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Homo sacer
15 febbraio 2014

Vi è un piccolo libro, diventato un oggetto di culto fra i giovani dell’antagonismo sociale; si tratta di Homo sacer un testo di Giorgio Agamben, filosofo che viene annoverato nella folta schiera dei post-strutturalisti (G. Deleuze, F. Guattari, J. Derrida, M Foucault) di cui più volte abbiamo parlato nelle pagine delle Lettere persiane. Giorgio Agamben ha insegnato filosofia all’Università di Verona ed è curatore dell’edizione italiana delle opere di Water Benjamin. Ha pubblicato molte opere fra cui Il linguaggio e la morte (Einaudi 1982), La comunità che viene (Einaudi 1990) e con G. Deleuze, Barteby, la formula della creazione (Quodlibet 1993). La tesi avanzata in Homo sacer è che il campo di concentramento sta diventando l’aspetto prevalente delle società postmoderne. La coazione ad esistere è diventata non solo la condizione dei migranti, ma anche di quel borghese piccolo piccolo che è diventato cittadino del mondo. Nelle società opulente le persone si illudono di vivere in condizioni di libertà, si illudono di condurre una vita gratificante, vanno a cinema e a teatro, vanno a ballare, possiedono tutti gli strumenti tecnologici più avanzati (Pad, Wiphone, Tablet), ma la vera posta in gioco è il controllo delle nude vite che si muovono nello scenario del mondo. L’unica vera strategia antagonista è l’attacco al plusvalore sociale contro la svalorizzazione che il turbo capitalismo sta producendo delle giovani vite. La notizia monotona, monotona e martellante che in tutti i giornali e telegiornali viene ripetuta che il 40% dei giovani è senza lavoro, è una notizia fascista e dipende da quella concentrazione della ricchezza nell’1% della popolazione mondiale che sta creando campi di concentramento seminati in tutto il pianeta. Alla fine del saggio l’autore presenta tre tesi drammatiche che caratterizzano le attuali società opulente: 1) La relazione politica fondamentale è la messa al bando, la segregazione che nella metropoli moderna viene esercitata sui più deboli (le favelas, le bidonvilles, i sobborghi, le periferie, ancora una volta i campi di concentramento) 2) la prestazione fondamentale del potere sovrano è la produzione e il controllo delle nude vite come elemento politico originale 3) il campo e non la città è il paradigma biopolitico dell’Occidente. La terza tesi, egli osserva, getta un’ombra sinistra sui modi in cui nelle democrazie occidentali viene interpretato lo spazio pubblico, lo spazio delle città del mondo senza la chiara consapevolezza che al centro del controllo stanno quelle nude vite che il biopotere ha controllato, massacrato nel secolo scorso con i regimi totalitari (fascismo, stalinismo, nazismo). Bisogna distruggere i campi, bisogna fare in modo che i campi tornino ad essere città come luoghi di incontro, di aggregazione e di comunicazione. I luoghi dell’incontro da opporre ai non luoghi. I luoghi dello stesso, du même che devono diventare luoghi dell’altro, luoghi per gli altri. Biografia Laureatosi in giurisprudenza nel 1965 con una tesi su Simone Weil, Giorgio Agamben ha scritto diverse opere, che spaziano dall’estetica alla politica. A Roma, sempre negli anni sessanta, frequenta con intensità Elsa Morante, Pier Paolo Pasolini, Ingeborg Bachmann. Nel 1966 e nel 1968 partecipa ai seminari promossi da Martin Heidegger su Eraclito e Hegel a Le Thor. Nel 1974 si trasferisce a Parigi, dove frequenta Pierre Klossowski, Guy Debord, Italo Calvino e altri intellettuali, mentre insegna all’Università Haute-Bretagne. L’anno seguente ha lavorato a Londra, mentre dal 1986 al 1993 ha diretto il Collège international de philosophie a Parigi, frequentando, tra gli altri, Jean-Luc Nancy, Jacques Derrida e Jean-François Lyotard. Dal 1988 al 2003 ha insegnato alle Università di Macerata e di Verona. Dal 2003 al 2009 