I furbi e i fessi
Gli italiani, da sempre si dividono in due categorie: furbi e fessi, lo scriveva già nel 1921 il giornalista e scrittore Giuseppe Prezzolini nel suo Codice della vita italiana, una raccolta di aforismi edita da La Voce. Ci piace riproporre questo brano, perché è di drammatica attualità e sottoporlo alla riflessione dei lettori. Lasciamo spazio a Prezzolini: «1. I cittadini italiani si dividono in due categorie: i furbi e i fessi. 2. Non c’è una definizione di fesso. Però: se uno paga il biglietto intero in ferrovia, non entra gratis a teatro; non ha un commendatore zio, amico della moglie e potente nella magistratura, nella Pubblica Istruzione ecc.; non è massone o gesuita; dichiara all’agente delle imposte il suo vero reddito; mantiene la parola data anche a costo di perderci, ecc. questi è un fesso. 3. I furbi non usano mai parole chiare. I fessi qualche volta. 4. Non bisogna confondere il furbo con l’intelligente. L’intelligente è spesso un fesso anche lui. 5. Il furbo è sempre in un posto che si è meritato non per le sue capacità, ma per la sua abilità a fingere di averle. 6. Colui che sa è un fesso. Colui che riesce senza sapere è un furbo. 7. Segni distintivi del furbo: pelliccia, automobile, teatro, restaurant, donne. 8. I fessi hanno dei principi. I furbi soltanto dei fini. 9. Dovere: è quella parola che si trova nelle orazioni solenni dei furbi quando vogliono che i fessi marcino per loro. 10. L’Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l’Italia sono i furbi che non fanno nulla, spendono e se la godono. 11. Il fesso, in generale, è stupido. Se non fosse stupido avrebbe cacciato via i furbi da parecchio tempo. 12. Il fesso, in generale, è incolto per stupidaggine. Se non fosse stupido, capirebbe il valore della cultura per cacciare i furbi. 13. Ci sono fessi intelligenti e colti, che vorrebbero mandar via i furbi. Ma non possono: 1) perché sono fessi; 2) perché gli altri fessi sono stupidi e incolti, e non li capiscono. 14. Per andare avanti ci sono due sistemi. Uno è buono, ma l’altro è migliore. Il primo è leccare i furbi. Ma riesce meglio il secondo che consiste nel far loro paura: 1) perché non c’è furbo che non abbia qualche marachella da nascondere; 2) perché non c’è furbo che non preferisca il quieto vivere alla lotta, e la associazione con altri briganti alla guerra contro questi. 15. Il fesso si interessa al problema della produzione della ricchezza. Il furbo soprattutto a quello della distribuzione. 16. L’Italiano ha un tale culto per la furbizia, che arriva persino all’ammirazione di chi se ne serve a suo danno. Il furbo è in alto in Italia non soltanto per la propria furbizia, ma per la reverenza che l’italiano in generale ha della furbizia stessa, alla quale principalmente fa appello per la riscossa e per la vendetta... ». Sono passati 90 anni da quello scritto, ma secoli da una verità che caratterizza l’indole di una parte (sicuramente la peggiore) del nostro popolo. Basti pensare che a 150 anni dall’Unità d’Italia e dal Risorgimento, ci troviamo a fare i conti con un branco di irresponsabili, quelli della Lega Nord che, complice la solita burletta nazionale Berlusconi e il suo partito Pdl, col suo seguito di servi (e anche un gran numero di fessi incoscienti), vuole dividere il Paese in due o più pezzi per egoismo sociale, ma imbecillità economica, alla quale anche il lodato Tremonti presta il fianco. Abbiamo richiamato questa “classifica” prezzoliniana perché tra i “furbi” possono identificarsi molti dei protagonisti della vita politica nazionale e comunale, mentre tra i fessi c’è sicuramente il meglio della società civile che subisce in silenzio, ma soffre ad avere accanto quelli che non rispettano le regole e la fanno sempre franca e perfino irridono gli altri. In questo numero del giornale torniamo sull’episodio dell’assessore che si sarebbe fatto asfaltare il pezzo di strada fino alla sua villa, mentre tutt’intorno le urbanizzazioni sono lontane dall’essere completate e la gente cammina nel fango e sullo sterrato. Gli abitanti hanno protestato per questo privilegio e “Quindici” ha fatto uno scoop che non avrebbe voluto fare: ci sarebbe piaciuto di più se l’amministrazione comunale, che ha già incassato i soldi di quei “fessi” degli abitanti per le opere di urbanizzazione, le avesse portate a termine, consentendo loro di vivere in condizioni più decenti. Abbiamo più volte chiesto spiegazioni all’amministrazione e al sindaco Azzollini, ma ci è stato sempre risposto che non volevano commentare e che magari, alla maniera di Berlusconi con la “nipote di Mubarak”, stanno trovando la “pezza a colore” per giustificare questa irregolarità. Ecco, non è il fatto in sé che preoccupa, ma la logica con cui queste cose avvengono a Molfetta e in Italia da parte di una classe politica arrogante, che crede di non dover dare conto a nessuno del proprio operato e quando sbaglia, rimedia magari con una legge ad hoc. Naturalmente i cittadini vengono tenuti fuori da ogni processo decisionale, per essere considerati solo al momento del voto. Oggi questa è la situazione in Italia e a Molfetta, dove si assiste ad un appiattimento totale, non si fa nulla se non gestire il piccolo cabotaggio che deriva dall’avere il controllo delle istituzioni, considerando il voto dei cittadini come una delega in bianco, in nome del popolo (bue) per avere la libertà di fare il proprio comodo (lo dice il nome stesso del partito: popolo della libertà). In conclusione, ognuno si potrà riconoscere nell’una o nell’altra categoria. Noi, sicuramente, siamo classificabili in quella dei “fessi”, coscienti di esserlo, ma contenti ed orgogliosi di esserlo, anche di essere perdenti, ma con dignità: la vera libertà non ha prezzo. I “fessi” impiegheranno più tempo, faranno più fatica a raggiungere i risultati, ma alla fine saranno soddisfatti e potranno guardarsi allo specchio ogni giorno senza vergognarsi. C’è bisogno di modelli positivi, ecco perché occorre cacciare il tiranno: è oggi l’imperativo categorico per ridare dignità agli uomini e soprattutto alle donne di questo Paese la cui immagine è stata affidata alle escort tutto sesso e niente cervello.
Autore: Felice De Sanctis