Bastano pochi click su internet e si apre uno spaccato della società molfettese, quelle cose che non vorremmo mai vedere, a cui spesso assistiamo ma che i nostri occhi riescono a filtrare, a stigmatizzare senza darci la possibilità di riflettere su cosa accade nella nostra società. È recente la notizia di pestaggi e violenze sessuali, filmati e pubblicati su siti internet su cui chiunque liberamente può guardare i video. E Molfetta ne è forse rimasta fuori? No, ovviamente, nonostante il presunto e sbandierato calo dei fenomeni di delinquenza. Va tutto bene? Con pochi click, in meno di mezz'ora di navigazione, è emerso materiale davvero agghiacciante. Una ragazza completamente ubriaca che si “rivela” ai suoi aguzzini, ragazzi che devastano completamente un intero locale, botte gratuite di sere d'estate, folli acrobazie in scooter, che un coraggioso blogger commenta così: «Dovevi chiamarlo: “Cazzate in scooter”, ma forse lo capirai quando ti farai male...». Nessuno ha risposto più a questa persona, vorrei provarci io allora rivolgendomi direttamente a chi ha fatto questa riflessione. È chiaro che dovrebbe accadere ciò che prevede lei: magari far partire il motorino, istradarlo su una strada presidiata come si dice da “volontari qualificati per le ronde”, esaltati al punto giusto, che avrebbero dovuto provvedere ad agire secondo mezzi a cui una città civile come la nostra ci abitua. In Paesi più civili avrebbero fatto così. Ma provi a immaginare come avrebbero documentato i giornalisti locali la «feroce repressione», quali proteste avrebbero levato le madri di quel perbenismo arrogante, forse persino al Papa sarebbe stata fatta pronunciare all'Angelus, una condanna della violenza, beninteso insieme a un invito alla «responsabilità dei giovani». Dunque non ci resta che la nostra e la sua protesta, sul fatto che la situazione sulla sicurezza a Molfetta ora si possa seguire anche su internet. Quanto sia flebile e vana, lo vede anche lei. Non possiamo che fare qualche vacua riflessione sulla «produttività» di Molfetta negli ultimi tempi. Chi dice che Molfetta non produce? Produce criminalità, furti e rifiuti umani a squadroni. Se un ragazzo ha pubblicato un video su internet in cui si cimenta in acrobazie in scooter senza casco, altrettanto fieri e baldanzosi si può arrivare a “provare” a darsi fuoco come è avvenuto a Torino. Chi dice che i giovani vivono alla giornata e non hanno interessi? Tra i video c'è una armata di giovani organizzatissima nella distruzione di un locale, in cui si vedeva che agivano secondo una organizzazione; la loro arroganza era deliberata, si sentivano protetti dal numero e dalla loro disposizione a distruggere, spaccare ed odiare qualcosa. Ecco come Molfetta coltiva i propri interessi. Chi dice che Molfetta non è una città in cui i giovani possono ampliare i propri orizzonti? Spunta nella ricerca un video di due ragazzini che, tra i complici sorrisi e risate di amici o conoscenti, si pestano a vicenda in pieno centro. Non contenta di essere una città di pregiudicati e disoccupati in fuga, vuole anche distruggere chi ci vive ora, così, per far vedere chi comanda. Non contenta vuole ostacolare e devastare le opere di chi fa con continui atti di vandalismo, perché non c'è nulla da fare. Ecco l'importante contributo di Molfetta al turismo sbandierato per la costruzione del porto, vera industria locale secondo l'amministrazione da cui potremmo sperare un aumento dei fatturati. Ma nessuno ha intenzione di andare in vacanza in una città che lancia il proprio commercio su internet in questo modo. Tra i video c'è una ragazza stesa sul pavimento di un bagno, filmata mentre si lascia andare in “rivelazioni” sessuali e “giochi” mentre tre ragazzi la filmano, e ancora una volta tutto finisce su internet. Quei sorrisi da sciacalli che desideravano tanto che tutto