I “Saluti da Molfetta” di Vittoria Facchini
Successo della Mostra a “Spazio Sant’Orsola
di Giovanni de Gennaro
Della pittrice Vittoria Facchini che opera da qualche anno nel Nord - Italia, l’osservatore che segua distratto l’attività artistica a Molfetta, non conosce molto.
Ha potuto vederne pochi lavori, i primi nel 1992 esposti al Punto Einaudi di Mauro Altomare, altri in mostre collettive al Centro d’arte “Lo Spazio” nelle rassegne del 1993, ‘94, ‘95 e nella 1a rassegna d’arte sacra del ‘95, quasi tutti realizzati con ardite tecniche miste o con il solo disegno.
Ignora quasi certamente l’intensa produzione di illustrazioni di testi per l’infanzia, pubblicati da Mondadori di Milano, Laterza di Bari, La Meridiana di Molfetta, da Tolbà di Matera, questi tradotti in albanese, greco, inglese; o la partecipazione a manifestazioni d’arte applicata, per la Scuola d’arte di Montefeltro sul trattamento dei metalli al centro TAM nel ‘98, per l’Assessorato alla Cultura di Padova nel ‘97 sul tema “Progetto libro. Dall’idea alla carta stampata”, per cui conseguì il 2° premio, per la Regione Autonoma della Valle d’Aosta nel concorso internazionale “Giocando con il futuro - virtual design” dello stesso anno, per il “Premio internazionale Scarpetta d’oro - Mostra di illustrazioni per l’infanzia” a Vigonovo di Venezia in cui conseguì il 3° premio nel 1997, per la Mostra - Mercato di ceramiche con dipinti ad olio, “Tra mare e colline” della Provincia di Asti, per “La città dei ragazzi” della Provincia di Bari, promossa dal Ministero dei beni culturali e dall’Unicef; e soprattutto per la pubblicazione a Firenze nel 1998 di due libri di illustrazioni per bambini, “I maschi non mi piacciono perchè” e “Le femmine non mi piacciono perchè”. Sempre a Firenze nel 1998 ha partecipato alla mostra collettiva “Minimario” nel chiostro dell’Ammannati. Tanto ha accuratamente annotato Lorenzo Palumbo nelle schede sui giovani artisti molfettesi che va compilando.
Oggi la si può conoscere meglio attraverso la mostra personale monotematica, molto originale, che ha chiamato “Saluti da Molfetta”, allestita nel dicembre ed aperta sino al gennaio scorso nello “Spazio Sant’Orsola” dell’arch. Veneziano nel Borgo antico di Molfetta. Vi ha esposto un gran numero di lavori di piccolo formato della forma e misura di cartoline in cui si intravedono riprodotte le classiche vedute del Duomo con i due campanili gemelli o della banchina Seminario con qualche accanito passeggiatore a contemplare l’eterna favola del tramonto molfettese, e solitari e pensosi pescatori all’amo.
La ripetizione ossessiva del tema non solo non stanca ma acquista il senso del ricordo incancellabile, come si dice per metafora, scolpito nel cuore. E in un cuore di ingenua forma ma di forte colore Vittoria Facchini iscrive la immagine del ricordo, oppure tra due ali bianche o azzurre, o in spicchi di luna o su un’onda o su una barca, tra disegni infantili di animali e giocattoli che quell’immagine associano ad un’età felice.
Sarebbe il suo un giuoco, pur apprezzabile, di fantasia, una traduzione visiva di locuzioni sentimentali con distaccata ironia, se non irrompesse con forza l’eloquenza del colore.
I colori che la natura acrilica rende di straordinaria vivezza si scontrano o si stemperano in armonie tonali con effetti suggestivi, ed al giuoco delle forme sovrappongono un discorso di diversa, intensa profondità: sono rossi e gialli, verdi e bleu, turchini e arancioni che si apparentano o si oppongono senza mediazioni, che si allontanano dal pretesto cartolinesco come squilli di tromba sul chiacchierio nostalgico di mandolinate. La popolare tradizionale cartolina di saluti si fa così nobile ed audace sintassi di colori, inchiodando l’osservatore alla lettura di un messaggio che va al di là dell’intento pretestuoso, smorzando il suo sorriso compiacente e chiamandolo ad una difficile interpretazione di linguaggio.
Allora si comprende quanto sia stata influente la lezione del maestro che la pittrice riconosce in Antonio Nuovo, nel suo costruire un paesaggio con il dialogo di due o tre colori.
Vittoria Facchini sa esprimere quella stessa estrema essenzialità coloristica, così che la sua non appare un’arte applicata che si esaurisce in una funzione, quanto l’occasione, ricca quanto si vuole di immaginazione e fantasia, che fa anche della illustrazione una espressione di arte autentica.