I bambini indagano sulla morte del saggio Socrate
Non si tratta della semplice trasmissione di nozioni filosofiche bensì dell’idea di sviluppare forme autentiche di conoscenza e di pensiero da parte dei bambini coinvolti. È un modo per renderli protagonisti e aiutarli a servirsi della propria immaginazione e delle proprie idee sul mondo per “problematizzare” e capovolgere la realtà perdendo la fede nelle apparenze e mettendo in dubbio gli scenari, le categorie, le strutture, i pensieri e i valori che normalmente accettiamo senza un precedente esame. È un espediente didattico utile anche per pensare tra amici e promuovere l’autostima, il dialogo con gli altri e la ricerca. Si tratta del progetto realizzato dalla scuola primaria dell’Istituto Comprensivo Battisti- Pascoli attraverso i laboratori di filosofia con gli allievi delle classi 5ª D/E. È proprio nell’ambito di questa ormai consolidata prassi filosofica che si inserisce un ulteriore incontro sul tema relativo alle ultime parole che il saggio Socrate pronuncia prima di morire (“Critone dobbiamo un gallo ad Asclepio, dateglielo, non ve ne dimenticate”). Dopo aver avanzato ipotesi su quella frase alquanto enigmatica – grazie all’ausilio dell’esperta Mariagrazia Raffaeli in collaborazione con l’insegnante Valente Marisa – è stato stimolato il Dialogo Socratico. Leggendo alcuni passi sulle accuse che hanno condotto Socrate alla morte e a seguito della domanda posta dall’esperta se fosse stata giusta o meno la scelta del filosofo, i bambini hanno simulato un tribunale scolastico per confrontarsi sulla “grande decisione”. Nei panni dei cittadini dell’Antica Grecia hanno così preso una decisione a favore o contro la scelta di Socrate riflettendo e mettendosi fortemente in discussione. Tra tesi e antitesi hanno esercitato il dubbio metodico su quella scelta estrema apprezzando il coraggio, la determinazione e la coerenza del filosofo disposto a rimare fedele ai suoi principi fino in fondo. Lettura e simulazione hanno lasciato i bambini liberi di fare collegamenti e trovare analogie con altre realtà. C’è chi ha associato la morte di Socrate a quella del nonno. Chi, invece ha visto nel filosofo uno dei protagonisti del film “L’ora legale”, storia di un sindaco che per l’appunto si batte per la giustizia e il bene comune senza però ricevere in cambio il supporto dei suoi cittadini. A qualcun altro ha fatto venire in mente lo sterminio degli ebrei poiché «Socrate, come gli ebrei, è stato vittima di pregiudizi ». E ancora. C’è chi ha associato il tragico epilogo del filosofo alla passione di Cristo e chi l’ha definita una storia importante che invita tutti a riflettere su quanto la verità possa essere scomoda e pericolosa, soprattutto se detta in faccia. Quanto sia importante e positivo il confronto, anche se delle volte fa male e il risultato non è dei migliori. Insomma un vero esempio di democrazia ateniese in cui tutti si sono sentiti eroi del proprio pensiero lottando allo scoperto con le proprie idee ed emozioni. In quel gioco di libere interpretazioni, basato su domande e risposte, ciascuno ha potuto interrogarsi, esaminare, confutare, contestare, assertire, chiarire, riflettere, indugiare su singole risposte e al contempo richiamare l’attenzione su concetti poco chiari, sollecitare e fornire esempi a sostegno delle proprie tesi. Un gioco come “movimento democratico che dal sapere riconduce all’ignoranza e dall’ignoranza riconduce al sapere”. Un gioco come prospettiva per meglio comprendere la realtà, per arricchire e la propria esperienza ed esistenza in compagnia di grandi “Amici letterati”: pur non passeggiando mai insieme a noi, questi Amici” sono lì, tra le pagine stampate di un libro pronti per far sentire la loro voce, alimentare la conversazione e chiarire le idee. A laboratorio concluso, tutti i bambini sono ritornati “ai nostri tempi” senza giungere ad una conclusione o un punto d’incontro perché la verità non si sa mai da che parte va.
Autore: Angelica Vecchio