Il caldo fa “dimenticare” i congiuntivi
Una seduta del consiglio comunale tra gaffes e invettive
Un consiglio comunale acceso. Sarà la calura estiva, eppure in aula c’è l’aria condizionata. Le menti ribolliscono e qualcuno dimentica l’esistenza del congiuntivo; poi c’è chi rispolvera il Secondo Principio della Dinamica e chi menziona i “No Global”: va di moda in questi giorni.
Due tempi, come in un match di calcio. Un intervallo (troppo lungo) per rifiatare e poi giù a beccarsi di nuovo. La serata volge al termine e si sveglia la Minuto: il suo microfono è spento ma le invettive si odono benissimo. Galeotto fu l’intervento della Sasso e galeotte le insinuazioni alla clientela.
Il pubblico, decimato ed assonnato, gradisce. Già, il pubblico. Svolge un ruolo essenziale: ascolta. Pardon, presta ascolto: sì, perché in certe occasioni sembra che, se non ci fossero gli “spettatori” a cui rivolgere la parola, più d’un consigliere cadrebbe nello sconforto totale perché incapace di richiamare l’attenzione d’un, che sia uno, suo collega.
La serata è pepata. Qualcuno, come il consigliere Panunzio, non ha gradito interrompere le vacanze per radunarsi e parlare di “aria fritta e cose ritrite”.
Il sindaco lancia accuse di arroganza, Sallustio pure, Fiorentini anche.
Battibecchi a microfoni spenti e l’assessore Uva pensa bene di fornire una soporifera, interminabile spiegazione sull’arcinoto art. 51: la Sasso riesce a ritenerla non del tutto esaustiva.
In due o tre sono assenti: si rifaranno alla prossima occasione. I presenti invece vogliono lasciare il segno e Spadavecchia legge (male, si consiglia maggiore attenzione alla punteggiatura) qualcosa di precotto.
Continua la commedia degli equivoci sulle dichiarazioni di voto e gli interventi in via pregiudiziale; tutti si dichiarano di buon senso ma nessuno dimostra di averne. Il sindaco declama, poco propenso alle concessioni. In sei o sette pronunciano la parola magica: strumentalizzazione.
Dulcis in fundo il presidente Amato, in risposta ad un consigliere della maggioranza che si lamentava delle continue sghignazzate del collega Minervini: “Consigliè, la risata è facoltativa”.
Eugenio Tatulli