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Il festival degli sprechi e le gare di barchette
15 ottobre 2004

Sig. Direttore, credo che mi sarà difficile distrarla dai ricordi nostalgici che si rincorrono nella sua mente durante l'estate. Sente veramente tanto la mancanza dell'”estate molfettese” da lei tanto vantata nel suo ultimo editoriale titolato Il festival degli sprechi? Non voglio entrare nella polemica sugli sprechi del denaro pubblico da parte delle amministrazioni comunali; mi limito solo a dire che, dove manchi una intelligente pianificazione delle politiche in genere, tutto è spreco. E poi mi tornano in mente le critiche che altri hanno fatto, proprio in ragione degli sprechi, sulle iniziative che lei esalta e rimpiange. E ancora, crede proprio che consentire ai giovani di divertirsi in loco, senza dover emigrare anche per questo in comuni vicini o lontani, sia segno di una intelligente politica per i giovani? Voglio, invece, fermare l'attenzione su quello che lei definisce “lo scandalo maggiore” di questa estate “rappresentato dalla cosiddetta idea del mare o Maridea”. Anzitutto, non è corretto per un giornalista giudicare molto pesantemente un avvenimento sulla base di notizie che lui stesso definisce “vaghe”. Su quell'avvenimento avrebbe dovuto meglio documentarsi prima di informare; qualcosa in più avrebbe dovuto fare prima di confrontare e giudicare. Le “gare di barchette” e il “ poco pesce fritto da mangiare in piazza” hanno un nome che un cronista libero da impegni denigratori, non avrebbe difficoltà a chiamare “2 Regata delle Marinerie” e “Sagra del Pesce Azzurro”. Queste due manifestazioni, promosse ed organizzate dalla locale Associazione Armatori da Pesca e dall'Associazione culturale La Bilancella fanno parte di un più ampio progetto finalizzato alla tutela e alla divulgazione della cultura e delle tradizioni marinare della nostra città. Il progetto precede di alcuni anni “Maridea” ed è stata la sua valenza culturale ad interessare l'Amministrazione comunale che ha chiesto di inserire le due manifestazione nel quadro della sua programmazione estiva. Le “barchette” che lei dice, sono due lance a dieci remi costruite nei cantieri locali su commissione dell'Associazione Armatori; il loro costo grava sul bilancio dell'Associazione Armatori e sulla collaborazione di alcuni soci dell' Ass. La Bilancella. A consegna avvenuta il Comune contribuì all'acquisto di una lancia che ha poi concesso in comodato gratuito all'Ass. Culturale La Bilancella. Ormeggiate nel porto di Molfetta sono a disposizione dei pescatori delle marinerie pugliesi e di giovani che insieme a loro volessero addestrarsi alla voga e formare equipaggi in grado di competere in forma amatoriale nella Regata delle Marinerie organizzata ogni anno durante il fermo tecnico delle attività di pesca. La Regata, quindi, non è una “gara di barchette” ma una occasione offerta principalmente ai pescatori, costretti spesso dal loro lavoro ad essere antagonisti nella produzione, un momento di socializzazione che mantenga unita la categoria nel delicato momento che il settore attraversa a causa della definizione da parte della Comunità Europea della Politica della Pesca nel Mediterraneo; e si intende anche richiamare l'attenzione della gente su un “mestiere” che ha bisogno di “gratificazioni”, anche quella di un folla che applaude, per non essere lasciato completamente alla manodopera d'immigrazione. Questo, se permette, è tutela della tradizione marinara della città e non ha nulla a che fare con lo scandalo che lei ha voluto vedere. E non è spreco di denaro pubblico il pranzo offerto dal comune agli equipaggi forestieri che hanno onorato la manifestazione. Così pure la Sagra del pesce azzurro. Non si tratta di “un pò di pesce fritto da mangiare in piazza”; può essere anche che alla fine sia andata a finire così. Ma è nello spirito di ogni “Sagra”. L'intento, però, dell'Ass. La Bilancella nell'organizzare la Sagra è quello di promuovere il consumo del pesce azzurro, ritenuto prodotto di “serie B” pur avendo alti valori nutrizionali. Ed è poi il pesce maggiormente presente nelle reti dei nostri pescatori. Per questa promozione già lo scorso anno sono stati distribuiti durante la sagra appositi opuscoli predisposti dal Ministero delle politiche agricole forestali; quest'anno, invece, l'Associazione Armatori, nell'ambito di un progetto diretto alla valorizzazione dei prodotti ittici, ha predisposto un questionario di monitoraggio dell'atteggiamento del consumatore di prodotti ittici e un opuscolo che illustra i valori nutrizionali del pesce in genere e del pesce azzurro in particolare e propone alcune ricette a base di pesce elaborate da un noto cuoco molfettese. Sono sforzi che non meritano di certo il suo sprezzante sogghigno. L'attività culturale dell'Ass. La Bilancella, a tutela e divulgazione della cultura e delle tradizioni marinare, non si ferma a queste manifestazioni; il progetto di cui le dicevo è molto più ambizioso, ma approderà a nulla se sulla strada incontra critiche di parte o “partitiche”. Fare