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Il consiglio comunale fantasma INTERVENTO
15 maggio 2004

C'è un fatto davvero emblematico del clima sociale e culturale che respiriamo da tre anni nella città. Ormai non c'è più nessuno, tra i molfettesi, che cerca di seguire i Consigli comunali. L'aula è sempre deserta. Fredda. Una fotografia limpida e inequivocabile che rappresenta il distacco del palazzo dalla strada. Gli argomenti e le discussioni della massima assise molfettese non interessano più l'opinione pubblica, non sono più temi della coscienza collettiva. Persino i più motivati, quelli che reggevano fino a tardi ai dibattiti incandescenti ma appassionati, hanno dovuto desistere, spesso imprecando, davanti alla barriera invisibile ma incisiva, eretta dall'amministrazione di centrodestra. I motivi sono tanti. Tutti inquietanti sintomi dello stato di decadimento della democrazia – la cui misura oggettiva è sempre data dall'intensità della partecipazione – nella nostra città. Se la partecipazione è nulla, inevitabilmente la democrazia è fragile. Certo, come si può promuovere la partecipazione dei cittadini se il Consiglio, convocato per una certa ora, non si sa mai quando effettivamente comincerà? I Consiglieri di maggioranza arrivano alla spicciolata e cominciano a ciondolare tra una riunione e l'altra, anzi tra una litigata e l'altra. Nel mentre sono già trascorse le prime ore. Solo con l'insistenza dell'opposizione si riesce in qualche modo a dare l'avvio ai lavori che, spesso, subito dopo l'inizio, vengono interrotti con richieste di sospensione, nominalmente di cinque minuti, che diventano senza fine. Se calcolassimo, per ogni Consiglio, il rapporto tra il tempo speso in sospensioni e quello impiegato per il dibattito, verificheremmo che il primo supera – e di gran lunga - sempre il secondo. Praticamente il Consiglio comunale si fa fuori dall'aula, discutendo di affari che poco hanno a che fare con i progetti e gli interventi rivolti alla città. I temi preferiti del centrodestra sono le nomine, le visibilità individuali e gli spazi di potere personali. Di volta in volta, se non raggiungono l'accordo su questi “affari”, il Consiglio si blocca. Il distacco dei cittadini non è, dunque, casuale. Ed è legittimo credere che non sia solo espressione di disaffezione, ma di nausea. Di rifiuto. Nel migliore dei casi poi, quando finalmente si riesce ad entrare nel merito dei punti all'ordine del giorno, parlano solo i Consiglieri di minoranza. Molti dei Consiglieri di maggioranza cominciano lentamente ad uscire dall'aula lasciando soli i pochissimi interessati al significato delle cose da esaminare e votare. In tre anni di amministrazione, la quasi totalità dei Consiglieri di centrodestra (pensate 20 su 23) non è mai intervenuta né per esprimere un proprio punto di vista e nemmeno per chiedere chiarimenti o informazioni integrative. Semplicemente non ha mai parlato per formulare un pensiero che sia uno, per avanzare una proposta che sia una. Il Consiglio comunale è stato svuotato di senso, privato di qualsiasi dignità. Chi lo cerca non lo trova. E' diventato un Consiglio fantasma. Non sono scomparsi i cittadini, ma è il Consiglio che non c'è più. Semplicemente. Il sindaco pratica perfino il paradosso di ringraziare i “suoi” consiglieri per aver atteso pazientemente, in silenzio, la fine dei lavori, incentivando così l'assenteismo della mente. Anche quando non c'è stato il tempo materiale per analizzare un provvedimento, lui chiede di votarlo per senso di responsabilità senza considerare quanto sia irresponsabile votare un provvedimento che non si conosce. E' pleonastico, in questo contesto, far sapere che la nostra proposta di commissionare le riprese televisive dei Consigli per trasmetterle in tutta la città non viene minimamente considerata. Oltre a non voler essere controllata, questa amministrazione non vuole nemmeno essere conosciuta nei ruoli ufficiali e istituzionali. Forse si vergogna di se stessa? Maria Sasso Consigliere comunale “Margherita”
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