MOLFETTA - L’unico modo per provare a comprendere il disagio che investe il settore agricolo molfettese è confrontarsi con gli operatori, il cui lavoro è vita e non è risolvibile in riflessioni “tampone”. E’ necessario penetrare nelle condizioni dell’agricoltura molfettese e poi contestualizzare nel comparto intero, per comprendere come tali contesti si ripercuotano sui lavoratori del settore. Per questo abbiamo incontrato l’Associazione Biogermo di Molfetta.
Secondo gli agricoltori facenti parte dell’associazione, la manifestazione organizzata in piazza Mazzini dalla Copagri il 5 giugno coglieva il senso del disagio che il settore sta vivendo, soltanto nel segmento finale del circuito produttivo. Lo dimostra il fatto che non è stata fornita alla gente nessuna certificazione scientifica sulla genuinità della produzione molfettese.
Bisogna quindi sollecitare le istituzioni a verificare la condizione sanitaria delle produzioni, affinché vengano messi sul mercato prodotti che tranquillizzino in modo concreto i consumatori. “I problemi continuano ad essere affrontati in maniera inadeguata”. Non viene accelerata l’impostazione della filiera e l’agricoltore che vuole avviare una tecnica agricola ecocompatibile non viene incoraggiato, mentre neanche il consumatore viene informato sulla qualità delle produzioni.
La situazione attuale non può essere, secondo gli agricoltori, l’occasione per recriminare solo danni ma deve trasformarsi nell’opportunità per chiedere l’avvio di processi per la ristrutturazione dei mercati, in particolare con l’implementazione di consulenze plurisettoriali. Queste devono sostenere l’agricoltore per offrirgli il giusto supporto tecnico in ambito chimico, microbiologico ecc.
Gli agricoltori ci offrono anche una certificazione microbiologica in cui si attesta l’assenza di Escherichia coli nel cetriolo molfettese, svolta già lo scorso 6 Giugno.
Solo penetrando la realtà vissuta si riflette con rinnovato slancio, carico di materiale da cui si ricavano soluzioni concrete e necessarie.
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