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I giornali locali chiusi alle collaborazioni esterne
15 gennaio 2001

Egregio Direttore, seguo con molto interesse il suo giornale da un po’ di tempo, pur abitando a Terlizzi (sono di origine campana) e la stimo, anche senza conoscerla di persona, per quello che scrive e per come lo fa. Dirigere un giornale non è facile, come non è facile farlo nascere, alimentarlo e mantenerlo in vita in maniera dignitosa, dovendo mediare le istanze sociali, culturali e ideologiche che lo mettono alla luce con le esigenze economiche e commerciali che gli consentono di "esistere", Una volta, però, messo in circolazione, un giornale diventa un forte strumento nelle mani di chi lo guida e deve quindi essere in grado di assolvere a quello che è il suo compito principale: informare la gente e alla gente dare voce, offrendole notizie, cultura, conoscenza e la maniera per poterne fare uso. Mi riferisco anche e soprattutto ai giornali locali che rischiano facilmente di essere poco considerati se non sono profondamente addentrati nelle realtà territoriali, sociali e politiche in cui nascono. Avrà sicuramente intuito che ci le scrive è un po’ un’addetta ai lavori. Ho 42 anni e sono, infatti, giornalista pubblicista, regolarmente iscritta all’albo, ma praticamente ancora agli esordi. Dopo aver fatto parte della redazione del Confronto (mensile di Terlizzi che lei sicuramente conoscerà) dal 1995 al 1998, ho collaborato con il Roma e qualche altro piccolo giornale, convinta che bastasse la propria passione a poter andare avanti in questo settore dove, più che in ogni altro, bisogna credere in ciò che si fa. Ed invece mi è toccato constatare la ritrosia dei direttori e la loro latitanza quando ti presenti senza essere mandata da qualcuno, l’impenetrabilità e la chiusura delle redazioni che somigliano sempre più a delle caste o a certe segreterie dei partiti, l’ambiguità e la viltà dei giornalisti professionisti che si tengono stretto l’osso per non dividerlo con qualcuno. Questo, naturalmente, anche a livello di volontariato. Se dovesse aver bisogno di collaborazione da parte di una che ha scritto su tutto ma che si è occupata principalmente di politica e di sociale, me lo faccia sapere. Cordialità Beatrice De Gennaro Gentile Signora, la ringrazio della lettera e delle gentili espressioni usate nei nostri confronti. Ha ragione quando dice che non è facile far nascere un giornale e mantenerlo in vita e, aggiungerei, realizzarlo ogni volta. Il volontariato è una bella realtà, ma costa enormi sacrifici sul piano personale e finanziario. Ogni numero di "Quindici" costa lavoro, fatica, impegno di tutti i collaboratori che sacrificano parte di tempo (studiano o lavorano tutti, non ci sono pensionati nullafacenti) per produrre un giornale non a tavolino (per quello basterebbe mezza giornata), ma per andare alle fonti, analizzare, capire (e per questo spesso il giornale esce in ritardo di qualche giorno in edicola): solo questa è la strada della qualità. E il successo di "Quindici" ne è una dimostrazione. Abbiamo rappresentato una novità nel panorama editoriale molfettese e regionale per qualità e professionalità (non ci sono molti giornali col nostro “taglio”: senza pettegolezzi, senza poesie, senza oroscopi, chiacchiere a tutto spiano e sciocchezze varie). Perciò hanno tentato inutilmente di fermarci in tutti i modi (violenze verbali e scritte, attacchi personali, insulti, falsi pettegolezzi, perfino lettere false e anonime: uno squallore unico). Hanno fatto persino ricorso alla magistratura. Ma i nostri avversari sono stati tutti sconfitti. Desidererei che lei si liberasse, però, da alcuni pregiudizi ("ritrosia dei direttori", "loro latitanza quando ti presenti senza essere mandata da qualcuno"; "chiusura delle redazioni"; "ambiguità e viltà dei giornalisti professionisti". Intanto da noi tutto ciò non esiste, chi dirige questo giornale ha sempre aperto le porte a tutti (soprattutto a chi non è mandato da nessuno) e li ha aiutati a inserirsi nel mondo del giornalismo, memore della sua esperienza diretta e della grande fatica (non essendo mandato da nessuno) per arrivare a fare questo mestiere senza alcun aiuto esterno (anzi con gli ostacoli di tanti). Quasi mai questa generosità è stata ripagata con gratitudine, anzi, c’è stato anche chi, una volta raggiunta la meta, è diventato inspiegabilmente ostile. La redazione di "Quindici" non è chiusa, come possono testimoniare tutti: è aperta a chiunque voglia partecipare e scrivere, c’è un