I mattoncini della vita come sviluppare la cultura della donazione di organi
Mattoncini della vita per sensibilizzare alla donazione degli organi con l’incontro, promosso dal Comune di Molfetta, fra tutte le associazioni di solidarietà molfettesi Adisco, Admo, Aido, Avis, Fidas, Fratres e Croce Rossa Italiana nella Sala Finocchiaro della Fabbrica San Domenico. All’ingresso del chiosco erano presenti alcuni studenti dell’IPSSAR di Molfetta che si sono occupati di consegnare, prima che iniziasse il convegno, un questionario anonimo ai partecipanti per fare un sondaggio sulle conoscenze di tale tematica. L’incontro è stato aperto dal presidente della FIDAS della sezione molfettese Corrado Camporeale che ha ringraziato il Comune di Molfetta, per aver concesso la sala, il presidente provinciale dell’AIDO Vito Scarola e Michele Gadaleta presidente della sede molfettese presenti all’incontro. Il prof. Francesco Paolo Schena, Coordinatore Regionale Trapianti Puglia, si è rammaricato di aver trovato la sala per metà vuota, sottolineando, quindi, l’esigua sensibilità e la scarsa conoscenza dei pugliesi sulla donazione degli organi. “Noi meridionali siamo parassiti”, ha detto il prof. Schena usando parole crude per spiegare ciò che avviene in un centro trapianti della Puglia che preferisce ricevere da altre regioni gli organi piuttosto che donarli. Gli organi dei nostri cari, invece di essere utili a salvare la vita di un’altra persona, saranno solo “pasto per i vermi”. Quale sarebbe l’utilità di questa scelta? Schena ha rivelato un dato sconcertante: in Italia su 4 milioni di abitanti solo 60 mila sono i pugliesi che accettano di donare i propri organi. Risulta un’alta opposizione alla donazione subito dopo la Sicilia. L’anno scorso, ad esempio, i donatori nella nostra regione sono stati solo 35. Di qui la necessità di questo incontro per dissipare ogni dubbio o eliminare tabù che i pugliesi hanno su tale questione. È seguita la proiezione di un video intitolato “La vita attesa” che vede protagonisti due ragazzi: il primo si fa tatuare sul braccio un cuore nel bagno della scuola da un suo amico senza alcuna precauzione igienica e dopo qua che giorno contrae un’epatite fulminante che gli sta distruggendo il fegato: ha immediatamente bisogno di un trapianto di fegato. L’altro sta lavorando sull’impalcatura di un palazzo quando cade sbattendo la testa. I medici gli diagnosticano la morte cerebrale e chiedono ai genitori se sono disposti a donare il fegato al ragazzo succitato che sta morendo. Il video presenta due realtà come conclusione: se i genitori acconsentono, il ragazzo che ha subito il trapianto continuerà a vivere; se non acconsentono, il ragazzo in questione è destinato a morte certa. Alla fine del filmato interviene nel dibattito la dott.ssa Gabriella Ingenito, Dirigente medico-Coordinatore locale della Rianimazione nell’ospedale “Di Venere” di Bari, che spiega in maniera chiara ed esauriente, mediante supporto multimediale Power Point, che cosa s’intende per “morte cerebrale”: è la cessazione irreversibile di tutte le funzioni cerebrali, vale a dire morte certa. Un tempo si sosteneva che il centro della vita fosse il cuore che ha la funzione di pompare il sangue negli organi, ma non è proprio così, poiché è il cervello che invia gli impulsi per poter respirare autonomamente e, una volta morto, gli impulsi non arrivano più. La persona interessata da morte cerebrale continua a respirare solo mediante l’ausilio di un respiratore e ciò potrebbe dare l’impressione che sia ancora viva, ma in realtà una volta staccata la macchina che le permette di respirare muore subito. È stato ricordato che l’accertamento di morte è assolutamente sicuro in Italia, dato che dura 6 ore ed è eseguito per due volte prevedendo l’elettroencefalogramma, tac, prove di flusso e risonanza. Il prof. Schena è intervenuto per ricordare che in tutta l’Italia solo la Puglia possiede un “Sala d’accoglienza” ubicata nel reparto di rianimazione che ha la funzione di accogliere i familiari sconfortati e confusi per la perdita della persona deceduta. Il medico che deve colloquiare con loro deve aver frequentato un corso particolare per approcciarsi a loro con grande sensibilità. La dott.ssa Chiara Musajo Somma, Dirigente medico CRT Puglia ha spiegato la procedura della donazione: è importante dichiarare in vita la proprie volontà. La legge 91 del 1999 fornisce le informazioni sulla modalità dei trapianti. Mediante Power Point è stato illustrato il modulo per le donazioni che si può compilare presso l’ASL o il medico di famiglia. In primo luogo è necessario aderire all’AIDO. La dottoressa ha evidenziato, inoltre, che il tesserino blu che indicava la volontà di donare gli organi non ha più valore legale. Ha elencato tre possibili situazioni dopo la morte cerebrale: 1. se il cittadino ha dichiarato in vita di voler donare gli organi i familiari non possono opporsi, 2. se il cittadino non ha aderito alla donazione, i familiari, anche se concordi, nulla possono in merito, 3. se il cittadino non ha espresso alcuna volontà a riguardo, possono decidere i familiari più stretti. Viene, poi, distribuito lo stesso questionario per valutare le apprese conoscenze. Il Sig. De Palma ha testimoniato la sua vicenda personale in seguito alla morte di suo figlio di soli 14 anni, avvenuta nel 1993 per un incidente stradale. Con vera commozione ha ricordato che suo figlio ha donato le cornee, i reni, il fegato e il cuore. Si è mostrato contento che tali organi siano serviti a dare la vita ad altre persone rispettando le volontà di suo figlio. A fornire un’altra testimonianza diretta sul trapianto è stato una persona presente all’incontro, la quale ha subito un trapianto di rene nel 2007. Ha raccontato come prima del trapianto sia stato costretto a lasciare il lavoro e fare i cicli di dialisi. Ora, grazie al trapianto che gli ha salvato la vita, vive meglio. Fra le preoccupazioni emerse dal dibattito una in particolare è stata messa in risalto: quella di incorrere nella violazione del corpo del defunto. La dott.ssa Ingenito ha assicurato che dopo l’asportazione dell’organo, la parte del corpo interessata viene ricucita, quindi il corpo non viene deturpato. Il prof. Schena ha concluso l’incontro con l’augurio che la gente si sensibilizzi maggiormente al problema perché: “Donare non è solo un atto umano, ma anche un dovere sociale”.