ha insegnato presso l’Istituto Universitario di Architettura (IUAV) di Venezia. Sempre nel 2003 ha abbandonato per protesta contro i nuovi dispositivi di controllo imposti dal governo americano ai cittadini stranieri che si recano in U.S.A, cioè lasciare le proprie impronte digitali e essere schedati, l’incarico di “distinguished professor” presso la New York University. In precedenza era stato “visiting professor” in altre istituzioni, tra cui la Università Northwestern, la Università Heinrich-Heine di Düsseldorf e la European Graduate School di Saas-Fee. In seguito “si è dimesso dall’insegnamento nell’università italiana”. Oggi dirige la collana “Quarta prosa” presso l’editore Neri Pozza ed organizza un seminario annuale presso l’Università di Parigi Saint-Denis. Tra gli autori che ha studiato e proposto: Walter Benjamin], Jacob Taubes, Alexandre Kojève, Michel Foucault, Carl Schmitt, Aby Warburg, Paolo di Tarso, ma anche Furio Jesi, Enzo Melandri trattando temi di filosofia politica, biopolitica (in particolare i concetti di stato di emergenza, esilio e autorità), mistica cristiana ed ebraica, angelologia, storia dell’arte e letteratura. Collabora con “aut-aut”, “Cultura tedesca” e con diverse altre riviste di filosofia. In occasione della laurea honoris causa in teologia presso l’Università di Friburgo il 13 novembre 2012 ha pronunciato la conferenza Mysterium iniquitatis, poi tradotto in Il mistero del male (2013). Pensiero Il pensiero di Giorgio Agamben, benché caratterizzato da una omogeneità che copre tutto l’arco evolutivo delle sue opere, può essere per comodità suddiviso in due momenti distinti. A fare da spartiacque è un testo fondamentale: Homo sacer. Il potere sovrano e la nuda vita, il quale si inscrive nelle tematiche e nel dibattito sollevati dall’ultimo Foucault, vale a dire dalle ricerche intorno al biopotere, indagando sul rapporto fra diritto e vita e sulle dinamiche dei modelli di sovranità. La prima riflessione agambeniana predilige tematiche estetiche, in particolar modo letterarie, nel contesto di un grande confronto con il pensiero di Martin Heidegger – che ha conosciuto personalmente partecipando ai seminari estivi tenuti in Provenza nel 1966 e 1968 – e con quello di un altro filosofo a lui caro, Walter Benjamin, autore del quale curò la prima edizione italiana delle opere complete per Einaudi, ritrovando anche un discreto numero di testi inediti (tra cui quelli nascosti e conservati da Georges Bataille alla Biblioteca nazionale di Francia e riscoperti da Agamben nel 1981 tra le carte di Bataille presenti nella biblioteca); la collaborazione con Einaudi si interruppe per sopravvenute incomprensioni con l’editore. All’inizio degli anni novanta alcuni suoi allievi hanno fondato la casa editrice Quodlibet. I suoi studi hanno riguardato varie tematiche, dal linguaggio alla metafisica, approfondendo il significato dell’esistenza del linguaggio e dei suoi limiti referenziali esogeni ed endogeni, dall’estetica nella quale indaga sulle relazioni intercorrenti fra filosofia ed arte chiedendosi se quest’ultima permetta una differente espressione del linguaggio rispetto alla prima, all’etica che approfondisce le tematiche e gli aspetti emergenti dal contesto dei lager nazisti. A partire dal concetto latino di homo sacer, la sua ricerca principale, non ancora conclusa, si svolge nei seguenti volumi: I. Homo sacer. Il potere sovrano e la nuda vita, 1995 II. 1. Stato di eccezione, 2003 II. 2. Il regno e la gloria. Per una genealogia teologica dell’economia e del governo, 2007 II. 3. Il sacramento del linguaggio. Archeologia del giuramento, 2008 II. 5. Opus Dei. Archeologia dell’ufficio, 2012 III. Quel che resta di Auschwitz. L’archivio e il testimone, 1998 IV. 1. Altissima povertà. Regole monastiche e forma di vita, 2011

Autore: Marino Centrone
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