MOLFETTA - «Dalla panca all’oceano», la sua vita è stata stravolta da una passione che l’ha portato a girare il mondo e a rischiare la propria vita: la vela. Protagonista del Global Ocean Race è Marco Nannini, che con la sua imbarcazione Financial Crisis ha conquistato il secondo posto e il titolo di velista dell’anno 2012. A Molfetta, alla Fabbrica di san Domenico, si è tenuto un incontro voluto dalla Compagnia del Mare e dal Circolo Vela Molfetta, dove Nannini ha parlato ad un numeroso e appassionato pubblico delle sue avventure tra l’arsura del sole tropicale e il gelo delle pericolose acque oceaniche. Insieme a lui, la testimonianza di Ciccio Mastropierro e Mimmo Gigotti (nella foto Mastropierro, Salvemini, Nannini) i due soci molfettesi che hanno doppiato Capo Horn nel dicembre 2011.
Non un caso il nome del veliero numero 41 che ha capitanato Nannini. «Crisi finanziaria», un tema molto sentito dallo stesso Nannini nell’ambito della sua vita professionale. Trasferitosi in Inghilterra, partendo da Torino, ha studiato Economia e Finanza. Laureato, ha maturato una esperienza triennale a Milano per poi tornare in terra anglosassone. Eccellente nel suo lavoro di manager finanziario, ben retribuito, ma con un certo quid interiore che lo porta alla ricerca di un equilibrio tra vita professionale e privata.
È proprio qui che si manifesta il suo cambio totale nello stile di vita. Con l’idea di farsi una vacanza nei Caraibi, l’acquisto di una prima fatiscente barca a vela lo avvicina a quell’amore per l’acqua salata, il vento e gli spazi sconfinati che gli appassionati conoscono bene. Assolutamente estraneo a quel mondo, Nannini diventerà velista dell’anno 2012. Uniche sue esperienze, quelle vacanze in barca fatte con la famiglia in infanzia. Quindi un talento nato non dalla realtà della vela, ma dall’alta finanza della City di Londra, dall'esplosione del mercato del credito strutturato e il default di Lehman Brothers.
Nannini partecipa alle prime competizioni della Gran Bretagna fino a vincere nel 2009 quella competizione che andava da Plymouth a Newport Rhode Island. Dopo altre esperienze che lo legano indissolubilmente all’amore per la vela e i motori, nel 2011 decide di intraprendere quell’impresa che gli farà girare il mondo a bordo della sua Class40 che ha verosimilmente potuto acquistare solo grazie ai risparmi guadagnati col suo lavoro di manager.
Da Maiorca, passando per Cape Town, Wellington, Punta del Este e Charleston (USA), fino a Les Sables d’Olonne, Marco Nannini con la sua equipe ha battuto 30mila miglia nautiche arrivando secondo. Un viaggio ricco di avventure e disavventure, più duro di quanto si possa pensare.
A guidarlo solo la passione per la vela, la ricerca delle condizioni meteo e l’amore per il mare. Nessuna comodità, nonostante si viaggi su un gioiello di tecnologia. Le condizioni atmosferiche avverse e il mare impetuoso costringono a dormire sul pavimento, avvolti da sacchi a pelo. Per rifocillarsi solo cibo liofilizzato, comodo da preparare. Due costumi a disposizione, da lavare in un secchio. Tutte le cose all’interno dell’imbarcazione da conservare in sacche da appendere, a seconda della necessità, da un lato o l’altro dell’imbarcazione per questione di traiettoria e peso. Temperature estreme da affrontare. Notti in bianco passate sottocoperta per guidare con un piccolo telecomando quando fuori il freddo glaciale imperversa. Condizioni di sicurezza massime con imbracature perché le onde potrebbero inghiottirti. Pochi mezzi di cura in caso di malattie e infortuni, solo nell’oceano dove anche una semplice appendicite potrebbe portare alla morte. Roba che farebbe rabbrividire il più temerario, ma il Marco Nannini ne ha parlato a Molfetta con ironia. Perché i veri problemi sono altri.
Quello che mette a rischio l’intera impresa non avviene né in acqua, né in cielo né all’interno del veicolo. Avviene all’interno di sé stessi, lontani dai propri affetti, in compagnia solo dei compagni di viaggio contro tutte le avversità. La paura di non riuscire nell’intento, di fare tanti sacrifici per nulla. La paura di non raggiungere mai la destinazione. È così che si mette a dura prova la propria volontà e la coesione del gruppo. C’è chi rinuncia per problemi di salute, chi per problemi familiari. Il tutto si affronta e anche nei momenti di sconforto si stringono i denti in attesa di momenti migliori.
Nannini non è stato esente da tutti questi problemi. Ma ha dimostrato grande tenacia specialmente quando, in un momento di sconforto e difficoltà, ha rifiutato un’offerta in denaro da listino per la sua imbarcazione. «Accettare avrebbe significato rientrare nelle spese ingenti dell’imbarcazione, ma rinunciare per sempre all’occasione di girare il mondo in vela - ha dichiarato lo skipper Marco Nannini -. Sarebbe rimasta una cosa in sospeso per l’intera mia vita».
Tappa dopo tappa, il protagonista ha superato egregiamente tutte le prove incontrate nel percorso, anche quelle dettate dalle regole della gara. Il secondo posto ha però ricompensato le fatiche del torinese e della sua squadra, insieme al bagaglio di esperienze che per sempre lo accompagneranno e lo spingeranno sempre più ad amare la vela.
All’intervento di Nanni seguono anche quella degli appassionati molfettesi Mastropierro e Gigotti. Storie di fervida passione verso il mare, un legame indissolubile per Molfetta. Lontana già sulla cartina geografica, i due soci hanno doppiato, in undici giorni, la preclara meta di Capo Horn. Lì nel profondo Sud americano i due hanno, con orgoglio, lasciato al faro il guidone della Compagnia del Mare di Molfetta. Ancora testimonianze di amore e passione per il mare e la vela, contro avversità e inconvenienti, che catturavano con coinvolgimento il numeroso pubblico della Sala Finocchiaro.
Resta indelebile il legame di Molfetta con le acque, fonti di cibo, lavoro e passione. Dalle turbolenze dei mercati alle turbolente acque transoceaniche: queste esperienze condivise sono emblema di quanto la passione faccia realizzare imprese lontane e ricche di difficoltà.
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