clima di amicizia e collaborazione. Con un solo limite: la voglia di lavorare e di farlo in armonia con gli altri (da noi non ci sono risse come altrove, né epurazioni) e il volontariato. Per questo motivo la invito a partecipare alle nostre riunioni e a collaborare con il nostro giornale. A proposito: il direttore di questo giornale, rara eccezione in Italia, è giornalista professionista in servizio attivo, a dimostrazione che non tutti sono "ambigui e vili", come lei crede. L’aspettiamo, anche per smentirla. Cordialmente Felice de Sanctis Com’è difficile capire la politica Egregio Direttore, per caso ho letto il suo giornale n.9 di quest’anno, l’ho trovato interessante perché si riferisce solamente a notizie di Molfetta. Ma di più mi è piaciuta la risposta che ha dato alla lettera dell’avv. De Sario sulla rubrica "lettere al Direttore". Tutto vero quello che lei ha scritto. Io sono uno dei tanti che hanno votato De Sario perché era rappresentato da Guglielmo Minervini. Ho solo simpatizzato per la Sinistra. Ma dopo la caduta del governo Prodi per opera del Sig. Bertinotti avevo deciso di non votare più. Mi è stato sempre difficile capire la politica e il linguaggio dei Politici. Poi è avvenuto l’evento di Di Pietro in una politica penso più comprensiva per un cittadino come me. Credo in Di Pietro perché sostengo che un piccolo giudice che si è permesso di pestare i piedi a dei pezzi da 90 della politica italiana difficilmente ha la coscienza sporca, altrimenti lo avrebbero liquidato appena uscito come hanno tentato di fare. La prima volta che ho votato Guglielmo Minervini è stato per qualche persona seria che mi aveva assicurato di essere una persona seria. La seconda volta è stato di mia volontà perché ho constatato di persona quanti lavori sono stati eseguiti dall’amministrazione Minervini. Il cavalcavia, il sovrappasso sotto il vico, il lungo marciapiede che porta alla Madonna dei Martiri (prima era un bosco abbandonato) tutto il quartiere dell’Annunziata è tutto illuminato, prima era buio da far paura (adesso sono sincero lo è per i numerosi clan di Albanesi). Mi sembra di essere a Forcella a Napoli o a via Prè a Genova. Adesso per il tradimento fatto da un gruppo di politicini senza scrupoli come appunto il Sig. De Sario hanno fatto cadere secondo me l’unico sindaco che veramente ha fatto qualcosa per i cittadini, basta vedere pure tutti quei laghetti puzzolenti che stavano in varie zone di Molfetta adesso sono delle simpatiche piazzette con sedili e alberi (che poi alcuni sciacalli distruggono). Hanno criticato Minervini per gli scivoli dei disabili. Io sono un marittimo in pensione, i primi scivoli li ho visti in Spagna più di 20 anni fa. Hanno criticato per i grattini. I grattini hanno risolto il traffico di Corso Margherita. Io non conosco Minervini di persona, ma solo di vista per strada. Non sono di quelli che si accodano ai politici per fare qualche mangiata o per avere qualche posto di lavoro che non verrà. Mi dispiace per la dott.ssa Altomare che sembra si dia molto da fare ma sono convinto che finché dietro di lei ci sono dei pescecani, lei non vincerà mai. Io contesto Minervini solo per l’allargamento della zona blu che poi, per il resto ben venga di nuovo. Sig. Direttore mi scuso per la lunga lettera, ma era uno sfogo che volevo fare sulla "Gazzetta" da parecchio tempo. Perciò se la pubblica la ringrazio. Approfitto per salutarla e augurarle Buon prossimo Natale e Anno Nuovo a lei e al giornale. La saluto. Michele Binetti Gentile Sig. Binetti, la ringrazio innanzitutto per gli auguri che ricambio di cuore. Purtroppo la sua lettera, datata 20 dicembre, è arrivata quando il nostro giornale era già in edicola e non ho potuto inserirla prima. In merito alla vicenda De Sario la sua lettera conferma quanto avevamo già detto in risposta alla lettera dello stesso ex consigliere comunale che rivendicava come suoi i voti ricevuti: in realtà, come lei ci conferma, si tratta di voti dati a lui solo perché era proposto da Guglielmo Minervini. Vista la stima che lei ha di Di Pietro, mi auguro che non accada che De Sario si presenti candidato per la sua lista come si dice in giro, forse perché Di Pietro non conosce bene i candidati e i personaggi della periferia, altrimenti non credo che avrebbe avvalorato (se così sarà) la candidatura dell’ex consigliere comunale, né avrebbe partecipato ad una trasmissione televisiva con il candidato sindaco Tommaso Minervini, come ho letto su qualche manifesto.
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