cultura non è mai stato semplice; e non lo è ancor più oggi in una società che, a ragione e a torto, vive tutto in chiave economica. La Regata delle marinerie e la Sagra del Pesce Azzurro, come pure altre iniziative di cui può aver sentito o sentirà, sono opportunità che gli “operatori culturali”, le associazioni imprenditoriali e le amministrazioni comunali “di turno” devono saper cogliere contribuendo con apporti critici costruttivi alla loro migliore espressione. Il riferimento alle associazioni imprenditoriali non è casuale; siamo infatti a conoscenza di critiche, analoghe alle sue, espresse dai loro rappresentanti ufficiali. Vorremmo coinvolgere anche loro, se ci leggono, in questo comune impegno. E forse i giovani avranno qualche opportunità in più per non dover emigrare neanche per divertirsi. E in questo spirito che le chiedo di dare spazio a queste righe sul suo giornale. Luigi Campo Direttore culturale Ass. Culturale “La Bilancella” Sig. Campo, la sua lettera non meritava la pubblicazione, se non altro per l'eccessiva lunghezza, che mi costringe ad un'altrettanto lunga risposta per replicare alle sue gratuite affermazioni. La tentazione di tagliarla, per renderla più corta e dare spazio ad altri lettori è stata forte, ma anche se “l'operazione chirurgica” avesse rispettato i contenuti, lei avrebbe gridato alla censura, una pratica che non mi appartiene. Dalla sua lettera emerge chiaramente che lei non vive a Molfetta, perché non ascolta i giovani. Noi lo facciamo e sentiamo anche le opinioni dei cittadini, pubblicando le loro critiche (del resto chi organizza qualcosa deve sempre aspettarsi qualche giudizio negativo). E veniamo al “capolavoro” di quest'estate: la cosiddetta “maridea” (nome infelice). Credo che oltre a vivere di più la città o seguirla meno distrattamente, lei debba essere anche meno distratto nella lettura degli articoli. Quando abbiamo parlato di “notizie vaghe”, non ci riferivamo alla nostra documentazione, ma alla vostra capacità di fare comunicazione che ci sembra vicina allo zero, tant'è che al nostro giornale non è pervenuto alcun vostro comunicato del “grande evento”, oltre al fatto che la pubblicizzazione dello stesso ci è apparsa insufficiente. Confrontare e giudicare fa parte del mio mestiere, del quale credo, dopo oltre 30 anni di attività non certo a livello locale, di non dover dare conto a lei. Perciò non accetto lezioni da chi dimostra di essere assolutamente sprovveduto in materia, tanto da non cogliere l'ironia relativa alla “gara di barchette”. Nessun intento denigratorio, quindi, solo critica giustificata. Per cui eviti di usare parole troppo grosse: “valenza culturale”, “divulgazione delle tradizioni marinare”. Faccia, piuttosto, un giro turistico per l'Italia a vedere ben altre regate, così potrà capire come la sua sia solo una gara di barchette (del resto il termine “regata”, vuol dire anche questo). Quando ho parlato di sprechi, non intendevo riferirmi al pranzo offerto ai vogatori: è una notizia che mi dà lei ora. Credo, tra l'altro, che sia giusto rifocillare chi ha speso tempo e lavoro di braccia per partecipare alla manifestazione. Lo spreco è nell'aver finanziato l'intera iniziativa che, a mio parere, non meritava grande considerazione, almeno nei termini in cui è organizzata oggi. Posso sbagliarmi, ma è la mia (e non solo mia) opinione e credo di avere il diritto di esprimerla soprattutto sul mio giornale, che non è l'organo dell'amministrazione comunale, ma un periodico indipendente e libero, che non intende rinunciare ad esercitare il suo sacrosanto diritto di critica e opinione. Per quanto riguarda il “pesce fritto” da mangiare in piazza, dice lei stesso che l'iniziativa non ha avuto grande successo e, almeno in questa valutazione, dimostra onestà. Quello che era l'intento della vostra associazione, non si è tradotto nella realtà. I sogni, le aspirazioni, le illusioni anche di qualche assessore, restano tali. Apprezziamo gli sforzi che vengono fatti soprattutto per la valorizzazione del pesce azzurro (ho scritto decine di articoli su questo argomento sulla “Gazzetta), ma ci piacerebbe che le cose fossero organizzate meglio. Lo sforzo non basta, non serve dare l'idea (maridea): qualcosa per essere efficace, dev'essere portata avanti con tutti i criteri, altrimenti resta uno sforzo apprezzabile, che non produce nulla e non serve a nessuno, tranne al solito assessore in cerca di visibilità, per dimostrare alla città che esiste, anche se poi la sua azione non porta a risultati concreti. Respingo, infine, la sua accusa di fare critica di parte o partitica, cosa che esiste solo nella sua fantasia, questa sì denigratoria. E il fatto che gli imprenditori locali abbiano rivolto le stesse nostre critiche alle sue iniziative, come lei scrive, è una conferma che la nostra valutazione è ampiamente condivisa dalla cittadinanza. Provi a ripensare il tutto in chiave diversa, forse riuscirà a cogliere le carenze e a rimediare. Le invio cordiali saluti (che lei ha “dimenticato” nella sua lettera).
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