle accozzaglie peggiori che si potesse immaginare nella nostra città”, come l'ha definita Beniamino Finocchiaro, che ha preso le distanze dal suo ex pupillo criticando sia lui sia il suo gruppo trasversale (“senza scrupoli e senza storia”). Quale credibilità e quale uomo nuovo è questo se coinvolge vecchi arnesi della politica, che hanno distrutto e saccheggiato la città con l'edilizia, le cooperative fasulle, le speculazioni, le clientele (è storia di ieri) che, fortunatamente erano stati messi da parte e che ora sono tornati tutti con la loro arroganza a far mostra di sé al cinema Odeon? E il linguaggio destrorso sull'autonomia delle decisioni e delle scelte (ma già il sen. Azzollini di Forza Italia lo ha contestato su questo nell'intervista che pubblichiamo in altra pagina)? E il falso merito dell'approvazione del piano regolatore? E i compagni di strada voltagabbana? E le false promesse della realizzazione di un parcheggio sotto la palestra del liceo, progetto che c'è già come pubblichiamo in altra pagina? La confusione è grande e un giornale come il nostro attento alla realtà locale, espressione della società civile, rispettoso di tutte le posizioni, che dà spazio a tutti, anche allo stesso Tommaso Minervini (di cui ospitiamo un'intervista), non può non registrarle. Ecco perché siamo preoccupati della confusione politica. Non siamo contro i partiti, ma assistiamo alle contraddizioni politiche della destra con An che accetta un candidato che si dichiara di sinistra; Forza Italia che, non avendo un candidato, sceglie l'uomo del cuore ma non gli vuole lasciare mano libera sulle scelte; l'Udeur in bilico tra destra e sinistra e in contraddizione con se stesso: Lillino Di Gioia sta ancora decidendo cosa fare e se far votare i suoi elettori a destra alle amministrative e a sinistra alle politiche; la lista del Buongoverno che si allea con l'Unione di centro, diventato quasi un partito di famiglia. Ma il centro-destra almeno un candidato l'ha trovato. E il centro-sinistra? Ha uscite estemporanee come quelle dei “Verdi” che sono divisi tra destra e sinistra, di “Rinnovamento italiano” che sceglie la destra, dei repubblicani anch'essi schierati dalla stessa parte, dell'Italia dei valori, che sta decidendo a livello nazionale, ma che Molfetta va a destra con Tommaso; c'è chi discute su come far fiorire una margherita senza petali, mentre il cartello delle sinistre rivendica una propria identità, ma non si accorda sul candidato. Eppure, mentre a destra c'è il vuoto, il centro-sinistra ha programmi, idee e soprattutto può puntare sulla continuità per portare a termine tutto il lavoro svolto in questi 6 anni. Ma non ha candidato. Certo, circolano i nomi da Fiorentini a Casamassima, da Amato a Cannizzaro, ma ognuno va per conto suo e la coalizione è in difficoltà, anche per colpa propria: non riesce a trovare una sintesi. Per vincere occorre un candidato credibile, che abbia esperienza e capacità amministrativa, che sia moralmente ineccepibile e di specchiata onestà, che non sia legato alla vecchia politica degli anni 80, una persona in cui tutti possano riconoscersi, discreta, non trasformista, tutta di un pezzo e magari donna. Ecco il profilo del candidato che noi di “Quindici” ci permettiamo di indicare, un candidato che esiste e può essere vincente. Tocca alle forze politiche di centro-sinistra muoversi, altrimenti la sconfitta sarà inevitabile, ma resterà l'amarezza di aver perso contro il nulla.
Autore: Felice de Sanctis
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