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I cittadini sacrificano la propria salute
11 novembre 2014

Dalla 17ª edizione del Rapporto PIT – Salute, presentato dal Tribunale per i Diritti del Malato - Cittadinanzattiva a Roma dal suo coordinatore nazionale Tonino Aceti, emerge con grande evidenza che le difficoltà economiche, i costi crescenti dei servizi sanitari e le difficoltà di accesso spingono i cittadini a rinunciare alle cure e a sacrificare la propria salute.

Su oltre 24mila segnalazioni raccolte nelle sedi territoriali nel 2013, cui ha dato il suo contributo la sezione di Molfetta, quasi un quarto di essa (23,7%; 5,3% in più rispetto al 2012) riguarda la difficoltà di accesso alle prestazioni sanitarie determinate da liste di attesa troppo lunghe (58,1%); peso dei ticket rincararti (31,4%) e dall'intramoenia insostenibile (10,1%).

Questi dati confermano una tendenza sempre più preoccupante: l'allontanamento dei cittadini dalle cure e dalla sanità pubblica. Si risentono quindi gli effetti dei tagli alla spesa pubblica degli ultimi anni, con politiche sia nazionali che locali che sono andate nella medesima direzione, assottigliando sempre più l'offerta e le garanzie ed esponendo i cittadini a rischi maggiori in termini di mancata presa in carico.

Addirittura il nuovo Patto per la Salute 2014-2016 sembrerebbe che voglia far saltare l'esenzione totale dei malati cronici, agganciandola al reddito. E' il caso delle persone affette da Alzheimer, Parkinson, Sla, Distrofia, Sclerosi Multipla, tutte persone che già oggi, per sopperire ai vuoti del nostro sistema di welfare, devono farsi carico di costi enormi per la propria assistenza, dei quali lo Stato poco sa o vuole saperne.

All'interno dei dati sulle difficoltà di accesso alle prestazioni sanitarie, le segnalazioni sui lunghi tempi di attesa restano ancora al vertice delle preoccupazioni dei cittadini. A lamentare le liste di attesa è il 58%, riportate fra esami diagnostici (34,1%), visite specialistiche (31,4%) e interventi chirurgici (27,1%).

Non parliamo poi di prevenzione ormai vanificata se intesa come progetto salute a lungo termine. La prevenzione, così come la si intende oggi, cioè a proprie spese, è destinata al fallimento.

Ed eccone un esempio. Una donna scrupolosa che ha inteso sottoporsi ad una indagine senologica in regime di intramoenia presso il nostro ospedale, visto il blocco della lista di attesa, si è ritrovata con questa fattura:

Visita senologica: € 50,00;

Mammografia: € 50,00

Ecografia: € 50,00;

IVA: € 2,00;

Totale € 152,00

Quante donne possono permetterselo? Ben poche! Le altre si affideranno alla fatalità.

Intanto proliferano gli studi privati che offrono prezzi al ribasso, fortemente concorrenziali. La sanità pubblica ha aperto loro un'autostrada. I cittadini invece sentono il bisogno di riconoscersi in un S.S.N. forte, che offra le risposte giuste al momento giusto e che non aggravi pericolosamente la situazione difficile dei redditi familiari.

Occorre intervenire sulla riduzione dei ticket, così come va rivista l'assistenza territoriale che secondo il Piano Sanitario dovrebbe essere potenziata ma che in realtà fornisce prestazioni sempre più al ribasso per i cittadini.

Un ultimo tassello del nuovo Patto per la Salute 2014-2016 riguarda l'offerta ospedaliera che passa da quattro posti letto per 1000 abitanti a 3,7 posti letto. Con questo dato la nostra stessa struttura ospedaliera viene messa in pericolo, poiché si procederà inevitabilmente ad accorpamenti, innescando una guerra tra poveri.

Tra annunci e smentite, pur tra mille difficoltà, il Tribunale per i Diritti del Malato continua a prodigarsi perchè sia garantito il diritto alla salute.

Marta Pisani
coordinatrice T.D.M. - Molfetta

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