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I segreti dello scultore Giulio Cozzoli svelati attraverso i suoi bozzetti
15 aprile 2008

Sono giunte al termine le celebrazioni per il cinquantenario della morte dell'amato artista molfettese Giulio Cozzoli e come regalo fi nale per la città due nuove sale espositive sono state inaugurate presso la Fabbrica di San Domenico: la prima dedicata alle terrecotte e alla Maddalena svelata solo qualche mese fa, la seconda mostra una scelta speciale dei bozzetti preparatori, degli schizzi e delle caricature sempre dalla mano del maestro molfettese. Come le altre precedenti iniziative, questa ultima fase è stata patrocinata dal ministero per i Beni e le Attività culturali, dalla Provincia di Bari assieme al contributo fondamentale del Comune di Molfetta rappresentato dal commissario straordinario Antonella Bellomo, dall'ex assessore Mauro Magarelli e dal sindaco uscente Antonio Azzollini. Ad introdurre le parti fondamentali per la realizzazione dell'intero progetto Mimmo Facchini, coordinatore del comitato interassociativo, il responsabile dell'allestimento architetto Gianni Veneziano e il prezioso intervento del direttore scientifi co della mostra, prof. Gaetano Mongelli, docente di Storia dell'Arte Moderna presso il «Dipartimento di Scienze Storiche e Geografi che» dell'Università degli Studi di Bari, impeccabile narratore dell'opera di Giulio Cozzoli. Il sogno del maestro Cozzoli pare quasi realizzato: dopo 26 anni di lavoro certosino di raccolta del nipote del maestro, Maurangelo Cozzoli, fi nalmente è stato possibile cominciare a ricostruire l'operato artistico dell'illustre molfettese, e, soprattutto renderlo pubblico per la prima volta. Una occasione imperdibile di crescita culturale per la città, come ribadito dalla stessa dottoressa Bellomo e dal senatore Azzollini, un luogo di partecipazione che può diventare fondamentale per la formazione artistica e culturale dei giovani nostrani. E tutto questo è stato possibile grazie al mecenatismo, alla generosità di Maurangelo Cozzoli e della famiglia Cozzoli tutta, che hanno concesso la visione alla città di un numero così consistente di opere tanto belle quanto fragili. Molto curato e studiato anche l'allestimento delle opere: le due sale del complesso di San Domenico creano una scatola neutra, un involucro minimalista con un tenue tocco di colori pastello che non invade e non sovrasta la presenza delle opere, ma, anzi, le esaltano con un gioco di luci particolarissimo. Il segno, la materia e l'ideale, questo il tema portante della terza e ultima serata illustrato dal professor Mongelli: il 90% dell'opera di Cozzoli era rimasto sconosciuto negli anni dalla sua morte, ma fi nalmente adesso una parte consistente ritorna pubblica, tessere di un mosaico ancora ricchissimo di sfumature e contenuti, che portano alla luce le capacità straordinarie di disegnatore, l'attività di caricaturista che inchiostrerà il concetto del brutto in una sintesi impeccabile, senza fronzoli, delle particolarità umane. Le caricature hanno anche una grandissima valenza storica, infatti i pezzi più signifi cativi sono proprio le caricature di Gaetano Salvemini a 40 anni, e l'«autocaricatura » dell'artista che si ritrae di profi lo accanto ad un protagonista delle giornate dell'epoca. Ma Cozzoli si svela anche eccellente autore di terracotte senza tempo, che abbracciano idealmente la Maddalena in cartapesta nella disposizione studiata per l'occasione. L'esposizione è rimasta aperta fi no al 31 marzo e ci sarebbe da aggiungere un purtroppo, perché l'augurio è che tale data venga prorogata, nell'ottica che una traccia di Giulio Cozzoli rimanga indelebile in una città che tanto deve al suo fi glio prediletto. Ma qui sta tutto nella capacità del nuovo sindaco a realizzare un accordo con la famiglia, perché, pur salvaguardando i loro diritti di proprietà, concedano al Comune la possibilità, tramite il versamento di un canone, di esporre in modo permanente le opere di quel suo grande fi glio che fu Cozzoli e il cui lavoro va conosciuto anche dalle giovani generazioni.
Autore: Alessia Ragno
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