il mondo li vedesse, quei personaggi vestiti così bene per l'occasione, come la Molfetta- bene sa fare, quegli individui che vogliono solo odiare, e non si sa bene chi, cosa, o perché, mi hanno fatto paura. La paura di una constatazione agghiacciante: se fossero minoranze, il problema sarebbe risolvibi-le. Ma il fatto è che questi distruttori del lavoro e dell'umanità altrui, sono maggioranza nella città. Hanno dalla loro l'immane sistema delle delinquenze unite alle maniche larghe e carità pelose che sono il tono stesso della vita pubblica italiana. Se sono maggioranza, allora è finita, hanno vinto loro: dove trovare le forze sufficienti per contrastarli? Indipendentemente da eserciti o forze di polizia, saremmo sopraffatti non solo dal loro numero, ma dai loro difensori ideologici, i genitori in primis. Lei dirà che esagero, che in fondo i mascalzoni molfettesi sono tanti, ma pur sempre minoranza. La invito allora a considerare la rete di alleanze e complicità, anche inconsapevole,che circonda costoro, e li rende così forti. Mi fa paura che questi, oltretutto, non abbiano nemmeno un barlume di vergogna per la fama che hanno gettato su loro stessi; dal teppistello di strada, al venditore di auto che è finito su Striscia la Notizia, allo stupratore quindicenne, al ragazzino che fa acrobazie in moto e le pubblica su internet, al bambino che si da fuoco per girare un video con il proprio cellulare: tutte azioni figlie della medesima società, di cui Molfetta fa parte, e produce. Come vede, tutta la neomelodica inciviltà al volante, tutta l'arroganza della classe politica, tutta la tracotanza dei giovani verso persone e oggetti vengono da una sola ben precisa pedagogia. Certi atti che momentaneamente ci lasciano sconcertati, il fidanzato che ammazza la fidanzata perché vuole lasciarlo, l'orgetta giovanile che finisce in delitto, lo stupro di gruppo, il bullismo scolastico, sono il risultato della medesima educazione, o mala-educazione, che ci siamo impartiti da noi stessi come cittadini, con entusiasmo maggioritario: questa idea che nessun sacrificio è più necessario, che tutto è facile, che abbiamo la “libertà” di fare tutto su tutti, che ne abbiamo il “diritto”, che non esistono doveri né limiti legittimi. Allora se siamo liberi, siamo tutti in competizione. Tutto quel che ci resta da fare quindi è arraffare, stuprare veline (se si può), sballarci fino all'incoscienza, e diventare qualcuno pubblicando un video su internet di qualcosa che gli altri non sono in grado di fare. Inutile sforzarsi di essere migliori, di sviluppare la coscienza e la conoscenza, di migliorare come persone. Per la mancanza di questi stimoli, tale esercizio diventa ogni giorno più gravoso, più fallimentare, anche per chi ci prova. I molfettesi di fronte a tutto questo sono come in vacanza perpetua da loro stessi. La convinzione che mai saremo malati incurabili, mai poveri, mai agonizzanti e soli; e dunque, che non c'è alcun bisogno di prepararsi ad affrontare gli inevitabili scacchi, le ingiustizie che vedremo subire, i rifiuti che vedremo incontrare, le povertà che attendono gli altri. Gli altri appunto, non noi. Ora che l'era della ricchezza e dell'abbondanza presunta è finita, celata dal fracasso delle inaugurazioni di opere ed eventi faraonici che si ergono sui silenzi dei fallimenti, provi a pensare solo a quel che potranno fare ragazzi organizzati come quelli nei video su internet se dovessero rinunciare alle botte per strada il sabato sera, se non riuscissero più a trovare una ragazza che voglia rivolgersi a loro, se non potessero più permettersi la dose di coca e lo sballo costoso del sabato sera, per non parlare della BMW da schiantare contro una macchinetta di maturi pensionati. Caro blogger coraggioso, per questo ho paura per il futuro della mia città, Molfetta.
Autore: Corrado la Martire